http://zret.blogspot.com/2012/02/il-problema-del-libero-arbitrio-in.html
Il problema del libero arbitrio in Searle (prima parte)
John
Roger Searle (Denver, Colorado, 1932) è il filosofo statunitense che ha
elaborato in forma sistematica le indicazioni teoriche di Austin sugli
atti linguistici. Nel saggio del 2005, “La mente”, il pensatore “ci
rivela gli aspetti segreti e sconcertanti di quell’elusiva entità che
chiamiamo appunto mente umana. Comparsa dell’intelligenza, natura della
coscienza, possibilità di un libero arbitrio, debolezzza della volontà,
struttura della decisione: tutto questo ed altro ancora è al centro
della riflessione di Searle che ci conduce ad esplorare il complesso
rapporto tra ll’io ed il mondo”.
Il libro offre una panoramica delle ipotesi formulate da Searle sulla natura della mente con un linguaggio in genere accessibile. L’orizzonte teorico si colloca in un materialismo, per così dire, debole: la mente è considerata da Searle uno stato che dipende dalle funzioni cerebrali, ma ad esse non riducibile. Nel quadro di una trattazione di cui si apprezza la coerenza interna, l’autore approccia il problema del libero arbitrio con il rigore e la prudenza di cui un tema tanto spinoso abbisognano. Riassumo i concetti salienti della sua analisi per poi svolgere alcune riflessioni, non sconfinando dal cerchio esplorativo dell'autore.[1]
Il libero arbitrio è un problema per eccellenza, perché si nutrono normalmente due convinzioni inconciliabili: da un lato l’adesione al determinismo del mondo fisico, dall’altro il convincimento che gli uomini sono dotati di libertà. Tuttavia libero non si oppone a determinato (causato), ma a forzato, sotto costrizione. Una persona ipnotizzata o una soggetta ad una compulsione sono forzate, quindi non sono libere.
Ci si deve chiedere quali siano le condizioni causalmente sufficienti atte a determinare quell’azione e non un’altra: questo non c’entra con la responsabilità morale. Si devono considerare due opzioni: la prima (ipotesi 1) teorizza il determinismo ed il cervello meccanico; la seconda (ipotesi 2)l’indeterminismo ed il cervello quantistico. “Data la prima ipotesi - spiega Searle- dobbiamo assumere che l’encefalo sia una macchina nel senso tradizionale dell’antiquato motore a scoppio, di quello a vapore e dei generatori elettrici… Il cervello è un organo come tutti gli altri e non dispone di libero arbitrio più di quanto ne disponga il cuore, il fegato o il pollice sinistro… Quanto all’ipotesi 2, non è affatto chiaro quale genere di meccanismo il cervello debba essere affinché il sistema presenti il grado giusto di indeterminazione. Stiamo assumendo che il cervello, al suo livello più elementare, sia non deterministico, vale a dire che lo iato, effettivamente esistente al livello più alto, si estenda fino alla base, fino al livello dei neuroni e dei processi subneurali”.
Esiste in natura un àmbito che presenta una componente non deterministica ed è quello della meccanica quantistica: in questo contesto, uno stato è responsabile causalmente di un altro stato solo in modo probabilistico, aleatorio. “La casualità dei microprocessi quantistici che provocano al macrolivello i fenomeni di coscienza non implica che i fenomeni di coscienza siano causali”… Dobbiamo supporre, allo stato attuale della fisica e della neurobiologia, che vi sia una componente quantistica della coscienza… L’ipotesi 2, implausibile, nega che il cervello sia un organo come tutti gli altri ed attribuisce un ruolo speciale al libero processo decisionale cosciente”. Searle conclude in maniera interlocutoria: non sappiamo in realtà come il libero arbitrio possa esistere nel cervello, ammesso che esista, ma sappiamo di non poter sfuggire alla convinzione di essere liberi: non possiamo agire, se non presupponendo la nostra libertà.
[1] Sono osservazioni collocate grosso modo nel quadro della filosofia di Pearle: questo non significa che chi scrive aderisca del tutto al suo pensiero. Del volume in esame, ad esempio, non mi convincono né l’assunzione del nesso causale tra stati cerebrali e stati mentali né il realismo ingenuo.
Il libro offre una panoramica delle ipotesi formulate da Searle sulla natura della mente con un linguaggio in genere accessibile. L’orizzonte teorico si colloca in un materialismo, per così dire, debole: la mente è considerata da Searle uno stato che dipende dalle funzioni cerebrali, ma ad esse non riducibile. Nel quadro di una trattazione di cui si apprezza la coerenza interna, l’autore approccia il problema del libero arbitrio con il rigore e la prudenza di cui un tema tanto spinoso abbisognano. Riassumo i concetti salienti della sua analisi per poi svolgere alcune riflessioni, non sconfinando dal cerchio esplorativo dell'autore.[1]
Il libero arbitrio è un problema per eccellenza, perché si nutrono normalmente due convinzioni inconciliabili: da un lato l’adesione al determinismo del mondo fisico, dall’altro il convincimento che gli uomini sono dotati di libertà. Tuttavia libero non si oppone a determinato (causato), ma a forzato, sotto costrizione. Una persona ipnotizzata o una soggetta ad una compulsione sono forzate, quindi non sono libere.
Ci si deve chiedere quali siano le condizioni causalmente sufficienti atte a determinare quell’azione e non un’altra: questo non c’entra con la responsabilità morale. Si devono considerare due opzioni: la prima (ipotesi 1) teorizza il determinismo ed il cervello meccanico; la seconda (ipotesi 2)l’indeterminismo ed il cervello quantistico. “Data la prima ipotesi - spiega Searle- dobbiamo assumere che l’encefalo sia una macchina nel senso tradizionale dell’antiquato motore a scoppio, di quello a vapore e dei generatori elettrici… Il cervello è un organo come tutti gli altri e non dispone di libero arbitrio più di quanto ne disponga il cuore, il fegato o il pollice sinistro… Quanto all’ipotesi 2, non è affatto chiaro quale genere di meccanismo il cervello debba essere affinché il sistema presenti il grado giusto di indeterminazione. Stiamo assumendo che il cervello, al suo livello più elementare, sia non deterministico, vale a dire che lo iato, effettivamente esistente al livello più alto, si estenda fino alla base, fino al livello dei neuroni e dei processi subneurali”.
Esiste in natura un àmbito che presenta una componente non deterministica ed è quello della meccanica quantistica: in questo contesto, uno stato è responsabile causalmente di un altro stato solo in modo probabilistico, aleatorio. “La casualità dei microprocessi quantistici che provocano al macrolivello i fenomeni di coscienza non implica che i fenomeni di coscienza siano causali”… Dobbiamo supporre, allo stato attuale della fisica e della neurobiologia, che vi sia una componente quantistica della coscienza… L’ipotesi 2, implausibile, nega che il cervello sia un organo come tutti gli altri ed attribuisce un ruolo speciale al libero processo decisionale cosciente”. Searle conclude in maniera interlocutoria: non sappiamo in realtà come il libero arbitrio possa esistere nel cervello, ammesso che esista, ma sappiamo di non poter sfuggire alla convinzione di essere liberi: non possiamo agire, se non presupponendo la nostra libertà.
[1] Sono osservazioni collocate grosso modo nel quadro della filosofia di Pearle: questo non significa che chi scrive aderisca del tutto al suo pensiero. Del volume in esame, ad esempio, non mi convincono né l’assunzione del nesso causale tra stati cerebrali e stati mentali né il realismo ingenuo.
Sarebbe anche un argomento interessante, ma affrontato da questi tizio...
ReplyDeleteIl problema di zret è che lui il libero arbitrio non ce l'ha: deve fare solo e soltanto quello che ordina il formaggino rancido.
ReplyDeleteE' vero, è solo il pupazzo del fratello fannullone ...
DeleteDel volume in esame, ad esempio, non mi convincono né l’assunzione del nesso causale tra stati cerebrali e stati mentali né il realismo ingenuo.
ReplyDeleteMi pareva d'averlo già detto: 'o professore recensisce libri (a parte delle cazzate su UFO et similia) di insigni filosofi, pensatori ecc. ma non gliene piace nemmeno uno: solo lui è dispensatore di Verità. Chi si crede di essere?
Dando per assodato che non capisce una minchia bollita di praticamente qualsiasi argomento, c'è da osservare che basa tali recensioni (parola grossa) sulla IV di copertina, e scopiazzature e taglia e cuci da qualche sito e morta lì. Ovviamente non citando alcuna fonte.
Del resto, dove troverebbe il tempo di leggere qualcosa? Tra le ore passate a scuola e quelle davanti al pc a minchioneggiare e pubblicizzare la spazzatura di famiglia nel web, gli rimangono le canoniche 8 ore di sonno.
Nel caso in questione, ad es., probabilmente ha copiato e rabberciato alla bell'e meglio da qui http://www.ildiogene.it/EncyPages/Ency=Searle.html qui http://www.ildiogene.it/EncyPages/Ency=Searle02.html e qui http://www.recensionifilosofiche.it/crono/2007-11/searle.htm
Tigre, chi si crede di essere? Nessuno, è semplicemente invidioso dell'intelligenza e della cultura altrui.
Deletele canoniche 8 ore di sonno ma come? lui di notte non dorme, lo sai che per lui la notte è incantevole!
Bello questo commento di Corrado
ReplyDeleteAlla fine sembra un discorso molto new age: per consentire il salto quantico dell'umanità occorre il terrore del NWO ed il sacrificio che comporta l'instaurazione di questo ordine
ed alla fine i nostri carnefici agirebbero per accelerar eun percorso finalizzato al bene delle nostre anime
chiedo venia ma non mi risulta credibile
tutti, carnefici compresi sarebbero al nostro servizio?
Così i "carnefici" farebbero un gran servizio all'umanità eliminandoli!?