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Echelon Italia? Esiste da anni: ecco come il grande orecchio ti ascolta
È stata una magistrale inchiesta di Gianni Lannes su Articolotre, chissà perché ignorata dai media, a mettere sotto i riflettori il braccio supersegreto dello spionaggio italiano: la struttura più potente mai realizzata in Italia su pressione del governo USA. Milioni di persone schedate nel Belpaese da una rete riservata sulla quale il Parlamento non ha il diritto di sapere nulla. Intercettati abusivamente dal RIS (Reparto Informazioni e Sicurezza), senza un mandato della magistratura: giudici non malleabili, giornalisti indomabili, ma anche industriali, politici, ecologisti, ambasciatori, contestatori sociali, prelati come don Gallo, chi si oppone alla guerra o all’installazione di basi militari straniere, chi combatte civilmente l’alta velocità. Non mancano poliziotti, carabinieri e finanzieri non allineati alle direttive supreme del sistema di potere. Una branca supersegreta al di sopra della legge proprio come Eurogendfor.
foto di Gianni Lannes
Ecco il grande fratello militare. «We
are watching you»: “ti stiamo osservando”. Dallo spazio, infatti,
qualcuno ci spia. Non si tratta di extraterrestri, ma di satelliti
controllati segretamente dai governi. A confronto le intercettazioni
telefoniche di spioni pubblici e privati che hanno coinvolto la Telecom
dei tempi di Tronchetti Provera (Tavaroli e soci), sembrano una
bazzecola. L’aria e il cielo sono intrisi di segnali elettronici.
Intercettarli è facile come raccogliere la pioggia con un secchio.
Numerosi cittadini con la fedina penale immacolata, a loro insaputa sono
schedati elettronicamente, grazie ai prodigi di un braccio supersegreto
dell’ex Sismi, specializzato in spionaggio d’ogni genere e guerra
elettronica. E’ tutto documentato nei fascicoli personali: dalle
credenze religiose a quelle politiche, fino alle attività professionali e
del tempo libero. Siamo controllati e sorvegliati da tempo a nostra insaputa.
Il presidente del Consiglio Monti, se non fosse troppo distratto dalle
pressioni estere, dovrebbe informare subito le Commissioni parlamentari
competenti: Affari costituzionali e Difesa.
Silenzio assordante –
Oltre un anno fa, precisamente il 31 gennaio 2011, ben sei deputati
(prima firmataria Elisabetta Zamparutti) hanno osato presentare al
ministro della Difesa, Ignazio La Russa, l’atto
parlamentare numero 4/10647, sulla base di una mia inchiesta
giornalistica risalente al 2009, poi aggiornata. Nonostante ben sette
solleciti, neppure il governo tecnico nominato dal Presidente della
Repubblica Giorgio Napolitano – quindi senza alcuna legittimazione del
popolo sovrano - si è ancora pronunciato in materia.
Signor presidente Monti,
lei che ha dimestichezza con gli “alleati”, sorry, padroni
nordamericani” saprebbe rivelare all’opinione pubblica sempre più
inebetita, chi gestisce questa struttura, quale tipo di informazione
utilizza e di quale mandato politico gode? Esistono fondati sospetti che
tale sistema di spionaggio al di fuori del controllo parlamentare,
possa venire utilizzato per fini difformi da quelli della sicurezza e
della pace? Ma di che si tratta? Proviamo a spiegarlo, poiché il
responsabile della Difesa – passato e presente – tace inspiegabilmente.
Ne sa qualcosa Massimo D’Alema, presidente del
Copasir? Per la cronaca: nel Comitato parlamentare per la difesa della
Repubblica figura pure Fabrizio Cicchitto, tessera P 2 numero 2232.
RIS – I carabinieri non
c’entrano anche se hanno accumulato illegalmente decine di milioni di
fascicoli e detengono illecitamente migliaia di tracce biologiche (Dna)
su ignari cittadini. Allora, di che si tratta? Semplice: della struttura
supersegreta e più potente mai realizzata in Italia, nata anche per
intercettare – senza alcuna autorizzazione della magistratura e
all’insaputa del Parlamento italiano – particolari soggetti non
addomesticabili. Una rete riservata che non fa capo ad apparati
pubblici dello Stato, ma al Reparto Informazioni e Sicurezza,
il servizio segreto che raggruppa i tre vecchi SIOS di forza armata e
che ha il compito di accedere, captare ed elaborare qualsiasi forma
elettronica di comunicazione in transito nel Mediterraneo ed anche
oltre.
E’ un’attività così gelosamente custodita che qualche tempo fa, l’allora capo di Stato Maggiore della Marina, Paolo La Rosa,
interpellato da due parlamentari della commissione Difesa, negava
addirittura l’esistenza, trincerandosi dietro il segreto di Stato.
Rispose infatti La Rosa, in una lettera di cui siamo legalmente in
possesso: «Con riferimento alla richiesta di autorizzazione alla
visita avanzata dai parlamentari in oggetto, si comunica che non
risultano in Cerveteri e nel territorio nazionale strutture denominate
“Echelon Italia” – Conclude infine l’ammiraglio di squadra – Si
soggiunge che in linea generale, quanto al regime delle autorizzazioni
delle visite dei Parlamentari ai siti protetti dal segreto di cui
all’art. 12 della legge 24 ottobre 1977, n. 801, vige il disposto della
legge 24 giugno 1988 n. 206 e relativo regolamento d’attuazione».
“Echelon” o strutture simili in Italia non esistono? Il cuore
dell’Intelligence fantasma – collegato a varie stazioni di ascolto
distribuite capillarmente nella Penisola – è mimetizzato all’interno di
una caserma dell’esercito nel territorio di Cerveteri in provincia di
Roma. Un lungo recinto e poi un muro protetto all’interno da un
terrapieno, filo spinato e telecamere difendono due palazzine basse, una
decina fra antenne paraboliche – in collegamento col sistema
satellitare Sicral – e alcune casematte per la sorveglianza. «La base
viene utilizzata attualmente come orecchio elettronico per intercettare
comunicazioni radio militari e civili (Sigint), segnali elettromagnetici
militari (Elint), comunicazioni via satellite (Comint), trasmissioni
immagini (Imint), telefonia di vario genere» attesta la documentazione
riservata dello Stato Maggiore Difesa.
I messaggi vengono trasferiti,
trascritti e analizzati a Roma, all’aeroporto militare di Ciampino e a
Forte Braschi. Ovviamente, tutto in nome della lotta al terrorismo
internazionale e della sicurezza generale. Ma al servizio di chi? In
Italia non si può intercettare nessuno senza l’autorizzazione della
magistratura. Nel caso dei Servizi segreti occorre il nulla osta delle
Procure Generali della Repubblica presso le Corti d’Appello. L’assoluta
discrezionalità e l’assenza di regole democratiche sembrano essere i
tratti essenziali del Reparto informazioni e Sicurezza,
peraltro mai sottoposto finora ad un controllo parlamentare. Sembra un
scherzo: un organo dello Stato non sottoposto a controlli, che occupa
due interi edifici a 37 chilometri da Roma. Ma la faccenda diventa seria
se si pensa che il RIS è la mente operativa dell’Intelligence italiana
dove si concentra la massima mole di notizie riservate esistente nel
Paese: informazioni particolari su aziende e privati cittadini.
Strane deroghe –
Singolare coincidenza. «L’attuale normativa sulla privacy riconosce
ampie deroghe proprio ed esclusivamente per i servizi di informazione e
sicurezza» dichiara Antonio Martino (aspirante
piduista) il 20 ottobre 2004, allora in veste di ministro della Difesa,
nel corso dell’audizione presso la Commissione Affari costituzionali. E
aggiunge, a tale proposito: «In questo ambito, ho indicato
soluzioni strutturali per assicurare un rapporto sempre più efficace tra
il Sismi ed il reparto informazioni e sicurezza dello stato maggiore
della Difesa (…) Gli ambiti di competenza del Ris sono complementari a
quelli del Sismi. Il Ris realizza un sistema informativo organico ed
integrato, a disposizione del capo di Stato maggiore della Difesa (…) In
quanto servizio specialistico a supporto diretto dello strumento
militare in tutte le sue componenti, quindi non destinatario di un
controllo politico diretto». Un altro riferimento ufficiale è
racchiuso in uno scarno paragrafo del Libro Bianco pubblicato dal
ministero della Difesa nel 2002. A pagina 41, a proposito del “R.I.S.”
si legge: «I SIOS (Servizi Informazioni Operative e Situazione) di Forza
Armata sono stati sciolti e l’attività informativa è stata portata a
livello interforze presso lo Stato maggiore della Difesa. Il
trasferimento di competenza è stato sancito dalla direttiva del Ministro
della Difesa n.1/30863/14.8/97 in data 15 maggio 1997 e l’attività,
dopo una fase sperimentale, ha assunto una definitiva configurazione in
data 1° settembre 2000 con la costituzione del Reparto Informazioni e
Sicurezza ed i dipendenti Centro Intelligence Interforze e Scuola
Interforze Intelligence/Guerra Elettronica». E ancora: «L’attività di
ricerca informativa e di sicurezza s’inquadra naturalmente in quella del
SISMI che, operando a più ampio raggio, è in grado di fornire
l’inquadramento generale della situazione ed il sostegno di riferimento
con i servizi collegati. Non va peraltro trascurata la funzione di
sicurezza interna svolta a tutela delle strutture ed infrastrutture
militari in Patria, in stretto collegamento, in questo caso, con l’Arma
dei Carabinieri e con gli organi specializzati del servizio stesso a
tutti i livelli ordinativi».
Chi controlla i controllori?
– «Il Centro Interforze di Formazione Intelligence/GE è un istituto
militare, dipendente dal II Reparto Informazioni e Sicurezza (RIS) dello
Stato Maggiore della Difesa – spiega una nota ministeriale – In
particolare il centro provvede a qualificare ed aggiornare il personale,
appartenente alla Difesa, per l’impiego nel settore dell’Intelligence.
In tale ottica i corsi afferiscono in maniera peculiare a tutte le
discipline dell’Intelligence (IMINT, SIGINT, HUMINT, OSINT, ACINT, MSINT)
e della guerra elettronica, in funzione di quelle che sono le necessità
addestrative formulate dal RIS o dagli Stati maggiori di singola Forza
Armata». Computer di ultima generazione sono la mente operativa.
Software ultraveloci in grado di entrare nelle nostre case, ascoltare e
registrare le telefonate, setacciare la posta elettronica e le altre
forme di comunicazione che viaggiano su Internet, aprire e decifrare
tutto quanto viene trasmesso dalle banche dati. Penetrare nel mondo
della finanza, svelare i movimenti di denaro, individuare le scelte
strategiche dei gruppi industriali, rivelare notizie riservate sulle
indagini giudiziarie in corso, sui politici sotto inchiesta, sui boss
mafiosi sotto controllo, sui giornalisti ficcanaso. Una concentrazione
senza precedenti di informazioni sensibili – inaccessibile ai
parlamentari della Repubblica – gestita da un ramo speciale dei servizi
segreti e conservate senza limiti di tempo. Il sistema è attualmente in
grado di captare e analizzare miliardi di comunicazioni private al
giorno che passano attraverso il telefono, il fax, la rete internet.
Creato nel 1997 dall’ammiraglio Fulvio Martini (direttore del Sismi dal 5
maggio 1984 al 26 febbraio 1991) il RIS ha avuto come primo
responsabile l’ammiraglio Sergio Biraghi. Il suo successore è stato un altro ufficiale di marina, l’ammiraglio Sirio Pianigiani.
Le voci ben mimetizzate di spesa sui bilanci dell’ultimo decennio del
ministero della Difesa ne documentano inequivocabilmente l’attività. Un
esempio? La «costruzione di un inceneritore per documenti classificati a
Udine», oppure la «realizzazione di impianto palazzina Tlc a
Jacotenente» in piena Foresta Umbra, all’interno del Parco nazionale del
Gargano. Quali satelliti utilizzano i servizi segreti? Il SICRAL
(Sistema italiano per comunicazioni riservate ed allarmi) – costato 500
milioni di euro – è il primo satellite italiano per telecomunicazioni
ideato completamente dalla Difesa e sviluppato dal consorzio Sitab
(Alenia, Fiat Avio, Telespazio). Il 7 febbraio 2001 è stato posto in
un’orbita geostazionaria. «Il sistema militare di osservazione da
satellite HELIOS ed il sistema satellitare duale italiano COSMO Sky-Med,
sono utilizzati da parte italiana tramite strutture risalenti alle
responsabilità dello Stato Maggiore della Difesa, in collegamento con il
Sismi» decreta il 6 marzo 2006, il ministro Martino. Humint e Sigint
corrono insieme.
Quando l’Intelligence si interessa a
personaggi su cui non avrebbe titolo per indagare, usa la tecnica dei
galleggianti: si apre cioè un fascicolo genericamente intestato a un
certo affare, o ad una fonte, e poi si allegano ad esso i fascicoli
galleggianti sul personaggio che interessa. Un calcolo preciso è
impossibile farlo. E’ possibile ipotizzare che circa 1 milione di
persone siano stata schedata dai nostri infaticabili 007 con la divisa.
Molto in voga è l’abitudine di archiviare fascicoli particolarmente
delicati non a Forte Braschi, ma in uffici di copertura dislocati in
tutto il territorio nazionale. Tali operazioni non richiedono e nemmeno
presumono che chi è oggetto delle intercettazioni stia violando la
legge.
Già nel ’95 venne alla luce un’attività informativa prestata negli anni 1989-91 al capo del Sismi, Fulvio Martini, dal colonnello Demetrio Cogliandro:
in sostanza, un’illegittima raccolta di informazioni di natura
personale su uomini politici, ed esponenti del mondo finanziario,
sindacale ed industriale. Il Comitato parlamentare che sovrintende
all’attività dei servizi aveva esaminato la documentazione concludendo
il 5 marzo 1996: «Salvo qualche nota sporadica, il contenuto delle carte
è del tutto estraneo alle finalità istituzionali del Servizio (…) Essi
appaiono destinati ad offrire strumenti di pressione e di ricatto (…)
contro soggetti politici ben individuati (…) Sono state raccolte
informazioni di ogni genere, notizie relative agli intrighi che si
sviluppavano nel sistema di governo».
Non è cambiato nulla. Attualmente, gli
archivi dei Servizi Segreti presentano un’estensione sempre più
smisurata. Nonostante il trascorrere dei decenni e malgrado ripetuti
segnali d’allarme che hanno rivelato l’accumulo disinvolto di milioni di
fascicoli e la loro illegale e spregiudicata utilizzazione, il
materiale scottante ora viene depositato in banche dati elettroniche. Il
17 novembre 1987, l’ex ministro della Difesa, Attilio Ruffini, alla
«Commissione Affari Costituzionali della Camera rivelava: «Nessun
governo è in grado di controllare singolarmente i milioni di fascicoli
per verificare se rientrano meno nell’ambito dei compiti istituzionali
dei Servizi. Ci si deve necessariamente fidare di quanto affermano i
direttori dei servizi o i loro subordinati».
La situazione verrà confermata
dall’ammiraglio Martini alla stessa Commissione, il primo dicembre ’87:
«Quando il Presidente del Consiglio mi chiese se potevo affermare in
Parlamento l’inesistenza negli archivi di qualcosa che potesse prestarsi
a un giudizio negativo, gli risposi che potevo dargli questa
assicurazione, sottolineando come negli archivi di Forte Braschi
esistessero circa 18 milioni di pratiche». Lo “zio Sam” con Echelon ha
fatto scuola anche in Italia: la base di ascolto di San Vito dei
Normanni (attualmente dismessa e recentemente incendiata), in provincia
di Brindisi ha registrato istante per istante la strage di Ustica (27
giugno 1980) e intercettato i sequestratori dell’Achille Lauro nel 1985.
Eppure, nessuno ha mai chiesto conto in sede ufficiale alle autorità
Usa il chiarimento dei misteri d’Italia. Intercettare, catalogare ed
archiviare la vita di chiunque è una violazione dei diritti umani. La
democrazia è costruita su diritti che prevalgono su qualsiasi interesse
collettivo, individuale, economico politico e di sicurezza. Il vero
problema è capire se si stia sistematicamente smantellando il concetto
di privacy individuale, uno dei diritti umani più basilari.
Echelon – Ideato
nel 1947. E’ un sistema di sorveglianza mondiale realizzato da alcuni
Stati durante la Guerra fredda. Viene gestito da Usa, Regno Unito,
Australia, Canada e Nuova Zelanda (accordo Ukusa). L’infrastruttura
spaziale è stata insediata nei primi anni ’60, lanciando in orbita un
gran numero di satelliti spia. Responsabile di questi progetti è la
National Security Agency (NSA), la più grande agenzia di intelligence
nordamericana, in collaborazione con la Cia e la Nro. I centri
elaborazione dati terrestri sono ubicati a Menwith Hill (Gran Bretagna)
ed a Pine Gap (Australia). Anche l’Italia ha ospitato una struttura di
questa rete spionistica – orecchio poi trasferita a Gioia del Colle –
nella base di San Vito dei Normanni, dal 1964 fino al 1994. Negli Usa è
nata nel 2001, la “Total information awareness”, una banca dati unica
che ha lo scopo di raccogliere informazioni sui cittadini di tutto il
mondo dal comportamento sospetto.
Enfopol – L’organizzazione,
in collaborazione con l’Fbi americana, è nata ufficialmente il 23
novembre 1995 grazie a un accordo di cooperazione europeo per un sistema
di controllo totale di tutti i mezzi di comunicazione. Le radici sono
state sviluppate fin dal 1991 nell’ambito della conferenza di Trevi, dai
ministri dell’Ue e si sono concretizzate nel 1993 a Madrid. Secondo
l’associazione inglese per i diritti civili Statewatch esistono intese
segrete sotto forma di “Memorandum of Understanding Concerning the Lawful Interception of Telecommunications”
(Enfopol 112, 10037/95). L’Italia svolge un ruolo di primo piano
all’interno del programma, perché ospita, in provincia de l’Aquila, la
base terrestre di Iridium, la rete di satelliti per le comunicazioni
cellulari. Enfopol coordina la collaborazione europea dei ministeri
degli interni e della giustizia. E’ al di fuori dei controlli
parlamentari europei.
Fonte: infiltrato.it
Peccato che la parabola riportata in foto non centra una beata mazza con l'antenna a gabbia di elefante del sistema installato a san vito dei normammi, e quì c'è la vera stroia della base che come si vede è chiusa da quale bel pezzo, come solito i complottisti arrivano sempre tardi LOL
ReplyDeleteLa San Vito Air Station è stata una stazione dell'aeronautica militare statunitense situata 40°38′41″N 17°50′19″E / 40.64472°N 17.83861°E a circa 10 km nord nord ovest di Brindisi, in una posizione intermedia fra il porto di Brindisi e la città di San Vito dei Normanni (guarda in GoogleMaps).
Storia della base
Gestita dalla 7275th Air Base Group, la San Vito AB iniziò le sue attività nel 1960 come installazione alle dipendenze della base aerea di Aviano con il personale e le attrezzature di supporto forniti dal 6900th Security Wing. Divenne autonoma il 1º marzo 1961 passando sotto la gestione dell'United States Air Force Security Service (USAFSS).
Nel 1964 vi venne installato il sistema AN/FLR-9 per lo spionaggio delle comunicazioni COMINT che utilizzava una enorme antenna circolare di tipo Wullenweber. Gli apparati per il radioascolto sono rimasti operativi fino all'ottobre del 1994.
Il 1º ottobre 1979, la base venne riassegnata al USAFE, che vi insediò il 6917th Electronic Security Group unitamente ad altre unità militari, sempre di nazionalità statunitense.
Nel 1994, dopo la caduta del muro di Berlino, la base venne considerata dagli Stati Uniti non più utile operativamente, salvo una riattivazione durante la crisi dei Balcani. Nel 2000, la base fu oggetto di un'interrogazione parlamentare[1], ma nello stesso anno, l'installazione venne nuovamente chiusa dai militari americani e la vistosa antenna FLR-9 smantellata. Nel 2003, la base venne restituita al governo italiano che ne donò una parte all'United Nations World Food Programme (WFP).
Un incendio nell'estate del 2006 ha distrutto parte del villaggio militare rimanente, ma nel dicembre dello stesso anno, il WFP ha iniziato l'utilizzo dell'installazione come centro di addestramento per i suoi funzionari logistici e per personale logistico di altre organizzazioni umanitarie.
Claudio al solito conoscono ogni particolare di attività segretissime ma si dimenticano di leggere le notizie pubbliche. Quelle vere.
ReplyDeleteAllora, questi straccioni affermano di essere venuti a sapere con grande sprezzo del pericolo dei massimi segreti mondiali, che poi si scopre essere publicati da pigs & dogs, e non si sentono manco un po' cialtroni?
DeleteMa sono proprio alla frutta!
Patetici buffoni per sempre.
Gli articoli originali su Echelon non sono nemmeno loro
DeleteLa descrizione dell'impianto di S. Vito dei Normanni riportata sopra (che penso venga da Wikipedia italiana) non è corretta-
ReplyDeleteLa rete AN/FLR-9, che comprendeva varie stazioni in Germania, Giappone, Filippine, Canada ecc., non era affatto destinata allo "spionaggio delle comunicazioni COMINT" (frase che, tra l'altro, non significa nulla). Serviva invece all'identificazione della direzione di provenienza di certe emissioni HF prioritarie, e quindi alla localizzazione della fonte di queste emissioni mediante triangolazione. Per semplificare, serviva a capire dove fossero, in ogni momento, certe importantissime stazioni emittenti russe e cinesi - ma senza alcun tentativo di intercettare queste emissioni, e meno ancora di leggerle.
Circa la natura di queste stazioni emittenti, lascio libera la fantasia di chi legge.
Sta gente è davvero ridicola, ci sono complotti in giro? Forse si, ma li scoprono quelli che si fanno il culo, tipo i giornalisti del Guardian che hanno scoperchiato le pratiche dell'NSA, quelli davvero rischiano e davvero recuperano materiale segreto.
ReplyDeleteQuesti sono dei coglioni.