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Il principio della fine
"Il principio della fine" è l'ultimo capitolo di "Demian" (1919), celebre romanzo di Herman Hesse. La prima parte dell'unità, di taglio narrativo-riflessivo, trascolora rapidamente dalla luce e dal senso di benessere in un'inquietudine alimentata da oscuri presentimenti. Un giorno, Emil Sinclair, il protagonista, in preda allo sconforto, raduna tutte le sue energie psichiche per comunicare con Eva, donna dei suoi pensieri, guida e dolce rifugio. Al suo richiamo risponde Max Demian che sopraggiunge come un messaggero dell'aldilà su un destriero al galoppo. Pallido e madido di sudore, egli annunzia all'amico l'ormai imminente conflitto mondiale.
La guerra rappresenta la cesura tra il noncurante torpore del mondo borghese e l'avvento di una nuova era in cui tutti saranno chiamati ad una prova tremenda. La conflagrazione incombente è pure la metafora del travaglio interiore del protagonista che, solo attraverso laceranti e dolorose trasformazioni, potrà generare un io rinnovellato. Come lo sparviero squarcia l'uovo per venire alla luce, così questo mondo deve andare in frantumi per rinascere. Nella rievocazione della vita al fronte, il giovane riflette sul significato del destino che soverchia gli uomini affratellati da una comune sventura.
Durante un combattimento Emil viene colpito da una granata, ma la descrizione del ferimento viene trasposta su un piano visionario ed apocalittico: compare nel cielo la grandiosa figura di Eva dalla cui fronte s'irradiano fulgide stelle. Dopo essere stato ricoverato in ospedale da campo, ripresa conoscenza, il soldato rivede per l'ultima volta Max Demian, al quale potrà d'ora in poi rivolgersi guardando in sé stesso.
L'epilogo del romanzo è potentemente drammatico e simbolico, sospeso com'è tra vertigine dell'autorealizzazione e supremo sacrificio di sé. Demian è morto: da lui, che ora è voce dell'anima, Emil potrà trovare consiglio ed il necessario ardimento per affrontare le sfide della vita.
L'ominosa conclusione dell'opera si squaderna, nella turbinosa ripetizione degli eventi, come un monito, un appello ad armarsi di coraggio, di fronte al cimento decisivo.
La guerra rappresenta la cesura tra il noncurante torpore del mondo borghese e l'avvento di una nuova era in cui tutti saranno chiamati ad una prova tremenda. La conflagrazione incombente è pure la metafora del travaglio interiore del protagonista che, solo attraverso laceranti e dolorose trasformazioni, potrà generare un io rinnovellato. Come lo sparviero squarcia l'uovo per venire alla luce, così questo mondo deve andare in frantumi per rinascere. Nella rievocazione della vita al fronte, il giovane riflette sul significato del destino che soverchia gli uomini affratellati da una comune sventura.
Durante un combattimento Emil viene colpito da una granata, ma la descrizione del ferimento viene trasposta su un piano visionario ed apocalittico: compare nel cielo la grandiosa figura di Eva dalla cui fronte s'irradiano fulgide stelle. Dopo essere stato ricoverato in ospedale da campo, ripresa conoscenza, il soldato rivede per l'ultima volta Max Demian, al quale potrà d'ora in poi rivolgersi guardando in sé stesso.
L'epilogo del romanzo è potentemente drammatico e simbolico, sospeso com'è tra vertigine dell'autorealizzazione e supremo sacrificio di sé. Demian è morto: da lui, che ora è voce dell'anima, Emil potrà trovare consiglio ed il necessario ardimento per affrontare le sfide della vita.
L'ominosa conclusione dell'opera si squaderna, nella turbinosa ripetizione degli eventi, come un monito, un appello ad armarsi di coraggio, di fronte al cimento decisivo.
Certo che la recensione del professore era assolutamente necessaria, dal 1919 nessuno aveva mai capito nulla di questo libro.
ReplyDeleteMa va la, va...
Saluti
Michele
sempre letture molto allegre...
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