L'immensa sputtanata a Zelig

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Scopo del Blog

Raccolgo il suggerimento e metto qui ben visibile lo scopo di questo blog.

Questo e' un blog satirico ed e' una presa in giro dei vari complottisti (sciacomicari, undicisettembrini, pseudoscienziati e fuori di testa in genere che parlano di 2012, nuovo ordine mondiale e cavolate simili). Qui trovate (pochi) post originali e (molti) post ricopiati pari pari dai complottisti al fine di permettere liberamente quei commenti che loro in genere censurano.

Tutto quello che scrivo qui e' a titolo personale e in nessun modo legato o imputabile all'azienda per cui lavoro.

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Tuesday, May 19, 2015

Origini e fine del contratto sociale

http://zret.blogspot.ch/2015/05/origini-e-fine-del-contratto-sociale.html

Origini e fine del contratto sociale



Non si può individuare alcuna genesi del contratto sociale: non è mai accaduto che una comunità primordiale si sia riunita per concordare i criteri sui quali fondare lo Stato. Esso è simile alle sabbie mobili: subito non ti accorgi nemmeno della loro esistenza; quando te ne avvedi, è troppo tardi: ormai sei intrappolato. Assomiglia pure ad un ficus strangolatore che con mortale lentezza avvolge le sue spire attorno ad altre piante.

Lo Stato sorge a danno degli uomini, sebbene ami ammantarsi di paludamenti etici, giuridici e persino religiosi. Sorge a seguito di una volontà e coercizione unilaterale: si pensi alle élites antiche, un ceto di re-sacerdoti, di governatori e di condottieri che un po’ alla volta, sulla base di una concezione sacra del potere, gettano le fondamenta della comunità statuale. [1]

Così probabilmente nascono le città-stato dei Sumeri, così si afferma la dinastia egizia del primo faraone, Menes-Narmer. Se anche le pòleis primigenie sono talvolta amministrate in modo saggio, secondo princìpi nobili, la divisione del lavoro e la conseguente stratificazione sociale ratificano le diseguaglianze su cui lo Stato si fonda, sperequazioni che anzi sono l’architrave dell’edificio eretto dalle classi dirigenti.

La legge, l’esercito e la fiscalità sono i tre pilastri degli apparati. Nelle civiltà antiche la giustificazione del potere è radicata nella religione: ad esempio, YHWH è il Signore di un popolo il cui sovrano è consacrato dallo ierofante, mediatore tra il popolo e la divinità.

Oggi lo Stato dissacrato e dissacrante accampa la sua legittimità (del tutto usurpata), incarnando il ruolo di unico garante della “democrazia”. Alla finzione giuridica si associa l’immensa insincerità di uno Stato-genitore (in realtà patrigno) che, fingendo di occuparsi dei cittadini, allevandoli e proteggendoli, li stritola ope legis.

E’ palese che, stando così le cose, l’unico obiettivo desiderabile non è riformare una compagine in sé irriformabile, ma por fine allo Stato. L’unico fine che deve perseguire l’uomo degno di questo nome è la fine dello Stato.

[1] Sembra che alcune tribù di Nativi americani possano costituire un’eccezione.
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1 comment:

  1. "L’unico fine che deve perseguire l’uomo degno di questo nome è la fine dello Stato"
    allora il professorino da cameretta che (invece di scendere in strada a fare barricate e tirare molotov) ogni fine mese ciuccia lo stipendio allo Stato, due mesi di ferie pagate, eccetera non è un uomo degno di questo nome (vabbè, si sapeva...)

    ma sono al corrente, il Preside del Liceo Cassini e il Provveditore agli Studi di Imperia, delle puttanate che costui sparge sempre più a piene mani appena fuori da scuola?

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