L'immensa sputtanata a Zelig

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Scopo del Blog

Raccolgo il suggerimento e metto qui ben visibile lo scopo di questo blog.

Questo e' un blog satirico ed e' una presa in giro dei vari complottisti (sciacomicari, undicisettembrini, pseudoscienziati e fuori di testa in genere che parlano di 2012, nuovo ordine mondiale e cavolate simili). Qui trovate (pochi) post originali e (molti) post ricopiati pari pari dai complottisti al fine di permettere liberamente quei commenti che loro in genere censurano.

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Friday, May 14, 2010

Perchè la Germania doveva essere distrutta

system failure che cita freda: bimbominkia l'uno, bimbominkia l'altro...

http://cospirazionista.blogspot.com/2010/05/perche-la-germania-doveva-essere.html

Perchè la Germania doveva essere distrutta


Visti i tempi bui (economici) che ritornano prepotentemente alla ribalta, propongo un articolo dall'ottimo blog di Gianluca Freda, che mi ha colpito inesorabilmente, costringendomi a rielaborare delle conclusioni alternative rispetto a quanto studiato sulle due guerre mondiali ed in generale sulla recente storia del mondo, durante i miei anni scolastici.
Alla luce delle informazioni pubblicate in questo articolo, tradotto molto bene dall'autore del post, si capisce che la storia (quella che si studia sui libri) la scrivono i vincitori, e che non è così scontato che le forze demoniache del male siano state "solo" quelle naziste. Anzi.
L'articolo ci obbliga a prendere in considerazione il fatto che, durante ogni conflitto bellico, c'è chi vince e c'è chi perde e questo lo sappiamo, ma nessuno ci ha mai detto che c'è chi invece vince sempre, qualunque sia l'esito della guerra. E' scientifico, come al casinò, il banco vince.
Sempre.

Buona lettura.

COME LA GERMANIA IN BANCAROTTA RISOLSE I SUOI PROBLEMI ECONOMICI

di Ellen Brown
dal sito www.webofdebt.com
Traduzione di Gianluca Freda

“Non siamo stati così sciocchi da creare una valuta [collegata all’] oro, di cui non abbiamo disponibilità, ma per ogni marco stampato abbiamo richiesto l’equivalente di un marco in lavoro o in beni prodotti... ci viene da ridere tutte le volte che i nostri finanzieri nazionali sostengono che il valore della valuta deve essere regolato dall’oro o da beni conservati nei forzieri della banca di stato”.

(Adolf Hitler, citato in “Hitler’s Monetary System”, www.rense.com, che cita C. C. Veith, Citadels of Chaos, Meador, 1949)

Quello di Guernsey non fu l’unico governo a risolvere i propri problemi infrastrutturali stampando da solo la propria moneta. (Vedi E. Brown, "Waking Up on a Minnesota Bridge," www.webofdebt.com/articles/infrastructure-crisis.php, del 4 agosto 2007). Un modello assai più noto si può trovarlo nella Germania uscita dalla Prima Guerra Mondiale. Quando Hitler arrivò al potere, il paese era completamente, disperatamente in rovina. Il Trattato di Versailles aveva imposto al popolo tedesco risarcimenti che lo avevano distrutto, con i quali si intendeva rimborsare i costi sostenuti nella partecipazione alla guerra per tutti i paesi belligeranti. Costi che ammontavano al triplo del valore di tutte le proprietà esistenti nel paese. La speculazione sul marco tedesco aveva provocato il suo crollo, affrettando l’avvento di uno dei fenomeni d’inflazione più rovinosi della modernità. Al suo apice, una carriola piena di banconote, per l’equivalente di 100 miliardi di marchi, non bastava a comprare nemmeno un tozzo di pane. Le casse dello stato erano vuote ed enormi quantità di case e di fattorie erano state sequestrate dalle banche e dagli speculatori. La gente viveva nelle baracche e moriva di fame. Nulla di simile era mai accaduto in precedenza: la totale distruzione di una moneta nazionale, che aveva spazzato via i risparmi della gente, le loro attività e l’economia in generale. A peggiorare le cose arrivò, alla fine del decennio, la depressione globale. La Germania non poteva far altro che soccombere alla schiavitù del debito e agli strozzini internazionali.

O almeno così sembrava. Hitler e i Nazional Socialisti, che arrivarono al potere nel 1933, si opposero al cartello delle banche internazionali iniziando a stampare la propria moneta. In questo presero esempio da Abraham Lincoln, che aveva finanziato la Guerra Civile Americana con banconote stampate dallo stato, che venivano chiamate “Greenbacks”. Hitler iniziò il suo programma di credito nazionale elaborando un piano di lavori pubblici. I progetti destinati a essere finanziati comprendevano le infrastrutture contro gli allagamenti, la ristrutturazione di edifici pubblici e case private e la costruzione di nuovi edifici, strade, ponti, canali e strutture portuali. Il costo di tutti questi progetti fu fissato a un miliardo di unità della valuta nazionale. Un miliardo di biglietti di cambio non inflazionati, chiamati Certificati Lavorativi del Tesoro. Questa moneta stampata dal governo non aveva come riferimento l’oro, ma tutto ciò che possedeva un valore concreto. Essenzialmente si trattava di una ricevuta rilasciata in cambio del lavoro e delle opere che venivano consegnate al governo. Hitler diceva: “Per ogni marco che viene stampato, noi abbiamo richiesto l’equivalente di un marco di lavoro svolto o di beni prodotti”. I lavoratori spendevano poi i certificati in altri beni e servizi, creando lavoro per altre persone.

Nell’arco di due anni, il problema della disoccupazione era stato risolto e il paese si era rimesso in piedi. Possedeva una valuta solida e stabile, niente debito, niente inflazione, in un momento in cui milioni di persone negli Stati Uniti e in altri paesi occidentali erano ancora senza lavoro e vivevano di assistenza. La Germania riuscì anche a ripristinare i suoi commerci con l’estero, nonostante le banche estere le negassero credito e dovesse fronteggiare un boicottaggio economico internazionale. Ci riuscì utilizzando il sistema del baratto: beni e servizi venivano scambiati direttamente con gli altri paesi, aggirando le banche internazionali. Questo sistema di scambio diretto avveniva senza creare debito né deficit commerciale. L’esperimento economico della Germania, proprio come quello di Lincoln, ebbe vita breve; ma lasciò alcuni durevoli monumenti al suo successo, come la famosa Autobahn, la prima rete del mondo di autostrade a larga estensione (1).

Di Hjalmar Schacht, che era all’epoca a capo della banca centrale tedesca, viene spesso citato un motto che riassume la versione tedesca del miracolo del “Greenback”. Un banchiere americano gli aveva detto: “Dottor Schacht, lei dovrebbe venire in America. Lì abbiamo un sacco di denaro ed è questo il vero modo di gestire un sistema bancario”. Schacht replicò: “Lei dovrebbe venire a Berlino. Lì non abbiamo denaro. E’ questo il vero modo di gestire un sistema bancario” (2).

Benché Hitler sia giustamente citato con infamia nei libri di storia, egli fu piuttosto popolare presso il popolo tedesco, almeno nei primi tempi. Stephen Zarlenga, in The Lost Science of Money, afferma che ciò era dovuto al fatto che egli salvò temporaneamente la Germania dalle teorie economiche inglesi. Le teorie secondo le quali il denaro deve essere scambiato sulla base delle riserve aurifere in possesso di un cartello di banche private piuttosto che stampato direttamente dal governo (3). Secondo il ricercatore canadese Henry Makow, questo fu probabilmente il motivo principale per cui Hitler doveva essere fermato; egli era riuscito a scavalcare i banchieri internazionali e a creare una propria moneta. Makow cita un interrogatorio del 1938 di C. G. Rakovsky, uno dei fondatori del bolscevismo sovietico e intimo di Trotzky, che finì sotto processo nell’URSS di Stalin. Secondo Rakovsky, l’ascesa di Hitler era stata in realtà finanziata dai banchieri internazionali, attraverso il loro agente Hjalmar Schacht, allo scopo di tenere sotto controllo Stalin, che aveva usurpato il potere al loro agente Trotzky. Ma Hitler era poi diventato una minaccia anche maggiore di quella rappresentata da Stalin quando aveva compiuto l’audace passo di iniziare a stampare moneta propria. Rakovsky affermava:

“[Hitler] si era impadronito del privilegio di fabbricare il denaro, e non solo il denaro fisico, ma anche quello finanziario; si era impadronito dell’intoccabile meccanismo della falsificazione e lo aveva messo al lavoro per il bene dello stato... se questa situazione fosse arrivata a infettare anche altri stati... potete ben immaginarne le implicazioni controrivoluzionarie” (4).

L’economista Henry C. K. Liu ha scritto sull’incredibile trasformazione tedesca:

“I nazisti arrivarono al potere in Germania nel 1933, in un momento in cui l’economia era al collasso totale, con rovinosi obblighi di risarcimento postbellico e zero prospettive per il credito e gli investimenti stranieri. Eppure, attraverso una politica di sovranità monetaria indipendente e un programma di lavori pubblici che garantiva la piena occupazione, il Terzo Reich riuscì a trasformare una Germania in bancarotta, privata perfino di colonie da poter sfruttare, nell’economia più forte d’Europa, in soli quattro anni, ancor prima che iniziassero le spese per gli armamenti” (5).

In Billions for the Bankers, Debts for the People [Miliardi per le Banche, Debito per i Popoli], (1984), Sheldon Emry commenta:

“Dal 1935 in poi, la Germania iniziò a stampare una moneta libera dal debito e dagli interessi, ed è questo che spiega la sua travolgente ascesa dalla depressione alla condizione di potenza mondiale in soli 5 anni. La Germania finanziò il proprio governo e tutte le operazioni belliche, dal 1935 al 1945, senza aver bisogno di oro né di debito, e fu necessaria l’unione di tutto il mondo capitalista e comunista per distruggere il potere della Germania sull’Europa e riportare l’Europa sotto il tallone dei banchieri. Questa vicenda monetaria non compare oggi più neanche nei testi delle scuole pubbliche”.

UN ALTRO SGUARDO ALL’IPERINFLAZIONE DI WEIMAR

Nei testi moderni si parla della disastrosa inflazione che colpì nel 1923 la Repubblica di Weimar (nome con cui è conosciuta la repubblica che governò la Germania dal 1919 al 1933). La radicale svalutazione del marco tedesco è citata nei testi come esempio di ciò che può accadere quando ai governi viene conferito il potere incontrollato di stampare da soli la propria moneta. Questo è il motivo per cui viene citata, ma nel complesso mondo dell’economia le cose non sono come sembrano. La crisi finanziaria di Weimar ebbe inizio con gli impossibili obblighi di risarcimento imposti dal Trattato di Versailles. Schacht, che all’epoca era il responsabile della zecca della repubblica, si lamentava:

“Il Trattato di Versailles è un ingegnoso sistema di provvedimenti che hanno per fine la distruzione economica della Germania... Il Reich non è riuscito a trovare un sistema per tenersi a galla diverso dall’espediente inflazionistico di continuare a stampare banconote”.

Questo era ciò che egli dichiarava all’inizio. Ma Zarlenga scrive che Schacht, nel suo libro del 1967 The Magic of Money, decise “di tirar fuori la verità, scrivendo in lingua tedesca alcune notevoli rivelazioni che fanno a pezzi la “saggezza comune” propagandata dalla comunità finanziaria riguardo all’iperinflazione tedesca” (6). Schacht rivelò che era la Banca del Reich, posseduta da privati, e non il governo tedesco che pompava nuova valuta nell’economia. Come la Federal Reserve americana, la Banca del Reich agiva sì sotto la supervisione di ufficiali del governo, ma operava per fini di profitto privato. Ciò che trasformò l’inflazione della guerra in iperinflazione fu la speculazione degli investitori stranieri, che vendevano marchi a breve termine scommettendo sulla loro perdita di valore. Nel meccanismo finanziario conosciuto come vendita a breve termine, gli speculatori prendono in prestito qualcosa che non possiedono, la vendono e poi “coprono” le spese ricomprandola a prezzo inferiore. La speculazione sul marco tedesco fu resa possibile dal fatto che la Banca del Reich rendeva disponibili massicce quantità di denaro liquido per i prestiti, marchi che venivano creati dal nulla annotando entrate sui registri bancari e poi prestati ad interessi vantaggiosi. Quando la Banca del Reich non riuscì più a far fronte alla vorace richiesta di marchi, ad altre banche private fu permesso di crearli dal nulla e di prestarli, a loro volta, a interesse (7).

Secondo Schacht, quindi, non solo non fu il governo a provocare l’iperinflazione di Weimar, ma fu proprio il governo che la tenne sotto controllo. Alla Banca del Reich furono imposti severi regolamenti governativi e vennero prese immediate misure correttive per bloccare le speculazioni straniere, eliminando le possibilità di facile accesso ai prestiti del denaro fabbricato dalle banche. Hitler poi rimise in sesto il paese con i suoi Certificati del Tesoro, stampati dal governo su modello del Greenback americano.

Schacht disapprovava l’emissione di moneta da parte del governo e fu rimosso dal suo incarico alla Banca del Reich quando si rifiutò di sostenerlo (cosa che probabilmente lo salvò al Processo di Norimberga). Ma nelle sue memorie più tarde, egli dovette riconoscere che consentire al governo di stampare la moneta di cui aveva bisogno non aveva prodotto affatto l’inflazione prevista dalla teoria economica classica. Teorizzò che essa fosse dovuta al fatto che le fattorie erano ancora inoperose e la gente senza lavoro. In questo si trovò d’accordo con John Maynard Keynes: quando le risorse per incrementare la produzione furono disponibili, aggiungere liquidità all’economia non provocò affatto l’aumento dei prezzi; provocò invece la crescita di beni e di servizi. Offerta e domanda crebbero di pari passo, lasciando i prezzi inalterati.

1 - Matt Koehl, "The Good Society?", www.rense.com (13 gennaio 2005); Stephen Zarlenga, The Lost Science of Money (Valatie, New York: American Monetary Institute, 2002), pagine 590-600.

2 - John Weitz, Hitler's Banker (Inghilterra: Warner Books, 1999).

3 - S. Zarlenga, op. cit.

4 - Henry Makow, "Hitler Did Not Want War," www.savethemales.com (21 marzo 2004).

5 - Henry C. K. Liu, "Nazism and the German Economic Miracle," Asia Times (24 maggio 2005).

6 - Stephen Zarlenga, "'s 1923 Hyperinflation: A 'Private' Affair," Barnes Review (Luglio-Agosto 1999); David Kidd, "How Money Is Created in ," http://dkd.net/davekidd/politics/money.html (2001).

7 - Stephen Zarlenga, "'s 1923 Hyperinflation", op. cit.

13 comments:

  1. "system failure che cita freda"

    Di botto ho visualizzato:

    system failure/cita/freda

    se dovessi dar credito a qualcuno lo darei cita!

    Saluti
    MarcoB

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  2. Non sono esperto di economia, per ora mi limito a commentare questa vaccata:

    Ma Hitler era poi diventato una minaccia anche maggiore di quella rappresentata da Stalin quando aveva compiuto l’audace passo di iniziare a stampare moneta propria.

    Eggià, non c'entra nulla che Hitler abbia cominciato una guerra mondiale, abbia fatto massacrare milioni di persone, invaso paesi neutrali eccetera. No, il problema è stato che lui abbia compiuto l'"audace passo" di stampare moneta propria. Non dico altro, corro il rischio di beccarmi una denuncia per ingiurie, quantomeno. Che si vergognino, 'sti nazisti.

    ilpeyote autocensura

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  3. Retoriche e luoghi comuni a parte, resta il fatto che quanto riportato nell'articolo è corretto.

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  4. Mi sento un filino chiamato in causa.
    Solo una breve precisazione: io non ho letto molto sulla Repubblica di Weimar, solo circa 400 tra saggi, articoli e monografie. Sono solo sei anni della mia vita che mi sto dedicando ad una quindicina di anni lievemente cruciali.
    Nessuno stracazzo di storico accademico (da me nella mia insipienza fino a grandi autori di testi monumentali su Weimar) ignora o nega che l'iperinflazione fu causata anche e soprattutto dalle irrazionali richieste delle potenze vincitrici (ma in particolare dalla Francia) e dalle modalità assurde con cui furono richiesti i pagamenti delle riparazioni. Che tutto quel sistema uscito da Versailles dovesse essere rivisto perchè stava creando più problemi di quanti non ne avesse creati la guerra lo decisero, guardacaso, gli americani. E fu grazie ai crediti americani e all'interessamento di economisti e politici americani che ai tedeschi fu possibile riprendersi (ok non solo grazie a loro, Stresemann fece del suo ma sto ultrasemplificando un periodo che è un filino complesso). E gli americani erano sempre stati contrari all'accanimento punitivo dei francesi nei confronti dei tedeschi dopo la prima guerra mondiale. Fu l'atteggiamento ambiguo della Gran Bretagna a far si che la linea francese dominasse.
    Ma cristo santo tutte ste cose stanno anche sui libri "ufficiali" se qualche idiota si prendesse la briga di leggerli!
    Per il resto. Sono convinto anch'io che la seconda guerra non si sia combattuta prevalentemente per ragioni umanitarie e francamente questa è retorica post-bellica e le ragioni economiche, strategiche e politiche della II guerra (di tutte le guerre) non vengono ignorate dagli storici, casomai sono politici e pubblicisti che poi girano la frittata come vogliono. Ma da li a santificare i nazisti ce ne passa un pelino.

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  5. Diobono, mi pare che perfino Alessandro, persona normalmente tranquilla e posata, a leggere 'ste puttanate si sia alterato, vero? :D

    Il mio unico commento a questo post e' "fascista l'uno, fascista l'altro".

    Saluti
    Michele

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  6. sbaglio o qui si sta affermando che (riassumendo all'osso) se il "signoraggio" lo fa Hitler allora è una genialata?

    Non si dice forse che stampando moneta priva di controvalore ha "salvato" la Germania?

    Addirittura gli hanno fatto guerra perché non si doveva sapere quanto sia utile questo comportamento.

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  7. "propongo un articolo dall'ottimo blog di Gianluca Freda, che mi ha colpito inesorabilmente, costringendomi a rielaborare delle conclusioni alternative rispetto a quanto studiato sulle due guerre mondiali"

    Considerato che buona parte di questi rimbambiti è riuscita perfino a negare l'olocausto... più che conclusioni alternative le chiamerei nazi-demenziali.

    Saluti
    MarcoB

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  8. @hanmar:

    In genere mi stanno sul culo tutti quelli che dicono "la storia è scritta dai vincitori". Col cazzo! La storia è scritta dagli storici e spesso quelle che leggo come grandi verità scoperte dai ricercatori "indipendenti" le si potevano trovare in articoli o libri "accademici" di almeno venti anni prima.
    Esempi potrei farne a decine ma in questo caso specifico dire che per gli storici "ufficiali" non sono state le riparazioni e l'atteggiamento irrazionale della Francia a provocare buona parte dei problemi economici della Repubblica di Weimar è una cazzata immane!
    Un cavallo di battaglia dei negazionisti dell'Olocausto, cioè il fatto che nel territorio del Reich non entrarono in funzione le camere a gas, ad esempio, è vero e fu scoperto da Martin Broszat, uno storico "ufficiale". Lo stesso che specificò che quelli che noi conosciamo come "campi di sterminio" in effetti si trovavano al di fuori delle aree intese come "Reich" e che erano sottoposte ad amministrazione speciale.
    Insomma non vado oltre ma che non mi smazzino con queste cazzate, come se io andassi negli archivi armato di bianchetto o di lanciafiamme!

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  9. Ho trovato un paio di articoli su un blog che spiegano in parole povere come ha "funzionato" la moneta di Hitler e la sua differenza con la moneta come comunemente viene intesa. Per i miei ricordi universitari d'economia politica mi paiono logici, sensati e sorretti da basi, a differenza dell'articolo pro-nazi, che tra le sue "fonti" ha tra l'altro il verbale di un interrogatorio di epoca staliniana (immagino con quali metodi, poi) nel quale viene affermato che Trotzkij era un agente dei banchieri internazionali... Attendibilissimo.

    I link:

    http://2909.splinder.com/post/14333917/
    http://2909.splinder.com/post/14348214/la-moneta-di-hitler-3-4

    Colgo l'occasione di ringraziare pubblicamente Alessandro per i chiarimenti (non da ora, per la verità) sulla storia contemporanea.

    ilpeyote grazie

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  10. ottimo blog di Gianluca Freda

    LOL.
    Fallito di sistema, confessa, stai cercando di far morire dalle risate i debunkers, non e' vero ?

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  11. Il fatto che,le riparazioni e l'atteggiamento irrazionale della Francia, provocarono buona parte dei problemi economici della Repubblica di Weimar e' cosa arcinota, anche a chi, come me, non e' uno storico. I negazionisti nazicomunisti come il freda, scoprono l'acqua calda per sostenere le proprie aberranti convinzioni.

    Fallito di sistema e Gianluca Freda


    PUPPATE !!!!

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  12. This comment has been removed by the author.

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  13. "Ciò che trasformò l’inflazione della guerra in iperinflazione fu la speculazione degli investitori stranieri, che vendevano marchi a breve termine scommettendo sulla loro perdita di valore."

    Nell'agosto del 1933 la Reichsbank aveva trenta cartiere che la rifornivano di carta che veniva trasformata in banconote attraverso centocinquanta tipografie che facevano andare giorno e notte i loro duemila torchi. (Pollard)

    Basta questo per spiegare l'iperinflazione la speculazione non centra nulla, ma è dura farlo capire ai nazisti.

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