Tutte le sfumature del Grigio (seconda ed ultima parte)
Leggi qui la prima parte.
Suzanne Hansen vive in Nuova Zelanda dove gestisce sia un gruppo di sostegno agli experiencers sia un’associazione di ricerca. Ella è protagonista di alcune interazioni con presunte intelligenze esterne: attraverso sedute di regressione ipnotica, la donna ricordò una connessione anteriore alla sua nascita. Si percepì all’età di otto anni, quando vide una sfera di luce blu che i Grigi le spiegarono sarebbe divenuta suo figlio. Suzanne riferì un altro interessante episodio: un giorno, mentre stava per portare a termine la sua prima gravidanza, fu prelevata e portata a bordo di un’astronave, scortata da due creature. Gli ufonauti le comunicarono che si sarebbe dovuta unire a qualcuno. La puerpera rammentò di essersi sentita infusa di luce, mentre un Grigio chiarì che nel mondo erano migliaia i bambini venuti alla luce nell’ambito di un progetto per propiziare cambiamenti positivi ed il miglioramento della specie umana.
Josh, un experiencer australiano, affermò di aver visitato in astrale un grande vascello in cui incontrò anime ed una grande varietà di esseri gioiosi e saggi in grado di cambiare le loro sembianze, da quelle umane a nastri di luce, con un atto della volizione. Notò che gli occupanti dell’astronave erano composti da bolle effervescenti di energia.
La britannica Helen Sanderson, autrice di un libro di prossima pubblicazione, riferisce il vissuto della figlia Fay. Prima che Fay nascesse, gli extraterrestri separarono l’embrione dal corpo della gestante in diverse occasioni, al fine di eseguire le regolazioni che le avrebbero consentito di vivere sia sulla terra sia sulle navi spaziali. I visitatori riescono a compiere tale operazione, separando l’anima dal soma per mezzo di rotazioni degli strati di Merkavah (anelli) attorno al nostro corpo in direzioni diverse ed a differenti velocità(?). Questo accade in molti casi di rapimento: è prelevata l’anima (o il corpo astrale? n.d.r.) e l’involucro materiale lasciato, ma quando l’anima viene reintrodotta, essa ricorda la sua gestione-estrazione, portandone la memoria sotto forma di contusioni e cicatrici sulla pelle.
Un’altra contattata, Hayley, si avventura nelle seguenti delucidazioni: gli Altri sono impegnati in esperimenti genetici. Il cambiamento avverrà come un’onda che attraverserà la specie Homo sapiens sapiens. Esiste una connessione tra tutto e tutti, tra noi ed il divino.
Mary Rodwell collega queste ed altre relazioni alla teoria dell’universo olografico, evidenziando che alla natura profonda del cosmo soggiace l’interconnessione di ogni fenomeno: siamo quindi tutti anime con ruoli precisi, ma nella stessa danza cosmica. [1]
Senza indugiare nell’analisi delle varie testimonianze (si possono leggere, se si vuole approfondire gli articoli della categoria Ufologia) mi sembra meritevole di qualche glossa l’esperienza di Fay la cui interpretazione dei rapimenti, delle loro modalità e fini, pare un tentativo, per opera di un’astuta intelligenza, di schermare una ben diversa verità. La giustificazione dei segni sul corpo come effetto di uno choc dell’anima è capziosa.
In ogni caso, non si può escludere che sia in atto un'evoluzione della specie umana o di parte di essa, sebbene si resti molto perplessi di fronte a certi resoconti che non sono molto dissimili da quelli di altri rapiti i quali, però, hanno vissuto le abductions in modo traumatico. L’esegesi cambia, ma il substrato sovente combacia. E' vero che, come scrive Nietzsche, “non esistono i fatti, ma le interpretazioni”, tuttavia…
[1] Sul retroterra concettuale del modello in oggetto, si potrà leggere tra breve “La teoria dell’universo olografico: alcune implicazioni filosofiche”.
Fonti:
Mary Rodwell, Gli alieni siamo noi, traduzione di M. Baiata, in X Times n. 31 e 32
Id., Extraterrestri, coscienza umana e dimensioni dell’anima, l’intima connessione, 2011, traduzione di noiegliextraterrestri
Suzanne Hansen vive in Nuova Zelanda dove gestisce sia un gruppo di sostegno agli experiencers sia un’associazione di ricerca. Ella è protagonista di alcune interazioni con presunte intelligenze esterne: attraverso sedute di regressione ipnotica, la donna ricordò una connessione anteriore alla sua nascita. Si percepì all’età di otto anni, quando vide una sfera di luce blu che i Grigi le spiegarono sarebbe divenuta suo figlio. Suzanne riferì un altro interessante episodio: un giorno, mentre stava per portare a termine la sua prima gravidanza, fu prelevata e portata a bordo di un’astronave, scortata da due creature. Gli ufonauti le comunicarono che si sarebbe dovuta unire a qualcuno. La puerpera rammentò di essersi sentita infusa di luce, mentre un Grigio chiarì che nel mondo erano migliaia i bambini venuti alla luce nell’ambito di un progetto per propiziare cambiamenti positivi ed il miglioramento della specie umana.
Josh, un experiencer australiano, affermò di aver visitato in astrale un grande vascello in cui incontrò anime ed una grande varietà di esseri gioiosi e saggi in grado di cambiare le loro sembianze, da quelle umane a nastri di luce, con un atto della volizione. Notò che gli occupanti dell’astronave erano composti da bolle effervescenti di energia.
La britannica Helen Sanderson, autrice di un libro di prossima pubblicazione, riferisce il vissuto della figlia Fay. Prima che Fay nascesse, gli extraterrestri separarono l’embrione dal corpo della gestante in diverse occasioni, al fine di eseguire le regolazioni che le avrebbero consentito di vivere sia sulla terra sia sulle navi spaziali. I visitatori riescono a compiere tale operazione, separando l’anima dal soma per mezzo di rotazioni degli strati di Merkavah (anelli) attorno al nostro corpo in direzioni diverse ed a differenti velocità(?). Questo accade in molti casi di rapimento: è prelevata l’anima (o il corpo astrale? n.d.r.) e l’involucro materiale lasciato, ma quando l’anima viene reintrodotta, essa ricorda la sua gestione-estrazione, portandone la memoria sotto forma di contusioni e cicatrici sulla pelle.
Un’altra contattata, Hayley, si avventura nelle seguenti delucidazioni: gli Altri sono impegnati in esperimenti genetici. Il cambiamento avverrà come un’onda che attraverserà la specie Homo sapiens sapiens. Esiste una connessione tra tutto e tutti, tra noi ed il divino.
Mary Rodwell collega queste ed altre relazioni alla teoria dell’universo olografico, evidenziando che alla natura profonda del cosmo soggiace l’interconnessione di ogni fenomeno: siamo quindi tutti anime con ruoli precisi, ma nella stessa danza cosmica. [1]
Senza indugiare nell’analisi delle varie testimonianze (si possono leggere, se si vuole approfondire gli articoli della categoria Ufologia) mi sembra meritevole di qualche glossa l’esperienza di Fay la cui interpretazione dei rapimenti, delle loro modalità e fini, pare un tentativo, per opera di un’astuta intelligenza, di schermare una ben diversa verità. La giustificazione dei segni sul corpo come effetto di uno choc dell’anima è capziosa.
In ogni caso, non si può escludere che sia in atto un'evoluzione della specie umana o di parte di essa, sebbene si resti molto perplessi di fronte a certi resoconti che non sono molto dissimili da quelli di altri rapiti i quali, però, hanno vissuto le abductions in modo traumatico. L’esegesi cambia, ma il substrato sovente combacia. E' vero che, come scrive Nietzsche, “non esistono i fatti, ma le interpretazioni”, tuttavia…
[1] Sul retroterra concettuale del modello in oggetto, si potrà leggere tra breve “La teoria dell’universo olografico: alcune implicazioni filosofiche”.
Fonti:
Mary Rodwell, Gli alieni siamo noi, traduzione di M. Baiata, in X Times n. 31 e 32
Id., Extraterrestri, coscienza umana e dimensioni dell’anima, l’intima connessione, 2011, traduzione di noiegliextraterrestri
Zret sei tu quello che ha bisogno di un gruppo di sostegno
ReplyDeleteAntonio, ma perche' non ti ammazzi e la fai finita?
ReplyDeleteTutte le sfumature del Grigio (seconda ed ultima parte)
ReplyDeleteEcco, speriamo che sia realmente l'ultima volta che tu, imbecille menagramo patentato, scrivi qualcosa.