Ragazzi, cosa mi ero perso... Credevo che il blog della randazzo fosse defunto perche' avevo memorizzato questo (http://antonellarandazzo.blogspot.com/). Vedo invece con piacere che e' vivo e vegeto qui e quindi riporto con piacere i suoi illuminanti post. Bellissimo quando scrive "non permettono a nessuno di inviare post ai loro articoli" (beh, anche quando parla di un'analisi intelligente fatta da Mazzucco non e' male) ... Commentate liberamente...
http://lanuovaenergia.blogspot.com/2009/03/il-debunker.html
IL DEBUNKER
Negli ultimi tempi sono nati alcuni blog spazzatura che hanno lo scopo di mettere in cattiva luce, deridere e screditare coloro che scrivono articoli di denuncia contro il sistema attuale. I personaggi che scrivono su questi siti spazzatura (debunker) talvolta non si firmano e non permettono a nessuno di inviare post ai loro articoli. Le loro pseude-critiche sono prive di vera analisi, e mirano più che altro a sollevare polverone con l'intento di confondere. E’ evidente che si tratta di strategie che somigliano parecchio ai metodi usati nei media di massa.
Pubblichiamo qui alcuni stralci di un’analisi molto intelligente del fenomeno fatta da Massimo Mazzucco, che potete trovare nella versione integrale su http://www.luogocomune.net/site/modules/news/article.php?storyid=3121
MANUALE OPERATIVO dell'Acchiappadebunker
"Se lo conosci lo combatti"
STRATEGIA E FINALITA’
Bisogna innanzitutto tenere presente che quando il debunker scende in campo non è più un uomo, ma una MACCHINA: egli cioè agisce meccanicamente, comportandosi nello stesso modo di fronte ai problemi più disparati, poichè ha un’unica finalità che li accomuna tutti: smontare una teoria pericolosa per il sistema vigente, qualunque essa sia.
Questo offre da un lato il vantaggio della prevedibilità – ogni macchina è programmata per agire in un modo determinato – ma impone di lottare contro un avversario privo di ogni condizionamento morale, la cui unica finalità sia quella di schiacciare l’avversario, con qualunque mezzo a disposizione.
Alla fine Kasparov ha perso contro Deep Blue per un crollo emotivo, non perchè la macchina dell'IBM giocasse meglio di lui a scacchi.
Per il debunker quindi non c’è nessuna differenza fra il caso Kennedy o l’undici settembre: sono ambedue "teorie cospiratorie" che minacciano lo status quo, e vanno ambedue combattute con l'unico fine di poter dire che “non stanno in piedi”.
Per questo motivo, il debunker assomiglia alla squadra di provincia che vada a giocare in trasferta contro la regina del campionato. Per lui il pareggio basta e avanza: non deve segnare goal, deve solo evitare di prenderne. In altre parole, lui non deve dimostrare nulla rispetto al caso in questione, poichè la versione ufficiale gli dà già ragione per default. Sta invece al complottista trovarne il punto debole, perforare la difesa e segnare almeno un goal nei canonici 90 minuti.
Occhio naturalmente al contropiede, perchè capita spesso di buttarsi all’attacco con tale furia accecante (specialità del debunker è proprio quella di farti perdere prima o poi la pazienza) da ritovarsi ogni tanto a dire una stupidaggine, che il debunker ti fa subito pagare a carissimo prezzo: ti infilza sotto lo sguardo attonito dei tuoi tifosi,...
... e poi ne approfitta per farci su un Carnevale di Rio che dura almeno una settimana.
ANALISI COMPLESSIVA
L’operazione complessiva di debunking avviene secondo due direttive immutabili:
1 - SCOMPOSIZIONE DEL SISTEMA
2 - EQUALIZZAZIONE PROBABILISTICA
Per portare a termine ciascuna operazione il debunker si avvale di una serie di FUNZIONI, che descriveremo in seguito nel dettaglio.
DEVIAZIONE DAL SIGNIFICANTE
SOPRAVVALUTAZIONE DELL’ININFLUENTE
PROMOZIONE DEL DEQUALIFICANTE
PUBBLICIZZAZIONE DELL’EVIDENTE
AUTOTITOLATURA DELL'IGNORANTE
VACCINAZIONE DEL GIUDICANTE
IGNORANZA DEL DEPONENTE
UNIVERSALIZZAZIONE DEL PENALIZZANTE
Vi sono poi due SUB-FUNZIONI AGGIUNTIVE, RFT e SPF.
ANALISI OPERATIVA
1 - SCOMPOSIZIONE DEL SISTEMA
E’ il principio fondamentale secondo cui opera per il debunker: scomporre immediatamente l’impianto di accusa nel maggior numero possibile di elementi isolati, con l’intento evidente di ridurne la forza d’urto complessiva. Nello stesso modo, il buon catenacciaro non si lascia impressionare dalla forza dell’avversario, e si dedica caparbiamente a neutralizzare ogni sua incursione con qualunque mezzo a disposizione: una volta con un fallo di mano, la seconda con una simulazione a suo favore, la terza con una parata eccezionale, la quarta con il classico colpo di culo… il debunker arranca instancabile per tutto l’incontro, azione dopo azione, finchè il fischio finale lo ritrova a reti inviolate. A quel punto i giornali scriveranno che “moralmente ha vinto la capolista”, ma al debunker non gliene può fregare di meno: lui si porta a casa il suo prezioso pareggio, e potrà sempre dire che la versione ufficiale non sta in piedi, “poichè nemmeno una delle accuse è stata dimostrata”.
NOTA IMPORTANTE: Il complottista che dimentichi per un solo istante questo principio fondamentale è condannato a soffrire lunghe ore di frustrazione lancinante.
2 - EQUALIZZAZIONE PROBABILISTICA
E’ la seconda fase della procedura di debunking, legata direttamente alla prima. Non appena scomposto il problema nei singoli elementi, diventa indispensabile rendere innocua la portata accusatoria di ciascuno.
Il debunker quindi si ingegna nel trovare una spiegazione alternativa plausibile per ciascun elemento probante, che non porti necessariamente alla condanna dell’imputato. A quel punto cercherà in tutti i modi di estendere l’impressione di debolezza dei singoli elementi all’intero sistema di accusa.
Si tratta in realtà di una variante della classica FALLACIA DI COMPOSIZIONE, che si verifica quando si cerchi di attribuire al tutto la qualità di una parte.
Es.: Gli appartamenti di quell'edificio sono piccoli. Quell'edificio ha tanti appartamenti. Quell'edificio è piccolo.
Mutatis mutandis, il debunker dice: i singoli capi di accusa sono deboli, quindi l’intera teoria del complotto non sta in piedi. In realtà si dimentica che esiste una cosa chiamata processo indiziario, nel quale invece tanti piccoli indizi, che da soli non basterebbero a condannare l’imputato, si trasformano spesso in una schiacciante dimostrazione di colpevolezza.
Ma il debunker più di così non può fare, e trova comunque molta gente che si accontenta di quel risultato.
ESEMPIO PRATICO
Vediamo ora la tecnica di SCOMPOSIZIONE/EQUALIZZAZIONE applicata ad uno dei casi più famosi della storia: l’omicidio Kennedy. Come noto, la caterva di incongruenze, contraddizioni e bugie vere e proprie, nella versione ufficiale del caso Kennedy è ormai stata sviscerata al punto da renderla insostenibile, ma è proprio in questi casi che si può vedere al meglio l’efficacia della tecnica del debunker.
Per semplicità, diciamo che l’impianto accusatorio contro la tesi ufficiale, che vuole Oswald come assassino unico, sia costituito da questi 3 elementi probanti:
a) Svariate testimonianze confermano che Oswald non fosse un bravo tiratore
b) Il fucile che ha usato era praticamente un pezzo di ferro con il manico
c) Dalla posizione da cui sparava Oswald era impossibile colpire James Tague (in seguito la spiegazione di questo fatto).
Si conclude quindi che molto difficilmente Oswald abbia ucciso Kennedy da solo.
A questo punto il debunker scalda le sue valvole, si mette all’opera, e ti risponde più o meno così:
"Prima di tutto, non è affatto vero che Oswald fosse un tiratore mediocre. C’è un sergente dei Marines che lo ha visto abbattere una quaglia in volo al primo colpo, da trecento metri di distanza."
A quel punto tu hai due possibilità, ma devi sapere che sei comunque fottuto:
Se dici “sarà stato un colpo di culo” sei fottuto perchè ti senti rispondere che nulla vieta che “il colpo di culo” si sia ripetuto anche a Dallas. (Ricordi l’ ”equalizzazione probabilistica?” Piano piano l’assurdo diventa improbabile, l’improbabile diventa possibile, il possibile diventa probabile, finchè ti ritrovi a stupirti perchè il fatto non si verifichi ogni santo giorno della settimana).
Se invece tu dici “E chi sarebbe ‘sto sergente, che ha visto Oswald abbattere la quaglia al volo?” ti senti rispondere dal debunker che il sergente è suo cugino. Tu educatamente chiedi di poter parlare con questo cugino, e ti viene risposto che non c’è nessun problema a farlo, ma che adesso è all’estero, e bisognerà aspettare che ritorni.
A quel punto tu credi di aver incastrato il debunker, e corri a festeggiare con gli amici dicendo: “Ah ah, voglio proprio vederlo, questo cugino che ci racconta come Oswald abbattesse le quaglie al volo!” E invece ti sei fottuto con le tue mani, perchè ti sei già dimenticato la regola numero 1, secondo la quale al debunker basta il nulla di fatto: lui non dovrà mai dimostrare nulla, gli basta inficiare in qualunque modo la TUA accusa. Sappi infatti che quel cugino non rientrerà MAI dal suo viaggio, perchè in questo modo sarà sempre possibile insinuare il dubbio che Oswald avesse una mira eccezionale, e questo basta al debunker per annullare in qualche modo la TUA accusa che fosse una schiappa col fucile.
Ricorda quindi sempre che il debunker combatte con finalità diverse dalle tue, per cui tu devi giocare una partita asimmetrica, nella quale quello che vale per te non vale necessariamente per lui, e viceversa.
Mentre sei lì che chiedi per l’ennesima volta, con tono sempre meno rilassato, “Insomma, quando cacchio torna ‘sto cugino?”, ti arriva la risposta al secondo elemento di accusa, ancora più sorprendente:
“E poi non è affatto vero che il Carcano fosse un ferrovecchio. Ci sono restauratori che ancora oggi vendono vecchi modelli di Carcano perfettamente funzionanti ed efficienti. Quarda qui, qui e qui”.
A quel punto tu cosa fai? Ti metti a chiedegli perchè mai Oswald avrebbe dovuto mettersi a cercare un “restauratore” di Carcano, sperando di trovarne uno “in perfetta efficienza”, quando con gli stessi soldi poteva tranquillamente comprarsi un Mauser ad alta precisione, che spacca il culo ai passeri senza nemmeno bisogno di farlo calibrare? E’ chiaro che di fronte a questa mossa del "restauratore" ti conviene rinunciare subito a quel capo di accusa, e concentrarti invece sul più solido e indistruttibile di tutti: la scheggia di James Tague.
Facciamo una breve parentesi per chi non conoscesse questo importante particolare del caso Kennedy, che QUI è analizzato nel dettaglio:
Mentre tutti pensano che il punto debole della versione ufficiale sia il cosiddetto “proiettile magico“, reso famoso dal film di Oliver Stone, quello è solo un clamoroso specchietto per allodole, tanto vistoso per il pubblico di bocca buona quanto inefficace in una reale discussione sul caso Kennedy. Puoi ridere finché vuoi delle mille deviazioni a cui sarebbe costretto il proiettile magico, infatti, ma non riuscirai mai a dimostrare in modo inconfutabile che non possa essere esistito. (Sempre per via della famosa “equalizzazione probabilistica”, che nel caso Kennedy ha fatto miracoli mai ripetuti fino ad oggi nella storia del debunking).
Il vero tallone d’Achille della versione ufficiale si trova invece - a mio parere - nel primo sparo, che deve essere andato a vuoto poiché un passante che si trovava sotto il cavalcavia, James Tague, rimase colpito al volto da una scheggia staccatasi dal marciapiede accanto a lui. E poiché sappiamo che il secondo e il terzo colpo andarono a segno (uno è il “magic bullett”, l’altro il colpo fatale alla testa), nessuno mette in dubbio il fatto che debba essere stato il primo colpo ad andare a vuoto.
Il primo colpo però – per una serie di calcoli che non stiamo a ripetere – deve essere stato sparato quando la limousine presidenziale si trovava ancora sotto la finestra di Oswald, e da quel punto
a) era praticamente impossibile mancare il bersaglio,
b) è ancora più impossibile spiegare come il proiettile abbia potuto subire una deviazione di almeno 40 gradi, necessaria per raggiungere la zona in cui si trovava Tague.
In altre parole, se stai sparando al televisore che hai davanti al naso, spiegami come fai a mancarlo, e a colpire nel frattempo tua zia che sta sulla porta alla tua destra che ti guarda.
Vediamo ora nel dettaglio le varie
FUNZIONI
DEVIAZIONE DAL SIGNIFICANTE: Avviene quando il debunker riesce a spostare l’attenzione dal vero oggetto della discussione ad uno meno influente, se non innocuo del tutto per l’imputato. A quel punto, se l’avversario abbocca, scatta la
SOPRAVVALUTAZIONE DELL’ININFLUENTE - In cui il fattore poco influente diventa pian piano di importanza capitale, nell’interesse esclusivo del debunker di far passare più tempo possibile. Dicesi anche “melina”, nelle quale il debunker è il massimo esperto universale.
Una forma particolarmente raffinata di DEVIAZIONE DAL SIGNIFICANTE è quella che contiene anche la PROMOZIONE DEL DEQUALIFICANTE. Avviene quando il debunker riesce ad introdurre nella deviazione un apparente aspetto penalizzante per l’accusato, riuscendo in questo modo a fugare ogni sospetto di trarre possibili vantaggi da quella deviazione.
E il caso della difesa aerea americana (NORAD), che si presta talmente volentieri alle critiche di “incompetenza” da suggerirle spesso lei stessa: “Eh, sì – dice con vistosa contrizione il generale del NORAD - in effetti siamo stati dei grandi pasticcioni quel giorno”. In questo modo non solo sposta l’attenzione dal vero problema (la complicità di alcuni suoi membri negli attentati), ma sembra anche subire la giusta “penitenza”, allontanando eventuali sospetti di trarre invece un buon vantaggio dalla sua autocritica.
Dinamica molto simile per la Chiesa di Roma, sempre disposta a riconoscere con grande contrizione il “peccato di alcuni suoi membri” (i preti pedofili), pur di allontanare l’attenzione dal fatto che Ratzinger non abbia mai abolito il documento che li proteggeva sistematicamente nelle loro scorribande proibite. (E’ il notorio Crimen Solicitationis, LINK documento che per oltre 20 anni Ratzinger avrebbe potuto abolire, e che invece ha mantenuto e implementato con tenacia sconcertante).
REGOLA PER INDIVIDUARE LA PROMOZIONE DEL DEQUALIFICANTE: Domandarsi se il tale individuo o istituzione abbiano normalmente l’abitudine di procedere a pubbliche autocritiche, arrivando in certi casi a proporle spontaneamente. In altre parole, vi risulta che il Pentagono o la Chiesa di Roma amino solitamente riconoscere i propri errori pubblicamente? Se la risposta è no, sappiate che molto probabilmente lo stanno facendo solo per coprirne uno peggiore.
PUBBLICIZZAZIONE DELL’EVIDENTE. Noto anche come trucco del “come potete vedere”, utilizzato dagli albori dell’umnanità da imbonitori e ciarlatani di mezzo mondo. Avviene quando il debunker citi delle prove apparentemente “evidenti”, che invece non esistono affatto, contando sulla fiducia che nel frattempo il pubblico ha imparato a riporre in lui.
REGOLA PER INDIVIDUARE la PUBBLICIZZAZIONE DELL’EVIDENTE. Un modo eccellente per rilevare questo tipo di atteggiamento è domandarsi come mai il debunker ami spendere intere pagine per raccontarci quanto lui sia informato, quanto sia uso a fare solo affermazioni verificate, e quanto disprezzi tutti coloro che invece procedono in modo superficiale e dilettantesco. (Voglio dire, la cosa dovrebbe essere implicita, e solo chi abbia una coda di paglia lunga un chilometro sente il bisogno di rassicurarti in quel senso).
AUTOTITOLATURA DELL'IGNORANTE - Altro paravento di cui il debunker ama spesso farsi scudo è il cosiddetto “metodo scientifico”, che solo lui sembra possedere, che solo lui sembra saper maneggiare, e che secondo lui lo distingue nettamente da tutti gli altri cialtroni che popolano la rete. Questo avviene anche, paradossalmente, quando il debunker sia il primo a non aver conseguito una sola laurea, e possa vantare al massimo un misero diploma di doganiere.
Proprio per questa sua insicurezza, il debunker ama ammantarsi di appellativi autoqualificanti, come ad esempio “cacciatore di bufale”, che serve anche ad allontanare eventuali sospetti di “bufalare” lui stesso il suo pubblico. Significativo in questo senso il caso del CICAP, che si è autoeletto addirittura a “verificatore delle affermazioni paranorali”, quando sono loro i primi a rifilare spiegazioni “paranormali” agli affezionati frequentatori.
D’altronde, ormai lo sappiamo: i repubblicani che si scagliano “contro l’immoralità di Washington” sono i primi a frequentare i festini gay; i ministri di giustizia di mezzo mondo sono i primi a violare le leggi per tornaconto personale; i cardinali che si riempiono la bocca di “pietà cristiana“ sono i primi a ignorare il pezzente che gli muore di fame davanti agli occhi; i medici che dicono di combattere il cancro contribuiscono per primi alla morte del paziente, ...
... mentre l’ultimo pirla senza credenziali viene trattato da tutti costoro come un appestato, se solo si prova a mettere in dubbio la loro autorità. Signore e signori, benvenuti nel mondo all’incontrario, dove quello che ce l’ha storto è l’unico che rischia di infilare il buco giusto.
VACCINAZIONE DEL GIUDICANTE: Avviene quando il debunker riveli volontariamente l’esistenza di un elemento particolarmente devastante nei suoi confronti, prima che il pubblico la scopra da solo. I più bravi cercano anche di invertire nel frattempo la valenza negativa di quell'elemento a sfavore del complottista.
Esempio: nel caso del Building 7, il debunker sa bene che esiste una serie di testimonianze che indicano in modo incontestabile come il crollo dell’edificio fosse stato previsto con molte ore di anticipo (rendendo quindi insostenibile la tesi del cedimento spontaneo: non solo non vi erano elementi per giustificarlo in quel momento, ma di certo non lo si sarebbe potuto prevedere con svariate ore di anticipo, visto che nessun edificio in acciaio al mondo era mai crollato prima a causa di un incendio. Li fanno in acciaio apposta per quello).
IGNORANZA DEL DEPONENTE: Nei casi estremi, quanto risulti impossibile “equalizzare” una testimoniaza particolarmente scomoda (quando cioè il debunker non riesca a trovare una sola spiegazione valida per un certo capo d’accusa), risolve con grande fermezza che sicuramente “il testimone si è sbagliato”.
Non importa se a udire le esplosioni durante i crolli delle Torri Gemelle siano state più di 40 persone. Se la loro testimonianza rischia di confermare la teoria del complotto, i testimoni che "si sbagliano" possono diventare anche 4.000: avranno udito tutti delle bombole del gas che scoppiavano, dei cassetti che cadevano, o delle porte che sbattevano, ma quelle semplicemente non erano esplosioni, perchè non potevano esserlo.
Talmente disperato è il ricorso all’ignoranza del deponente, che a volte il debunker ne fa uso quando non sia nemmeno possibile sostenerla. Prendiamo ad esempio il caso dei Ministro dei Trasporti Mineta, che durante la sua testimonianza denunciò involontariamente il fatto che Cheney fosse al corrente dell’aereo in avvicinamento su Washington (mentre la versione ufficiale sostiene che non ne sapesse più nulla da tempo).
In questo caso i debunker furono costretti a dire che Mineta “si sbagliava”, poichè non trovavano altre spiegazioni plausibili per quelle dichiarazioni palesemente incriminanti. Peccato che Mineta avesse deposto sotto giuramento, per cui sarebbe stato il primo a voler ritrattare una dichiarazione errata che incolpasse in modo così plateale il suo vicepresidente. Invece Mineta non l’ha mai corretta, e nessuno ha mai pensato di chiedergli di farlo. (Voglio dire, se tu vai davanti al giudice e per errore dichiari che io ho ucciso venti persone, come minimo ti chiedo di fargli sapere che ti sei sbagliato, no?)
Trattandosi di risorsa estrema, l’ignoranza del deponente è stata utilizzata in maniera autolesionistica anche in casi diversi dall’undici settembre. Nel caso Kennedy, ad esempio, vi sono almeno venti persone che dicono di aver visto un foro di circa 15 centimetri nella nuca del presidente ucciso (confermando quindi che il colpo mortale fu sparato dal davanti). Nonostante questo i debunklers del caso Kennedy (Federico Ferrero e Diego Verdegliglio i leader indiscussi, in Italia), sostengono che tutte queste persone si sarebbero semplicemente sbagliate, poiché “non erano medici patologi specializzati”. In altre parole, se tu non hai visto almeno 400 cadaveri nella tua vita, non sei in grado di distinguere un buco di 15 cm.- dal quale oltretutto “fuoriesce materia cerebrale in abbondanza”, come dissero molti dei testimoni - da un piccolo foro d’entrata nascosto fra i capelli, dove non riesci nemmeno ad infilare il dito mignolo.
Di solito il ricorso all’IGNORANZA DEL DEPONENTE indica che il debunker ha esaurito tutte le possibilità dialettiche a sua disposizione, e si prepara a dare fondo alla sua vera specialità, che è l’attacco diretto alla persona e alla credibilità dell’avversario. Il metodo preferito dal debunker in questo caso è la
UNIVERSALIZZAZIONE DEL PENALIZZANTE: Avviene quando il complottista commetta un errore, o presunto tale, che immediatamente il debunker metabolizza con voracità sorprendente, cercando di trasformarlo in prova definitiva, universale e irreversibile della più totale e completa malafede del suo avversario. E non soltanto.
Uno degli esempi più eclatanti è quello del professor Steven Jones, cattedra trentennale di Fisica all’Università dello Utah, e uno dei più noti scienziati ad aver accusato pubblicamente il governo americano di essere stato complice negli attentati dell’undici settembre.
Nell’ambito di una sua ricerca, il Prof. Jones pubblicò per sbaglio una fotografia di Ground Zero in cui alcune lampade dei soccorritori apparivano come pozze di metallo fuso, dando corpo alla tesi, da lui sostenuta, delle demolizioni controllate.
Fu proprio il sottoscritto a far notare l’errore al Prof. Jones, che lo corresse immediatamente. Ma ormai era tardi: i debunkers se ne erano appropriati con avidità sconcertante, e già lo presentavano ovunque – televisione compresa - come prova evidente della totale malafede di Steven Jones. Non contenti, i debunkers ne approfittavano per dire “lo vedete come lavorano i complottisti?”, cercando di allargare il discredito anche a tutti gli altri complottisti, passati presenti e futuri.
La meschinità del gesto, e l’evidente sproporzione fra il fatto e le conclusioni suggerite dai debunker, indicano in realtà lo stato di disperazione a cui si riesce a ridurre questi personaggi, se affrontati con la giusta dose di determinazione e preparazione.
Ricordiamo però che ormai siamo entrati nella “zona grigia”, dove nulla è più proibito al debunker che ormai sta lottando per la sua sopravvivenza.
E’ in queste circostanze che a volte il debunker è obbligato a ricorrere alle due sub-funzioni aggiuntive di cui abbiamo parlato in precedenza, la RFT e la SPF.
RFT sta per RAPPRESENTAZIONE DEL FINTO TONTO, e avviene quando il debunker, chiaramente messo in angolo, finge di non capire quello che è assolutamente evidente per chiunque altro. E quando l’avversario abbia la costanza di ripetergli il concetto finchè diventi impossibile eluderlo (molti si stancano prima, provocando il classico rumore - pam! pam! - delle palle che cascano secche sul pavimento), il debunker ricorre all’ultima possibilità che ancora gli rimane, la SPF.
L'acronimo sta per SINDROME DELLA PICCOLA FIAMMIFERAIA, nella quale il debunker si ricorda improvvisamente di un presunto torto subito in passato, che di colpo sembra ripresentarsi con dolori insopportabili, al punto da dover abbandonare temporaneamente il teatro di battaglia. (La SPF corrisponde all’opzione “buttati a terra ululando di dolore” che abbiamo descritto nel pannello di controllo di WINDOW 1.0).
Per illustrare meglio queste due sub-funzioni abbiamo scelto un esempio nel quale il debunker in questione – sempre il solito, purtroppo, ma è obiettivamente il più bravo di tutti - è riuscito ad attivare contemporaneamente ambedue le funzioni.
Si tratta del famoso “caso della portaerei”, nel quale Paolo Attivissimo fu accusato di aver abusato della fiduca dei suoi lettori, fingendo di aver scovato prove a supporto della sua tesi che non esistevano affatto. (Ne abbiamo già parlato sotto la funzione PUBBLICIZZAZIONE DELL’EVIDENTE).
Ebbene, pare che ultimamente il nostro abbia reagito ad un attacco particolarmente pressante, da parte di un altro complottista, dicendo (del sottoscritto):
"Una persona che non trova di meglio da fare che accanirsi contro di me perché a suo parere non ho indagato abbastanza pedantemente sulle origini di una barzelletta mi sembra decisamente a corto di argomenti migliori ma molto desideroso di rendersi ridicolo".
In questo modo ha dato uno splendido esempio di RFT (fingendo di non capire che il problema non è quello della “scarsa pedanteria”, ma dell’inganno intenzionale dei suoi lettori), e di SPF, spargendo per la rete un piagnucolio talmente penetrante da aver fatto piangere dozzine e dozzine di signore perbene.
Io stesso, lo confesso, non ho saputo trattenere una lacrimuccia.
CONCLUSIONE
Il percorso del debunker a difesa dello status quo è una specie di vortice, che inizia con spire ampie e maestose, eleganti e apparentemente disinteressate, per stringersi sempre di più in un gorgo scuro di aggressioni e scorrettezze, che aumentano di ferocia man mano che ci si avvicina al centro della spirale.
E' solo negli ultimi momenti che ci si gioca il tutto per tutto. Tutto quello che è avvenuto prima è stata solo una estenuante guerra di nervi, tesa a logorare l'avversario in vista dello scontro finale.
Chi ha avuto la forza di resistere fino a quel punto si trova ad un passo da una meritata vittoria contro l’impero della menzogna, ma chiunque decida di affrontare questo tipo di avventura deve prima accertarsi di essersi preparato al meglio per riuscire ad arrivare fino in fondo. Cedere in qualunque momento prima della fine significherà semplicemente aver sprecato tutte le energie per nulla.
Questo manuale può solo dare un piccolo aiuto in quella direzione, ma il resto deve mettercelo tutto chi voglia impegnarsi in questo genere di battaglia, con lo scopo ben preciso di ripulire al meglio la rete da questi professionisti della disinformazione.
Buone battaglie a tutti, debunkers compresi.
Massimo Mazzucco
Pubblichiamo qui alcuni stralci di un’analisi molto intelligente del fenomeno fatta da Massimo Mazzucco, che potete trovare nella versione integrale su http://www.luogocomune.net/site/modules/news/article.php?storyid=3121
MANUALE OPERATIVO dell'Acchiappadebunker
"Se lo conosci lo combatti"
STRATEGIA E FINALITA’
Bisogna innanzitutto tenere presente che quando il debunker scende in campo non è più un uomo, ma una MACCHINA: egli cioè agisce meccanicamente, comportandosi nello stesso modo di fronte ai problemi più disparati, poichè ha un’unica finalità che li accomuna tutti: smontare una teoria pericolosa per il sistema vigente, qualunque essa sia.
Questo offre da un lato il vantaggio della prevedibilità – ogni macchina è programmata per agire in un modo determinato – ma impone di lottare contro un avversario privo di ogni condizionamento morale, la cui unica finalità sia quella di schiacciare l’avversario, con qualunque mezzo a disposizione.
Alla fine Kasparov ha perso contro Deep Blue per un crollo emotivo, non perchè la macchina dell'IBM giocasse meglio di lui a scacchi.
Per il debunker quindi non c’è nessuna differenza fra il caso Kennedy o l’undici settembre: sono ambedue "teorie cospiratorie" che minacciano lo status quo, e vanno ambedue combattute con l'unico fine di poter dire che “non stanno in piedi”.
Per questo motivo, il debunker assomiglia alla squadra di provincia che vada a giocare in trasferta contro la regina del campionato. Per lui il pareggio basta e avanza: non deve segnare goal, deve solo evitare di prenderne. In altre parole, lui non deve dimostrare nulla rispetto al caso in questione, poichè la versione ufficiale gli dà già ragione per default. Sta invece al complottista trovarne il punto debole, perforare la difesa e segnare almeno un goal nei canonici 90 minuti.
Occhio naturalmente al contropiede, perchè capita spesso di buttarsi all’attacco con tale furia accecante (specialità del debunker è proprio quella di farti perdere prima o poi la pazienza) da ritovarsi ogni tanto a dire una stupidaggine, che il debunker ti fa subito pagare a carissimo prezzo: ti infilza sotto lo sguardo attonito dei tuoi tifosi,...
... e poi ne approfitta per farci su un Carnevale di Rio che dura almeno una settimana.
ANALISI COMPLESSIVA
L’operazione complessiva di debunking avviene secondo due direttive immutabili:
1 - SCOMPOSIZIONE DEL SISTEMA
2 - EQUALIZZAZIONE PROBABILISTICA
Per portare a termine ciascuna operazione il debunker si avvale di una serie di FUNZIONI, che descriveremo in seguito nel dettaglio.
DEVIAZIONE DAL SIGNIFICANTE
SOPRAVVALUTAZIONE DELL’ININFLUENTE
PROMOZIONE DEL DEQUALIFICANTE
PUBBLICIZZAZIONE DELL’EVIDENTE
AUTOTITOLATURA DELL'IGNORANTE
VACCINAZIONE DEL GIUDICANTE
IGNORANZA DEL DEPONENTE
UNIVERSALIZZAZIONE DEL PENALIZZANTE
Vi sono poi due SUB-FUNZIONI AGGIUNTIVE, RFT e SPF.
ANALISI OPERATIVA
1 - SCOMPOSIZIONE DEL SISTEMA
E’ il principio fondamentale secondo cui opera per il debunker: scomporre immediatamente l’impianto di accusa nel maggior numero possibile di elementi isolati, con l’intento evidente di ridurne la forza d’urto complessiva. Nello stesso modo, il buon catenacciaro non si lascia impressionare dalla forza dell’avversario, e si dedica caparbiamente a neutralizzare ogni sua incursione con qualunque mezzo a disposizione: una volta con un fallo di mano, la seconda con una simulazione a suo favore, la terza con una parata eccezionale, la quarta con il classico colpo di culo… il debunker arranca instancabile per tutto l’incontro, azione dopo azione, finchè il fischio finale lo ritrova a reti inviolate. A quel punto i giornali scriveranno che “moralmente ha vinto la capolista”, ma al debunker non gliene può fregare di meno: lui si porta a casa il suo prezioso pareggio, e potrà sempre dire che la versione ufficiale non sta in piedi, “poichè nemmeno una delle accuse è stata dimostrata”.
NOTA IMPORTANTE: Il complottista che dimentichi per un solo istante questo principio fondamentale è condannato a soffrire lunghe ore di frustrazione lancinante.
2 - EQUALIZZAZIONE PROBABILISTICA
E’ la seconda fase della procedura di debunking, legata direttamente alla prima. Non appena scomposto il problema nei singoli elementi, diventa indispensabile rendere innocua la portata accusatoria di ciascuno.
Il debunker quindi si ingegna nel trovare una spiegazione alternativa plausibile per ciascun elemento probante, che non porti necessariamente alla condanna dell’imputato. A quel punto cercherà in tutti i modi di estendere l’impressione di debolezza dei singoli elementi all’intero sistema di accusa.
Si tratta in realtà di una variante della classica FALLACIA DI COMPOSIZIONE, che si verifica quando si cerchi di attribuire al tutto la qualità di una parte.
Es.: Gli appartamenti di quell'edificio sono piccoli. Quell'edificio ha tanti appartamenti. Quell'edificio è piccolo.
Mutatis mutandis, il debunker dice: i singoli capi di accusa sono deboli, quindi l’intera teoria del complotto non sta in piedi. In realtà si dimentica che esiste una cosa chiamata processo indiziario, nel quale invece tanti piccoli indizi, che da soli non basterebbero a condannare l’imputato, si trasformano spesso in una schiacciante dimostrazione di colpevolezza.
Ma il debunker più di così non può fare, e trova comunque molta gente che si accontenta di quel risultato.
ESEMPIO PRATICO
Vediamo ora la tecnica di SCOMPOSIZIONE/EQUALIZZAZIONE applicata ad uno dei casi più famosi della storia: l’omicidio Kennedy. Come noto, la caterva di incongruenze, contraddizioni e bugie vere e proprie, nella versione ufficiale del caso Kennedy è ormai stata sviscerata al punto da renderla insostenibile, ma è proprio in questi casi che si può vedere al meglio l’efficacia della tecnica del debunker.
Per semplicità, diciamo che l’impianto accusatorio contro la tesi ufficiale, che vuole Oswald come assassino unico, sia costituito da questi 3 elementi probanti:
a) Svariate testimonianze confermano che Oswald non fosse un bravo tiratore
b) Il fucile che ha usato era praticamente un pezzo di ferro con il manico
c) Dalla posizione da cui sparava Oswald era impossibile colpire James Tague (in seguito la spiegazione di questo fatto).
Si conclude quindi che molto difficilmente Oswald abbia ucciso Kennedy da solo.
A questo punto il debunker scalda le sue valvole, si mette all’opera, e ti risponde più o meno così:
"Prima di tutto, non è affatto vero che Oswald fosse un tiratore mediocre. C’è un sergente dei Marines che lo ha visto abbattere una quaglia in volo al primo colpo, da trecento metri di distanza."
A quel punto tu hai due possibilità, ma devi sapere che sei comunque fottuto:
Se dici “sarà stato un colpo di culo” sei fottuto perchè ti senti rispondere che nulla vieta che “il colpo di culo” si sia ripetuto anche a Dallas. (Ricordi l’ ”equalizzazione probabilistica?” Piano piano l’assurdo diventa improbabile, l’improbabile diventa possibile, il possibile diventa probabile, finchè ti ritrovi a stupirti perchè il fatto non si verifichi ogni santo giorno della settimana).
Se invece tu dici “E chi sarebbe ‘sto sergente, che ha visto Oswald abbattere la quaglia al volo?” ti senti rispondere dal debunker che il sergente è suo cugino. Tu educatamente chiedi di poter parlare con questo cugino, e ti viene risposto che non c’è nessun problema a farlo, ma che adesso è all’estero, e bisognerà aspettare che ritorni.
A quel punto tu credi di aver incastrato il debunker, e corri a festeggiare con gli amici dicendo: “Ah ah, voglio proprio vederlo, questo cugino che ci racconta come Oswald abbattesse le quaglie al volo!” E invece ti sei fottuto con le tue mani, perchè ti sei già dimenticato la regola numero 1, secondo la quale al debunker basta il nulla di fatto: lui non dovrà mai dimostrare nulla, gli basta inficiare in qualunque modo la TUA accusa. Sappi infatti che quel cugino non rientrerà MAI dal suo viaggio, perchè in questo modo sarà sempre possibile insinuare il dubbio che Oswald avesse una mira eccezionale, e questo basta al debunker per annullare in qualche modo la TUA accusa che fosse una schiappa col fucile.
Ricorda quindi sempre che il debunker combatte con finalità diverse dalle tue, per cui tu devi giocare una partita asimmetrica, nella quale quello che vale per te non vale necessariamente per lui, e viceversa.
Mentre sei lì che chiedi per l’ennesima volta, con tono sempre meno rilassato, “Insomma, quando cacchio torna ‘sto cugino?”, ti arriva la risposta al secondo elemento di accusa, ancora più sorprendente:
“E poi non è affatto vero che il Carcano fosse un ferrovecchio. Ci sono restauratori che ancora oggi vendono vecchi modelli di Carcano perfettamente funzionanti ed efficienti. Quarda qui, qui e qui”.
A quel punto tu cosa fai? Ti metti a chiedegli perchè mai Oswald avrebbe dovuto mettersi a cercare un “restauratore” di Carcano, sperando di trovarne uno “in perfetta efficienza”, quando con gli stessi soldi poteva tranquillamente comprarsi un Mauser ad alta precisione, che spacca il culo ai passeri senza nemmeno bisogno di farlo calibrare? E’ chiaro che di fronte a questa mossa del "restauratore" ti conviene rinunciare subito a quel capo di accusa, e concentrarti invece sul più solido e indistruttibile di tutti: la scheggia di James Tague.
Facciamo una breve parentesi per chi non conoscesse questo importante particolare del caso Kennedy, che QUI è analizzato nel dettaglio:
Mentre tutti pensano che il punto debole della versione ufficiale sia il cosiddetto “proiettile magico“, reso famoso dal film di Oliver Stone, quello è solo un clamoroso specchietto per allodole, tanto vistoso per il pubblico di bocca buona quanto inefficace in una reale discussione sul caso Kennedy. Puoi ridere finché vuoi delle mille deviazioni a cui sarebbe costretto il proiettile magico, infatti, ma non riuscirai mai a dimostrare in modo inconfutabile che non possa essere esistito. (Sempre per via della famosa “equalizzazione probabilistica”, che nel caso Kennedy ha fatto miracoli mai ripetuti fino ad oggi nella storia del debunking).
Il vero tallone d’Achille della versione ufficiale si trova invece - a mio parere - nel primo sparo, che deve essere andato a vuoto poiché un passante che si trovava sotto il cavalcavia, James Tague, rimase colpito al volto da una scheggia staccatasi dal marciapiede accanto a lui. E poiché sappiamo che il secondo e il terzo colpo andarono a segno (uno è il “magic bullett”, l’altro il colpo fatale alla testa), nessuno mette in dubbio il fatto che debba essere stato il primo colpo ad andare a vuoto.
Il primo colpo però – per una serie di calcoli che non stiamo a ripetere – deve essere stato sparato quando la limousine presidenziale si trovava ancora sotto la finestra di Oswald, e da quel punto
a) era praticamente impossibile mancare il bersaglio,
b) è ancora più impossibile spiegare come il proiettile abbia potuto subire una deviazione di almeno 40 gradi, necessaria per raggiungere la zona in cui si trovava Tague.
In altre parole, se stai sparando al televisore che hai davanti al naso, spiegami come fai a mancarlo, e a colpire nel frattempo tua zia che sta sulla porta alla tua destra che ti guarda.
Vediamo ora nel dettaglio le varie
FUNZIONI
DEVIAZIONE DAL SIGNIFICANTE: Avviene quando il debunker riesce a spostare l’attenzione dal vero oggetto della discussione ad uno meno influente, se non innocuo del tutto per l’imputato. A quel punto, se l’avversario abbocca, scatta la
SOPRAVVALUTAZIONE DELL’ININFLUENTE - In cui il fattore poco influente diventa pian piano di importanza capitale, nell’interesse esclusivo del debunker di far passare più tempo possibile. Dicesi anche “melina”, nelle quale il debunker è il massimo esperto universale.
Una forma particolarmente raffinata di DEVIAZIONE DAL SIGNIFICANTE è quella che contiene anche la PROMOZIONE DEL DEQUALIFICANTE. Avviene quando il debunker riesce ad introdurre nella deviazione un apparente aspetto penalizzante per l’accusato, riuscendo in questo modo a fugare ogni sospetto di trarre possibili vantaggi da quella deviazione.
E il caso della difesa aerea americana (NORAD), che si presta talmente volentieri alle critiche di “incompetenza” da suggerirle spesso lei stessa: “Eh, sì – dice con vistosa contrizione il generale del NORAD - in effetti siamo stati dei grandi pasticcioni quel giorno”. In questo modo non solo sposta l’attenzione dal vero problema (la complicità di alcuni suoi membri negli attentati), ma sembra anche subire la giusta “penitenza”, allontanando eventuali sospetti di trarre invece un buon vantaggio dalla sua autocritica.
Dinamica molto simile per la Chiesa di Roma, sempre disposta a riconoscere con grande contrizione il “peccato di alcuni suoi membri” (i preti pedofili), pur di allontanare l’attenzione dal fatto che Ratzinger non abbia mai abolito il documento che li proteggeva sistematicamente nelle loro scorribande proibite. (E’ il notorio Crimen Solicitationis, LINK documento che per oltre 20 anni Ratzinger avrebbe potuto abolire, e che invece ha mantenuto e implementato con tenacia sconcertante).
REGOLA PER INDIVIDUARE LA PROMOZIONE DEL DEQUALIFICANTE: Domandarsi se il tale individuo o istituzione abbiano normalmente l’abitudine di procedere a pubbliche autocritiche, arrivando in certi casi a proporle spontaneamente. In altre parole, vi risulta che il Pentagono o la Chiesa di Roma amino solitamente riconoscere i propri errori pubblicamente? Se la risposta è no, sappiate che molto probabilmente lo stanno facendo solo per coprirne uno peggiore.
PUBBLICIZZAZIONE DELL’EVIDENTE. Noto anche come trucco del “come potete vedere”, utilizzato dagli albori dell’umnanità da imbonitori e ciarlatani di mezzo mondo. Avviene quando il debunker citi delle prove apparentemente “evidenti”, che invece non esistono affatto, contando sulla fiducia che nel frattempo il pubblico ha imparato a riporre in lui.
REGOLA PER INDIVIDUARE la PUBBLICIZZAZIONE DELL’EVIDENTE. Un modo eccellente per rilevare questo tipo di atteggiamento è domandarsi come mai il debunker ami spendere intere pagine per raccontarci quanto lui sia informato, quanto sia uso a fare solo affermazioni verificate, e quanto disprezzi tutti coloro che invece procedono in modo superficiale e dilettantesco. (Voglio dire, la cosa dovrebbe essere implicita, e solo chi abbia una coda di paglia lunga un chilometro sente il bisogno di rassicurarti in quel senso).
AUTOTITOLATURA DELL'IGNORANTE - Altro paravento di cui il debunker ama spesso farsi scudo è il cosiddetto “metodo scientifico”, che solo lui sembra possedere, che solo lui sembra saper maneggiare, e che secondo lui lo distingue nettamente da tutti gli altri cialtroni che popolano la rete. Questo avviene anche, paradossalmente, quando il debunker sia il primo a non aver conseguito una sola laurea, e possa vantare al massimo un misero diploma di doganiere.
Proprio per questa sua insicurezza, il debunker ama ammantarsi di appellativi autoqualificanti, come ad esempio “cacciatore di bufale”, che serve anche ad allontanare eventuali sospetti di “bufalare” lui stesso il suo pubblico. Significativo in questo senso il caso del CICAP, che si è autoeletto addirittura a “verificatore delle affermazioni paranorali”, quando sono loro i primi a rifilare spiegazioni “paranormali” agli affezionati frequentatori.
D’altronde, ormai lo sappiamo: i repubblicani che si scagliano “contro l’immoralità di Washington” sono i primi a frequentare i festini gay; i ministri di giustizia di mezzo mondo sono i primi a violare le leggi per tornaconto personale; i cardinali che si riempiono la bocca di “pietà cristiana“ sono i primi a ignorare il pezzente che gli muore di fame davanti agli occhi; i medici che dicono di combattere il cancro contribuiscono per primi alla morte del paziente, ...
... mentre l’ultimo pirla senza credenziali viene trattato da tutti costoro come un appestato, se solo si prova a mettere in dubbio la loro autorità. Signore e signori, benvenuti nel mondo all’incontrario, dove quello che ce l’ha storto è l’unico che rischia di infilare il buco giusto.
VACCINAZIONE DEL GIUDICANTE: Avviene quando il debunker riveli volontariamente l’esistenza di un elemento particolarmente devastante nei suoi confronti, prima che il pubblico la scopra da solo. I più bravi cercano anche di invertire nel frattempo la valenza negativa di quell'elemento a sfavore del complottista.
Esempio: nel caso del Building 7, il debunker sa bene che esiste una serie di testimonianze che indicano in modo incontestabile come il crollo dell’edificio fosse stato previsto con molte ore di anticipo (rendendo quindi insostenibile la tesi del cedimento spontaneo: non solo non vi erano elementi per giustificarlo in quel momento, ma di certo non lo si sarebbe potuto prevedere con svariate ore di anticipo, visto che nessun edificio in acciaio al mondo era mai crollato prima a causa di un incendio. Li fanno in acciaio apposta per quello).
IGNORANZA DEL DEPONENTE: Nei casi estremi, quanto risulti impossibile “equalizzare” una testimoniaza particolarmente scomoda (quando cioè il debunker non riesca a trovare una sola spiegazione valida per un certo capo d’accusa), risolve con grande fermezza che sicuramente “il testimone si è sbagliato”.
Non importa se a udire le esplosioni durante i crolli delle Torri Gemelle siano state più di 40 persone. Se la loro testimonianza rischia di confermare la teoria del complotto, i testimoni che "si sbagliano" possono diventare anche 4.000: avranno udito tutti delle bombole del gas che scoppiavano, dei cassetti che cadevano, o delle porte che sbattevano, ma quelle semplicemente non erano esplosioni, perchè non potevano esserlo.
Talmente disperato è il ricorso all’ignoranza del deponente, che a volte il debunker ne fa uso quando non sia nemmeno possibile sostenerla. Prendiamo ad esempio il caso dei Ministro dei Trasporti Mineta, che durante la sua testimonianza denunciò involontariamente il fatto che Cheney fosse al corrente dell’aereo in avvicinamento su Washington (mentre la versione ufficiale sostiene che non ne sapesse più nulla da tempo).
In questo caso i debunker furono costretti a dire che Mineta “si sbagliava”, poichè non trovavano altre spiegazioni plausibili per quelle dichiarazioni palesemente incriminanti. Peccato che Mineta avesse deposto sotto giuramento, per cui sarebbe stato il primo a voler ritrattare una dichiarazione errata che incolpasse in modo così plateale il suo vicepresidente. Invece Mineta non l’ha mai corretta, e nessuno ha mai pensato di chiedergli di farlo. (Voglio dire, se tu vai davanti al giudice e per errore dichiari che io ho ucciso venti persone, come minimo ti chiedo di fargli sapere che ti sei sbagliato, no?)
Trattandosi di risorsa estrema, l’ignoranza del deponente è stata utilizzata in maniera autolesionistica anche in casi diversi dall’undici settembre. Nel caso Kennedy, ad esempio, vi sono almeno venti persone che dicono di aver visto un foro di circa 15 centimetri nella nuca del presidente ucciso (confermando quindi che il colpo mortale fu sparato dal davanti). Nonostante questo i debunklers del caso Kennedy (Federico Ferrero e Diego Verdegliglio i leader indiscussi, in Italia), sostengono che tutte queste persone si sarebbero semplicemente sbagliate, poiché “non erano medici patologi specializzati”. In altre parole, se tu non hai visto almeno 400 cadaveri nella tua vita, non sei in grado di distinguere un buco di 15 cm.- dal quale oltretutto “fuoriesce materia cerebrale in abbondanza”, come dissero molti dei testimoni - da un piccolo foro d’entrata nascosto fra i capelli, dove non riesci nemmeno ad infilare il dito mignolo.
Di solito il ricorso all’IGNORANZA DEL DEPONENTE indica che il debunker ha esaurito tutte le possibilità dialettiche a sua disposizione, e si prepara a dare fondo alla sua vera specialità, che è l’attacco diretto alla persona e alla credibilità dell’avversario. Il metodo preferito dal debunker in questo caso è la
UNIVERSALIZZAZIONE DEL PENALIZZANTE: Avviene quando il complottista commetta un errore, o presunto tale, che immediatamente il debunker metabolizza con voracità sorprendente, cercando di trasformarlo in prova definitiva, universale e irreversibile della più totale e completa malafede del suo avversario. E non soltanto.
Uno degli esempi più eclatanti è quello del professor Steven Jones, cattedra trentennale di Fisica all’Università dello Utah, e uno dei più noti scienziati ad aver accusato pubblicamente il governo americano di essere stato complice negli attentati dell’undici settembre.
Nell’ambito di una sua ricerca, il Prof. Jones pubblicò per sbaglio una fotografia di Ground Zero in cui alcune lampade dei soccorritori apparivano come pozze di metallo fuso, dando corpo alla tesi, da lui sostenuta, delle demolizioni controllate.
Fu proprio il sottoscritto a far notare l’errore al Prof. Jones, che lo corresse immediatamente. Ma ormai era tardi: i debunkers se ne erano appropriati con avidità sconcertante, e già lo presentavano ovunque – televisione compresa - come prova evidente della totale malafede di Steven Jones. Non contenti, i debunkers ne approfittavano per dire “lo vedete come lavorano i complottisti?”, cercando di allargare il discredito anche a tutti gli altri complottisti, passati presenti e futuri.
La meschinità del gesto, e l’evidente sproporzione fra il fatto e le conclusioni suggerite dai debunker, indicano in realtà lo stato di disperazione a cui si riesce a ridurre questi personaggi, se affrontati con la giusta dose di determinazione e preparazione.
Ricordiamo però che ormai siamo entrati nella “zona grigia”, dove nulla è più proibito al debunker che ormai sta lottando per la sua sopravvivenza.
E’ in queste circostanze che a volte il debunker è obbligato a ricorrere alle due sub-funzioni aggiuntive di cui abbiamo parlato in precedenza, la RFT e la SPF.
RFT sta per RAPPRESENTAZIONE DEL FINTO TONTO, e avviene quando il debunker, chiaramente messo in angolo, finge di non capire quello che è assolutamente evidente per chiunque altro. E quando l’avversario abbia la costanza di ripetergli il concetto finchè diventi impossibile eluderlo (molti si stancano prima, provocando il classico rumore - pam! pam! - delle palle che cascano secche sul pavimento), il debunker ricorre all’ultima possibilità che ancora gli rimane, la SPF.
L'acronimo sta per SINDROME DELLA PICCOLA FIAMMIFERAIA, nella quale il debunker si ricorda improvvisamente di un presunto torto subito in passato, che di colpo sembra ripresentarsi con dolori insopportabili, al punto da dover abbandonare temporaneamente il teatro di battaglia. (La SPF corrisponde all’opzione “buttati a terra ululando di dolore” che abbiamo descritto nel pannello di controllo di WINDOW 1.0).
Per illustrare meglio queste due sub-funzioni abbiamo scelto un esempio nel quale il debunker in questione – sempre il solito, purtroppo, ma è obiettivamente il più bravo di tutti - è riuscito ad attivare contemporaneamente ambedue le funzioni.
Si tratta del famoso “caso della portaerei”, nel quale Paolo Attivissimo fu accusato di aver abusato della fiduca dei suoi lettori, fingendo di aver scovato prove a supporto della sua tesi che non esistevano affatto. (Ne abbiamo già parlato sotto la funzione PUBBLICIZZAZIONE DELL’EVIDENTE).
Ebbene, pare che ultimamente il nostro abbia reagito ad un attacco particolarmente pressante, da parte di un altro complottista, dicendo (del sottoscritto):
"Una persona che non trova di meglio da fare che accanirsi contro di me perché a suo parere non ho indagato abbastanza pedantemente sulle origini di una barzelletta mi sembra decisamente a corto di argomenti migliori ma molto desideroso di rendersi ridicolo".
In questo modo ha dato uno splendido esempio di RFT (fingendo di non capire che il problema non è quello della “scarsa pedanteria”, ma dell’inganno intenzionale dei suoi lettori), e di SPF, spargendo per la rete un piagnucolio talmente penetrante da aver fatto piangere dozzine e dozzine di signore perbene.
Io stesso, lo confesso, non ho saputo trattenere una lacrimuccia.
CONCLUSIONE
Il percorso del debunker a difesa dello status quo è una specie di vortice, che inizia con spire ampie e maestose, eleganti e apparentemente disinteressate, per stringersi sempre di più in un gorgo scuro di aggressioni e scorrettezze, che aumentano di ferocia man mano che ci si avvicina al centro della spirale.
E' solo negli ultimi momenti che ci si gioca il tutto per tutto. Tutto quello che è avvenuto prima è stata solo una estenuante guerra di nervi, tesa a logorare l'avversario in vista dello scontro finale.
Chi ha avuto la forza di resistere fino a quel punto si trova ad un passo da una meritata vittoria contro l’impero della menzogna, ma chiunque decida di affrontare questo tipo di avventura deve prima accertarsi di essersi preparato al meglio per riuscire ad arrivare fino in fondo. Cedere in qualunque momento prima della fine significherà semplicemente aver sprecato tutte le energie per nulla.
Questo manuale può solo dare un piccolo aiuto in quella direzione, ma il resto deve mettercelo tutto chi voglia impegnarsi in questo genere di battaglia, con lo scopo ben preciso di ripulire al meglio la rete da questi professionisti della disinformazione.
Buone battaglie a tutti, debunkers compresi.
Massimo Mazzucco
Non c'è che dire.
ReplyDeleteMazzucco è molto più raffinato di straker.
Il secondo si limita a copincollare da qua e là, e quando tenta qualcosa di originale fa pena.
Mazzucco, invece, è un professionista. Parte da un "tema" arbitrario (qui ha ripreso le fantasie su JFK) e, come un virtuoso di violino, ci ricama sopra infinite variazioni, tanto da non far più riconoscere la fuffa che è motivo originario.
Delizia per le orecchie di chi vive di sogni (o di incubi).
ammazza che papiro!
ReplyDeleteFanno discorsi chilometrici ma di andare a studiare materie scientifiche non se ne parla proprio, vero?
a parte il fatto che mi vergogno di aver perso veramente tempo a leggere tutta questa cosa, mi diverte il fatto che questa è la definizione perfetta per il complottista. sul serio, sostituite la parola "debunker" con la parola "compottista" e vedrete quanto quaglia bene. a partire dalla denuncia di "censura".
ReplyDeletedimenticano soltanto di mettere l'inutile prolissità che toglie la voglia a chiunque di leggere fino in fondo, per far passare la voglia al "debunker" di controbattere all'immensa mole di cazzate e per far passare al complottista la voglia di leggere tutto, acquisendo appoggi per "sfinimento".
A me le metafore calcistiche fanno davvero intrippare...
ReplyDeleteMazzucco si sente lo Special One della situazione!
Visto che siamo in tema Champions, parafraserei il motto di uno degli sponsor:
Studiare le scienze non ha prezzo, per tutto il resto ci sono le boiate dei complottisiti...
Bah...
ReplyDeleteIo intanto trovo che "intelligente" e "mazzucco" stridano alquanto all'interno della stessa frase...
Saluti
Michele
Ma quell'immagine fascista l'ha messa perchè è lei che fa di tutta l'erba un fascio, vero?
ReplyDeleteMasimo Shon Mazzucco?
ReplyDeleteQuello che: posta immagini e non sa nemmeno da dove le ha prese?
Quello che è COMPLICE di Simoncini?
Quello che crede alla terra cava?
Quello che basta che ci sia un complotto e ci credo, anche se dice il contrario del complotto a cui credevo ieri?
Quello che chi offende viene bannato, e l'offesa è dimostrare che sta raccontando balle e che se i suoi cagnolini offendono (anche al limite delle querela) sono solo opinioni?
Insomma frequentare gente così è solo sputtanarsi
Altra persona affidabile, il re dei fuffari Mazzucco, perlone 2007.
ReplyDeleteMa non ha proprio un c... da fare per scrivere dei papiri di aria fritta, che
non dicono nulla, che spreco !