http://zret.blogspot.com/2010/03/luniverso-onirico-una-finestra-sulle.html
L'universo onirico, una finestra sulle dimensioni ulteriori
Esiste un mondo invisibile ed inconoscibile - il vero mondo senza dubbio - di cui il nostro è una frangia accessoria. (J. Cocteau)
Errano quanti asseriscono che l'uomo non può sperimentare, se non in condizioni eccezionali, l'abolizione dello spazio-tempo. I sogni, infatti, ci permettono di sospendere le coordinate della vita cosciente e di addentrarci in un territorio enigmatico. Non è mio intendimento riflettere sulla genesi delle visioni oniriche, poiché, a tutt'oggi, esse restano fondamentalmente inesplicabili, sia che si ricorra ad interpretazioni biologiche (funzioni fisiologiche di tipo cerebrale) sia che si propenda per spiegazioni metafisiche, con tutte le ipotesi intermedie. Mi pare tuttavia indubbio che il sogno sottenda sbalorditive possibilità e che apra la piccola finestra dell'io verso grandiosi orizzonti. L'attività onirica pare essere un indizio di una coscienza svincolata dalla materia: pensiamo ai pur rari sogni premonitori, ai sogni condivisi da due persone (una specie di entanglement), alle intuizioni notturne da cui dipesero le geniali creazioni di molti artisti e scienziati. Ancora pensiamo ai sogni rivelatori e fatidici. Siamo tentati di arguire che esista una dimensione in cui immagini, simboli ed eventi si intrecciano in un'ucronia atopica, per poi dipanarsi nelle esperienze oniriche. E' questo una traccia di una realtà non-fisica o per lo meno di una sfera superconscia (più che inconscia) in cui fluttuano i pensieri e le emozioni degli esseri viventi, quei pensieri che prendono forma nei sogni?
Se durante le nostre avventure oniriche siamo in grado di disintegrare il tempo e lo spazio, come di varcare i confini angusti dell'io empirico, ciò potrebbe significare che spazio, tempo ed identità personali sono illusioni o forme transeunti. Sarebbe acquisizione di non poco conto non solo perché confermerebbe che la dottrina tradizionale del mondo come maya, ma anche perché ci avvicineremmo a concepire una realtà metafisica, sottratta al dominio delle leggi naturali. Il pregiudizio materialista è difficile da estirpare ed ha allignato anche dove non ci si aspetterebbe di trovarlo. Tale pregiudizio alimenta paure ed angosce: vero è, ad esempio, che le onde elettromagnetiche e soprattutto le radiazioni ionizzanti sono dannose, ma se esse nocciono all'organismo ed alla psiche, potendo causare persino la morte e gravi disturbi mentali, nulla possono contro l'anima. E' doveroso rispettare la vita in tutte le sue forme e vale sempre il motto di Giovenale "mens sana in corpore sano", ma ritenere che l'uomo sia soltanto un insieme per quanto complesso di organi o che la sua essenza più profonda coincida con un campo elettromagnetico (o qualcosa del genere) è riduttivo e senza meno avvilente. Se così fosse, (non nego che potrebbe essere così), allora non si spiegherebbero tutti quei fenomeni sporadici, ma stupefacenti che paiono dimostrare la natura non-locale dell'anima.
Correttamente, anche se con una terminologia a tratti discutibile, Henri Bergson suppone che la mente abbia possibilità illimitate di conoscenza non dipendenti dai sensi né subordinate alle categorie spazio-temporali e che il cervello esista per fungere da filtro di tali conoscenze potenzialmente sconfinate affinché si eviti che pervengano alla mente cosciente tutte quelle informazioni che intralcerebbero il normale corso della vita. E' un'idea notevole: in primo luogo il filosofo francese lumeggia il concetto di cervello come "centralina di smistamento" dei numerosissimi segnali da cui esso è bombardato. L'encefalo legge solo un segmento del reale, organizzandoli in schemi a priori di conoscenza. Inoltre Bergson mostra come lil nous sia non un semplice serbatoio di contenuti, ma un agente transpersonale. Certo non si può ipso facto identificare questo intelletto con una sostanza metafisica, ma le sue straordinarie capacità inducono a congetturare l'esistenza di una coscienza espansa in cui i limiti connaturati alla materia sono violati.
Alcune riflessioni vengono a taglio: nell'universo multidimensionale, potrebbero albergare esseri adatti a leggere ampie parti del reale ed anche a varcare la soglia del mondo sensibile per viaggiare nel tempo e nello spazio, poiché questi due enti possono essere manipolati o perché, di fatto, essi sono privi di reale consistenza. E' possibile apprendere le tecniche o l'arte per sconfinare dall'io ed inoltrarsi in piani ulteriori?
Un'altra osservazione: se non ci liberiamo della zavorra del materialismo, anche nelle sue forme più accattivanti e "leggere", non riusciremo a concepire un quid scevro dagli influssi biologici e tecnologici e resteremo ancorati a credenze scientiste. L'hyle ed il corpo, per quanto non siano da disprezzare, possono ereditare il futuro ed aspirare alla liberazione?
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Errano quanti asseriscono che l'uomo non può sperimentare, se non in condizioni eccezionali, l'abolizione dello spazio-tempo. I sogni, infatti, ci permettono di sospendere le coordinate della vita cosciente e di addentrarci in un territorio enigmatico. Non è mio intendimento riflettere sulla genesi delle visioni oniriche, poiché, a tutt'oggi, esse restano fondamentalmente inesplicabili, sia che si ricorra ad interpretazioni biologiche (funzioni fisiologiche di tipo cerebrale) sia che si propenda per spiegazioni metafisiche, con tutte le ipotesi intermedie. Mi pare tuttavia indubbio che il sogno sottenda sbalorditive possibilità e che apra la piccola finestra dell'io verso grandiosi orizzonti. L'attività onirica pare essere un indizio di una coscienza svincolata dalla materia: pensiamo ai pur rari sogni premonitori, ai sogni condivisi da due persone (una specie di entanglement), alle intuizioni notturne da cui dipesero le geniali creazioni di molti artisti e scienziati. Ancora pensiamo ai sogni rivelatori e fatidici. Siamo tentati di arguire che esista una dimensione in cui immagini, simboli ed eventi si intrecciano in un'ucronia atopica, per poi dipanarsi nelle esperienze oniriche. E' questo una traccia di una realtà non-fisica o per lo meno di una sfera superconscia (più che inconscia) in cui fluttuano i pensieri e le emozioni degli esseri viventi, quei pensieri che prendono forma nei sogni?
Se durante le nostre avventure oniriche siamo in grado di disintegrare il tempo e lo spazio, come di varcare i confini angusti dell'io empirico, ciò potrebbe significare che spazio, tempo ed identità personali sono illusioni o forme transeunti. Sarebbe acquisizione di non poco conto non solo perché confermerebbe che la dottrina tradizionale del mondo come maya, ma anche perché ci avvicineremmo a concepire una realtà metafisica, sottratta al dominio delle leggi naturali. Il pregiudizio materialista è difficile da estirpare ed ha allignato anche dove non ci si aspetterebbe di trovarlo. Tale pregiudizio alimenta paure ed angosce: vero è, ad esempio, che le onde elettromagnetiche e soprattutto le radiazioni ionizzanti sono dannose, ma se esse nocciono all'organismo ed alla psiche, potendo causare persino la morte e gravi disturbi mentali, nulla possono contro l'anima. E' doveroso rispettare la vita in tutte le sue forme e vale sempre il motto di Giovenale "mens sana in corpore sano", ma ritenere che l'uomo sia soltanto un insieme per quanto complesso di organi o che la sua essenza più profonda coincida con un campo elettromagnetico (o qualcosa del genere) è riduttivo e senza meno avvilente. Se così fosse, (non nego che potrebbe essere così), allora non si spiegherebbero tutti quei fenomeni sporadici, ma stupefacenti che paiono dimostrare la natura non-locale dell'anima.
Correttamente, anche se con una terminologia a tratti discutibile, Henri Bergson suppone che la mente abbia possibilità illimitate di conoscenza non dipendenti dai sensi né subordinate alle categorie spazio-temporali e che il cervello esista per fungere da filtro di tali conoscenze potenzialmente sconfinate affinché si eviti che pervengano alla mente cosciente tutte quelle informazioni che intralcerebbero il normale corso della vita. E' un'idea notevole: in primo luogo il filosofo francese lumeggia il concetto di cervello come "centralina di smistamento" dei numerosissimi segnali da cui esso è bombardato. L'encefalo legge solo un segmento del reale, organizzandoli in schemi a priori di conoscenza. Inoltre Bergson mostra come lil nous sia non un semplice serbatoio di contenuti, ma un agente transpersonale. Certo non si può ipso facto identificare questo intelletto con una sostanza metafisica, ma le sue straordinarie capacità inducono a congetturare l'esistenza di una coscienza espansa in cui i limiti connaturati alla materia sono violati.
Alcune riflessioni vengono a taglio: nell'universo multidimensionale, potrebbero albergare esseri adatti a leggere ampie parti del reale ed anche a varcare la soglia del mondo sensibile per viaggiare nel tempo e nello spazio, poiché questi due enti possono essere manipolati o perché, di fatto, essi sono privi di reale consistenza. E' possibile apprendere le tecniche o l'arte per sconfinare dall'io ed inoltrarsi in piani ulteriori?
Un'altra osservazione: se non ci liberiamo della zavorra del materialismo, anche nelle sue forme più accattivanti e "leggere", non riusciremo a concepire un quid scevro dagli influssi biologici e tecnologici e resteremo ancorati a credenze scientiste. L'hyle ed il corpo, per quanto non siano da disprezzare, possono ereditare il futuro ed aspirare alla liberazione?
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Uff, com'e' noioso !!!
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