http://autismovaccini.com/2012/11/24/hla-la-nostra-carta-didentita-biologica/
HLA: la nostra carta d’identità biologica
Pubblicato da Gabriele Milani ovvero un poveretto che pensa che scopiazzando e postando paroloni e sigle che non capisce siano tutti imbecilli (sua speranza) e vadano dietro alle scemenze pericolose che spara sulla salute e - purtroppo - qualcuno ci casca su 24 novembre 2012
Nel 1936 venne scoperto, nelle cellule del topo, un particolare complesso proteico, che studi successivi identificarono come “maggior complesso di istocompatibilità“, o di compatibilità tessutale [MHC, Major Histocompatibility Complex], così definito perchè alla sua presenza è legata la capacità di rigetto di un trapianto.
Vent’anni più tardi [1958] un complesso analgo venne individuato nell’uomo e battezzato HLA [Human Leukocyte Antigen],
ma solo nel 1974 si sono avuti gli esperimenti decisivi che hanno
dimostrato il legame tra questo complesso e l’azione del sistema
immunitario.
Eccone la sintesi: se si
prelevano cellule linfocitarie citotossiche di un topo immunizzato
contro un virus e si mettono a contatto, in provetta, questi linfociti
con proprie cellule infettate dal virus, i linfociti reagiscono
rapidamente riconoscendo l’infezione e distruggendo le cellule. La
stessa cosa non accade se a questi linfociti citotossici si presentano
cellule infettate dallo stesso virus, ma prelevate da un altro ceppo
murino.
In sostanza, i linfociti, pur attivi
contro il virus, per riconoscerlo hanno bisogno della mediazione di un
meccanismo legato alle proprie cellule, il “maggior complesso di istocompatibilità“,
per l’appunto. Per dirla in termini filosofici, il sistema immunitario
riconosce l’estraneo solo riconoscendo se stesso e il suo organismo [self]. [AHAHAHAHAHAH POVERETTO: PERCHE' NON DICI CHE HAI COPIATO DA QUI? http://tinyurl.com/d5rz29j]
MHC e HLA esprimono due varianti fondamentali: di tipo I e di di tipo II.
Praticamente tutte le cellule esprimono HLA di tipo I [HLA-I in sigla]: serve a presentare in superificie molecole, interne alla cellula, a cui il complesso si lega.
Quindi, HLA-I serve a
presentare antigeni propri normali, antigeni di cellule trasformate
[tumori] e antigeni di ospiti indesiderati [virus e batteri
intracellulari]. Nel primo caso, HLA-I mostrerà al
linfocita la propria carta d’identità, che accomuna la cellula al resto
dell’organismo e quindi anche al linfocita stesso, nel secondo caso
segnalerà una trasformazione maligna, nel terzo caso un’infezione
intracellulare.
I linfociti T che riconoscono HLA-I sono soprattutto i citotossici CD8+,
perchè sono loro che, una volta individuati antigeni estranei o strani,
hanno la possibilità di distruggere cellule infettate da ospiti
indesiderati intracellulari o cellule neoplastiche.
HLA-II, invece, viene
espresso in modo più ristretto, di regola solo su alcune cellule
immunitarie: linfociti B, macrofagi e cellule dendritiche. Resta il
fatto che, sotto infiammazione, soprattutto in presenza di
interferone-gamma [INF-γ], può ampliarsi l’arco delle cellule capaci di esprimere HLA-II e quindi estendersi l’attivazione immunitaria.
Questo complesso serve a presentare
materiale esogeno: batteri extracellulari, virus che non si integrano
nella cellula e in genere proteine extracellulari.
I linfociti che si legano a HLA-II sono del tipo CD4 [T helper], che organizzano una riposta adeguata all’antigene, che è di tipo extracellulare: cioè sollecitando i linfociti B
a produrre anticorpi che neutralizzeranno batteri, virus non ancora
nascosti nelle cellule, nonchè marchiando proteine che verranno
fagocitate dai macrofagi.
E’ quindi intuitivo che il sistema HLA rappresenta uno snodo delicatissimo della risposta immunitaria.
Le interferenze al sistema immunitario provocate dai vaccini
nella presentazione possono dare vita a risposte non controllate: i
linfociti possono non riconoscere correttamente il complesso HLA-I che presenta una normale proteina, per esempio, della tiroide, oppure possono essere indotti in errore dalla presenza di HLA-II,
dove normalmente non dovrebbero essere. In entrambi i casi la
conclusione sarà pericolosa: il sistema si attiverà contro una struttura
in realtà normale producendo danni.
Non c’è organo che non sia interessato dal sistema immunitario, o perchè possiede un proprio distaccamento permanente o perchè viene costantemente monitorato tramite la circolazione sanguigna e linfatica.
In passato si pensava che il cervello fosse al riparo, fosse, come scriveva Niels Jerne, “un luogo privilegiato, protetto dalla barriera ematoencefalica“.
La convinzione si basava non solo sul ruolo di filtro svolto dalla
barriera, ma anche sulla constatazione che il cervello non viene toccato
dalla normale circolazione linfatica, fondamentale sistema di trasporto
delle cellule immunitarie.
Il ruolo drenante del sistema linfatico,
nel cervello, è svolto dal liquido cerebrospinale, che viene prodotto in
larga misura da particolari strutture dei ventricoli cereberali e che,
come la linfa, si riversa nel torrente sanguigno tramite il sistema
nervoso.
Questo vuol dire che gli antigeni che
arrivano al cervello con il sangue e che quindi sono presenti nel
liquido cerebrospinale possono essere intercettati da cellule
dendritiche e da macrofagi, che danno il via a una reazione immunitaria
all’interno del cervello che coinvolge sia le cellule immunitarie
presenti nell’organo [microglia] sia linfociti che attraversano la barriera che protegge il cervello provenineti dalla milza e dai linfonodi cervicali.
Come descritto, per esempio, in TNF: cervello, cuore, cute, fegato, macrofagi,
la ricerca degli ultimi quindici anni ha spazzato via le cautele sulla
comunicazione tra sistema immunitario e sistema nervoso.
Le ricerche di David Felten [Rochester University] e di Karen Bulloch
[Stony Brook University di New York], hanno dimostrato con l’evidenza
delle microfotografie elettroniche lo stretto contatto che c’è tra fibre
nervose che innervano tutti gli organi linfoidi [timo, midollo osseo,
milza, linfonodi, tesuto linfoide intestinale] e le cellule immunitarie,
formando delle vere e proprie sinapsi, chiamate anche “giunzioni neuroimmunitarie“
Le ricerche di Candace Pert, di Edween Blalock
e di altri hanno dimostrato che i linfociti, i macrofagi e altre
cellule immunitarie sono dotati di recettori per i principali
neurotrasmettitori e neuropeptidi e, al tempo stesso, sono in grado di
produrre neurormoni e in generale sostanze attive sul sistema nervoso.
Tutto ciò contribuisce a creare un quadro impressionante, ancora da completare e, soprattutto da decifrare nella sua interezza, che rivoluziona, con l’evidenza dei fatti, la tradizionale concezione del sistema immunitario come mero meccanismo di difesa comandato dallo stimolo antigene. In realtà, le cellule immunitarie, oltre allo stimolo antigenico, reagiscono agli stimoli che provengono sia dal cervello sia dal sistema endocrino.
Alla luce delle conoscenze attuali, si
può affermare che la risposta all’antigene [l'aggressore iniettato con i
vaccini] è fortemente condizionata dal sistema nervoso e da quello
endocrino e che il suo automatismo dipende largamente dall’ambiente
neuroendocrino nel quale si svolge la reazione immunitaria. I linfociti
presentano recettori per i più importanti neurotrasmettitori
[adrenalina, noradrenalina, acetilcolina] nonchè per numerosi ormoni
ipotalamici e ipofisari.
Gli scienziati concordano su un punto fondamentale: il cervello “monitorizza” costantemente l’attività del sistema immunitario e ciò è dimostrabile dalla misurazione delle modificazioni dell’attività dei neurotrasmettitori cerebrali.
Alcune malattie neurodegenerative
classiche, come l’Alzheimer e il Parkinson, ma soprattutto i disordini
neurologici come la Sclerosi Multipla e l’Autismo [encefalopatia indotta dalle sostanze neurotossiche contenute nei vaccini], hanno alla base un’infiammazione mal controllata sostenuta dal sistema immunitario.
Poichè gli antigeni HLA di un individuo differiscono da quelli degli altri individui, ecco dunque spiegato perchè soprattutto i vaccini contenenti DNA estraneo e/o emoderivati di origine sospetta [al pari delle trasfusioni di sangue] espongono il ricevente agli antigeni HLA che gli vengono inoculati artificialmente. Questo accade perchè le cellule di DNA estraneo e/o emeoderivati sospetti si comportano allo stesso modo di virus e batteri, stimolando e sovraccaricando il sistema immunitario del ricevente.
Le differenze antigeniche fra individui della stessa specie sono definite alloantigeni e l’esposizione ad alloantigeni comporta la formazione di alloanticorpi.
Gli anticorpi che scaturiscono da un’alloimmunizzazione hanno la
caratteristica di essere citotossici. Una volta fissati sulle cellule
che possiedono gli antigeni corrispondenti, questi anticorpi determinano
l’attivazione di un gruppo di proteine chiamate complemento, che fanno sempre parte del sistema immunitario, e che sono responsabili della lisi dei leucociti.
Proseguire a sbugiardare l’origine genetica dell’autismo, non è difficile!
Mentre i ricercatori proseguono a individuare localizzazioni in specifiche regioni cromosomiche alla ricerca dei geni dell’autismo: un ago nel pagliaio, è bene ricordare che gli antigeni HLA sono il prodotto dei geni di una particolare regione cromosomica localizzata sul braccio corto del sesto cromosoma.
Come
riportato nella figura qui accanto, questa regione è suddivisa in
quattro parti che, partendo dal centromero, sono nell’ordine: D, B, C,
A.
La regione BCA contiene i geni che codificano per gli antigeni di classe I mentre i geni per gli antigeni di classe II sono contenuti nella regione D.
Interposto fre queste due regioni vi è un gruppo di geni non correlato con l’HLA. Esso comprende i geni per la frazione C2 e C4 del complemento, per le molecole Bf, per il TNF [Fattore di Necrosi Tumorale ] e i geni per la 21-idrolasi, enzima importante per la biosintesi degli ormoni corticosteroidei.
La regione HLA BCA è caratterizzata da un estremo polimorfismo. Ciò significa che, dello stesso gene, esistono numerose forme alternative o alleli. L’insieme dei geni HLA presenti in un singolo cromosoma è chiamato aplotipo.
Poichè l’uomo è un organismo diploide e i cromosomi sono disposti a
coppie, formate da un elemento di origine paterno e uno di origine
materno, ogni individuo riceve due aplotipi, costituiti da quattro
antigeni, uno per serie D, B, C, A.
Data la relativa bassa frequenza di ciascun antigene e il numero assai rilevante di alleli, ne risulta un polimorfismo eccezionalmente elevato sinora MAI evidenziato nell’uomo. Per questo motivo, dichiarare l’Autismo come “malattia genetica” è quanto di più antiscientifico al mondo e serve esclusivmente come paravento ai medici collusi alle case farmaceutiche per creare confusione nei genitori.
Anche se volessimo considerare le leggi di Mendel, che sono alla base della genetica e secondo le quali vengono definite le combinazioni degli aplotipi
che sono trasmessi dai genitori ai figli, solo nel 1% dei casi si
potrebbero osservare dei crossing-over che darebbero origine a una
ricombinazione con la formazione di nuovi aplotipi.
Proseguire a ingannare i genitori non è più consentito!
Con i vaccini multivalenti dell’infanzia
si inducono pericolosissime interferenze immunitarie e altrettanto
pericolosi processi infiammatori, soprattutto a carico del cervello, che
sono fonte di guai per l’organismo e compromettono ineluttabilmente la
vita di un essere umano dal momento in cui esso viene al mondo.
Con la sentenza n. 258 del 20-23 giugno 1994 la Corte Costituzionale ricorda che è “necessario
porre in essere una complessa e articolata normativa di carattere
tecnico che individui esami chimico-clinici idonei a prevedere e
prevenire possibili complicanze da vaccinazione“. [POVERETTO FALSARIO: QUI http://tinyurl.com/2ehmgvt c'è l'INTERA PRONUNCIA della Suprema Corte, che dice ALTRO. BUFFONE PENOSO.] Solo l’Istituto Superiore di Sanità con
la sua nota del 7 aprile 1998, ai quali si sono aggiunti i Decreti del
Ministero della Salute del 17 aprile 1999 e del 18 giugno 2002, e il
solito CDC nel 2002, non ritengono necessari a livello “routinario” nè
la visita medica nè accertamenti invasivi pre/post vaccinali.
In realtà è estremamente utile, se vogliamo preservarci dai danni, esigere
di giocare tutte le carte oggi a disposizione per conoscere lo stato
immunitario del bambino che potrebbe essere sottoposto a vaccinazione.
Ecco il genetista e l'immunologo fai da te
ReplyDeleteAHI AHI AHI !!!
Da oggi simo tutti genetisti e biologi con i comodi volumi "la genetica fai da te" disponibile in tutte le edicole, con la prima uscita a soli 99 centesimi in regalo il primo pezzo per costruire la tua spirale rna da appendere al lampadario ROTFL
ReplyDeleteSono veramente triste. Le caxxate di questi idioti non fanno più nemmeno sorridere. Vado a comprare il vaccino contro l'influenza.
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