Simboli: esoterismo alla luce del sole
Simbolo. Dal greco “symbolon”, derivato dal verbo symbàllein, “mettere assieme”, connettere, ridurre a unità di significato (“Syn”: con, insieme. “Ballein”: mettere, porre).
Si riferiva a un oggetto scomposto in due parti, che si doveva ricomporre affinché riacquistasse il suo significato.
Nell’antichità indicava un oggetto (un sigillo, un anello, una piccola immagine) che veniva spezzato in due parti, che venivano conservate da due famiglie e che permettevano poi di comprovare l’appartenenza di una persona a una delle due famiglie (che avevano dato o ricevuto ospitalità, o che avevano stretto rapporti di altro tipo).
Il processo simbolico separa ma nello stesso tempo unisce, le varie parti sensibili che si simboleggiano a vicenda rinviano ad altre realtà non sensibili.
La potenza del simbolo si può apprezzare in ogni era e in ogni luogo, e anche - o forse ancor più - oggi, nelle moderne società occidentali intrise di messaggi pubblicitari, che fanno larghissimo uso del linguaggio simbolico, a partire dalla elaborazione di un logo fino all’ideazione dello slogan.
Il linguaggio simbolico gioca un ruolo essenziale nel campo delle religioni, che sono l’ambito dove più profondamente una realtà sensibile rimanda a una non sensibile, un oggetto immanente rimanda a entità trascendentali.
Possiamo renderci conto di quanto il simbolo sia un mezzo potente, semplicemente facendo attenzione alla nostra realtà quotidiana: notando coscientemente l’enorme quantità di simboli in cui siamo immersi ogni giorno.
Questi simboli operano a livello inconscio: li metabolizziamo senza rendercene conto.
Iniziare a notarli è anche un buon esercizio per capire come funzionano e come possano avere tanta presa su di noi.
Ho accennato all’ambito pubblicitario e a quello religioso, sostenendo che vi è un grosso studio alla base degli slogan pubblicitari e che la simbologia gioca un ruolo fondamentale nella religione. Compresa quella politica dello Stato.
Sì, ho parlato di religione politica dello Stato, perché lo Stato è esattamente questo: una religione.
Con i suoi rappresentanti riconosciuti, i suoi dogmi, i suoi riti, le sue ricorrenze e festività, i suoi santi da venerare. Con i suoi simboli.
Ovunque giriamo lo sguardo siamo sommersi di simboli.
Pubblicità su tv e riviste, loghi su auto e altri prodotti di uso comune, partiti politici, chiese, banche, associazioni più o meno segrete, edifici pubblici. Sono dappertutto.
E molto spesso non li vediamo.
Il fatto di non vederli (nel senso di renderci conto di cosa siano e cosa rappresentino) è dovuto al fatto che incameriamo tutto ciò che fa parte della nostra vita quotidiana come “normale”.
Se una cosa è normale, perché mai dovrei farci attenzione? Perché dovrei pormi delle domande su di essa?
E’ normale, nulla da vedere, circolare, circolare.
L’atteggiamento acritico per cui incaselliamo ogni cosa quotidiana nella sezione “normale/nulla di strano” del nostro cervello, ci impedisce di sviluppare quella curiosità, quella capacità di chiederci “Perché?” che porterebbe a indagare sul nostro dubbio. E a fare, molto spesso, delle scoperte davvero interessanti.
Vi propongo una serie di video di Jordan Maxwell, risalenti al 1993 ma sempre attuali, sottotitolati in italiano.
Trattano il tema dei simboli e vi compaiono diverse cose interessanti e spunti su cui riflettere.
Sempre con spirito critico, ovviamente.
Buona visione.
Link alla playlist.
Si riferiva a un oggetto scomposto in due parti, che si doveva ricomporre affinché riacquistasse il suo significato.
Nell’antichità indicava un oggetto (un sigillo, un anello, una piccola immagine) che veniva spezzato in due parti, che venivano conservate da due famiglie e che permettevano poi di comprovare l’appartenenza di una persona a una delle due famiglie (che avevano dato o ricevuto ospitalità, o che avevano stretto rapporti di altro tipo).
Il processo simbolico separa ma nello stesso tempo unisce, le varie parti sensibili che si simboleggiano a vicenda rinviano ad altre realtà non sensibili.
La potenza del simbolo si può apprezzare in ogni era e in ogni luogo, e anche - o forse ancor più - oggi, nelle moderne società occidentali intrise di messaggi pubblicitari, che fanno larghissimo uso del linguaggio simbolico, a partire dalla elaborazione di un logo fino all’ideazione dello slogan.
Il linguaggio simbolico gioca un ruolo essenziale nel campo delle religioni, che sono l’ambito dove più profondamente una realtà sensibile rimanda a una non sensibile, un oggetto immanente rimanda a entità trascendentali.
Possiamo renderci conto di quanto il simbolo sia un mezzo potente, semplicemente facendo attenzione alla nostra realtà quotidiana: notando coscientemente l’enorme quantità di simboli in cui siamo immersi ogni giorno.
Questi simboli operano a livello inconscio: li metabolizziamo senza rendercene conto.
Iniziare a notarli è anche un buon esercizio per capire come funzionano e come possano avere tanta presa su di noi.
Ho accennato all’ambito pubblicitario e a quello religioso, sostenendo che vi è un grosso studio alla base degli slogan pubblicitari e che la simbologia gioca un ruolo fondamentale nella religione. Compresa quella politica dello Stato.
Sì, ho parlato di religione politica dello Stato, perché lo Stato è esattamente questo: una religione.
Con i suoi rappresentanti riconosciuti, i suoi dogmi, i suoi riti, le sue ricorrenze e festività, i suoi santi da venerare. Con i suoi simboli.
Ovunque giriamo lo sguardo siamo sommersi di simboli.
Pubblicità su tv e riviste, loghi su auto e altri prodotti di uso comune, partiti politici, chiese, banche, associazioni più o meno segrete, edifici pubblici. Sono dappertutto.
E molto spesso non li vediamo.
Il fatto di non vederli (nel senso di renderci conto di cosa siano e cosa rappresentino) è dovuto al fatto che incameriamo tutto ciò che fa parte della nostra vita quotidiana come “normale”.
Se una cosa è normale, perché mai dovrei farci attenzione? Perché dovrei pormi delle domande su di essa?
E’ normale, nulla da vedere, circolare, circolare.
L’atteggiamento acritico per cui incaselliamo ogni cosa quotidiana nella sezione “normale/nulla di strano” del nostro cervello, ci impedisce di sviluppare quella curiosità, quella capacità di chiederci “Perché?” che porterebbe a indagare sul nostro dubbio. E a fare, molto spesso, delle scoperte davvero interessanti.
Vi propongo una serie di video di Jordan Maxwell, risalenti al 1993 ma sempre attuali, sottotitolati in italiano.
Trattano il tema dei simboli e vi compaiono diverse cose interessanti e spunti su cui riflettere.
Sempre con spirito critico, ovviamente.
Buona visione.
Link alla playlist.
Pubblicato da Gaia
ReplyDeleteC'e' la gaia scienza, in questo caso di tratta pero' di gaia idiozia :D
Cos'è, una nuova adepta della congrega dei mentecatti, o me l'ero persa in precedenza?
ReplyDeleteFacciamo un sunto della congrega:
straker
zret
corrado "sta cippa" penna
marcoriggingenerguardacheluna
la randazza (a proposito, che fine ha fatto?)
@lice oltre lo specchio (segreto)
neofantozzian
marco quell'altro
ultima arrivata gaia
Manca qualcuno all'appello dei decerebrati?
Manca qualcuno all'appello dei decerebrati?
ReplyDeleteIl fallito di sistema;
Mike il minchione sardo.
Poi, pur senza blog personale, vale la pena citare il caporale arturo.
Ah, adesso mi viene in testa:
ReplyDeletela bisssia viscida...