Un medico seguace del latitante Hamer condannato in I grado per omicidio colposo di due persone. Spero che la sentenza sia confermata in appello e in Cassazione. Ma vediamo come viene proposta la notizia a cura dei soliti noti, non a caso il cumulo di idiozie è tratto da disinformazione.it (nomen omen).
A voi "scoprire" le n volte nelle quali son state dette PALESI BUGIE su numeri e documenti, io ho perso il conto.
tdm
http://www.laleva.org/it/2012/04/libert_di_scelta_terapeutica_e_il_caso_del_dottor_rossaro.html
Libertà di scelta terapeutica e il caso del Dottor Rossaro
Articolo di Marcello Pamio – 18 aprile 2012
Un altro colpo è stato inferto alla libertà di cura e di scelta terapeutica, che proprio in questi giorni hanno subìto l’ennesimo affossamento.
Il dottor Paolo Rossaro, medico di famiglia di Padova, è stato condannato dal Tribunale patavino a 3 anni di reclusione per omicidio colposo; all’ammenda di oltre 565.000 euro, e rischia pure la radiazione dall’albo professionale!
Il Dottor Paolo Rossaro
Qual è il motivo per il quale il dottor Rossaro, merita una simile condanna giudiziaria?
Secondo l’accusa (che aveva chiesto ben 6 anni di reclusione e 2 milioni di euro) il dottor Rossaro sarebbe colpevole della morte di due persone colpite da tumore, che si affidarono alle sue cure mediche.
Un altro colpo è stato inferto alla libertà di cura e di scelta terapeutica, che proprio in questi giorni hanno subìto l’ennesimo affossamento.
Il dottor Paolo Rossaro, medico di famiglia di Padova, è stato condannato dal Tribunale patavino a 3 anni di reclusione per omicidio colposo; all’ammenda di oltre 565.000 euro, e rischia pure la radiazione dall’albo professionale!
Il Dottor Paolo Rossaro
Qual è il motivo per il quale il dottor Rossaro, merita una simile condanna giudiziaria?
Secondo l’accusa (che aveva chiesto ben 6 anni di reclusione e 2 milioni di euro) il dottor Rossaro sarebbe colpevole della morte di due persone colpite da tumore, che si affidarono alle sue cure mediche.
Stando alla perizia dei medici legali, queste due
persone, oggi sarebbero ancora in vita se avessero seguito i protocolli
ufficiali offerti dalla medicina ortodossa: chemio e radioterapia.
I due pazienti, dicono gli atti: “non sono stati adeguatamente informati” dal medico curante, e questa mancanza d’informazione, sarebbe la causa della loro prematura morte.
Se questo metro di giudizio venisse applicato a tutti i medici oncologi del mondo, probabilmente ci sarebbe necessità di riaprire la base di Guantanamo a Cuba, e forse non basterebbe…
E’ possibile affermare questo perché, nonostante i pareri dei medici legali dell’accusa, i dati ufficiali della sopravvivenza alla chemio, parlano da soli.
Lo studio effettuato dai ricercatori Graeme Morgan (Professore associato, radiologo del Royal North Shore Hospital di Sydney), Robyn Ward (Professore e oncologo all’University of New South Wales) e Michael Barton (Radiologo membro del Collaboration for Cancer Outcomes Research and Evaluation, Liverpool Health Service, Sydney), è stato pubblicato sulla rivista “Clinical Oncology” nel 2004 e messo on-line nel più importante database governativo del mondo www.pubmed.gov.
Il titolo è: “Contributo della chemioterapia citotossica sulla sopravvivenza a 5 anni, in adulti americani” (“Impact of cytotoxic chemotherapy on 5-year survival in American adult”).
I ricercatori hanno esaminato tutte le statistiche per un tempo di 15 anni, riguardanti le 22 neoplasie più maligne e calcolato il beneficio nel tempo sia negli USA che in Australia.
Risultato: “in questa analisi basata sull’evidenza, abbiamo stimato che la contribuzione della terapia citotossica curativa ed adiuvante alla sopravvivenza negli adulti è 2,3% in Australia e 2,1% in USA”.
Se la chemioterapia citotossica contribuisce alla sopravvivenza solamente nel 2% (media aritmetica) delle persone malate di tumore: cosa fa al rimanente 98%?
Lo studio continua specificando che: “due revisioni sistematiche di chemioterapia nel cancro al seno, metastatico o ricorrente, non sono stati capaci di dimostrare alcun beneficio di sopravvivenza”.
I ricercatori hanno concluso la ricerca affermando che: “in considerazione del minimo impatto della chemioterapia citotossica sulla sopravvivenza a 5 anni e la mancanza di un progresso importante negli ultimi 20 anni, segue che il maggior ruolo nella terapia citotossica è palliativa”.
Non è possibile riproporre tutti i dati pubblicati, ma il documento in originale è allegato al presente articolo.
Quello che interessa il caso del dottor Rossaro è il seguente:
- tumore al seno: lo studio ha analizzato 31.133 casi di persone e dopo 5 anni il numero di sopravvissuti, causa chemioterapia, era di 446 persone. Una percentuale di sopravvivenza pari a 1,4%!
- linfoma di Hodgkin, il numero dei casi studiati sono state 846, e dopo 5 anni i sopravvissuti, causa chemioterapia, erano 341. Con una percentuale statistica di sopravvivenza del 40,3%.
Stando a questi dati, le parole dei medici dell’accusa, secondo le quali le due persone con tumore al seno e linfoma H. avrebbero avuto “certezza assoluta” di guarigione, se solo si fossero rivolte alla medicina ortodossa, perdono completamente di significato, perché smentite dagli stessi dati ufficiali.
Ma il punto cruciale non è tanto la sopravvivenza o meno di una cura, la morbilità o mortalità, i dati statistici (facilmente manipolabili), ecc., il punto è: dove sta la libertà di scelta terapeutica da parte delle persone? da parte dei pazienti?
Può una persona, in grado di intendere e di volere, firmare il consenso informato (come nei casi del dottor Rossaro) ed essere libera di scegliere un percorso terapeutico piuttosto che un altro? Siamo o non siamo liberi come cita la Costituzione italiana?
NO! Stando alla sentenza di primo grado del Tribunale di Padova, questo non è possibile.
Bloccando le mani e l’operato di un medico, bloccano ovviamente la nostra libertà di essere seguiti in un percorso terapeutico!
I pazienti sono schiavi di un dogma scientifico, di un paradigma che non permette di scegliere, non permette una vera libertà di scelta terapeutica.
Entrambe le persone, purtroppo decedute, avevano scelto volontariamente di non intraprendere i protocolli ufficiali, e per questo avevano firmato il “consenso informato” (quello stesso che viene fatto firmare in tutti gli ospedali del mondo, togliendo la responsabilità agli operatori sanitari da eventuali danni e anche dalla morte causate da pratiche allopatiche errate: le cause iatrogene).
Addirittura uno dei due pazienti, oltre al consenso, aveva firmato di proprio pugno anche la dichiarazione (messa agli atti) di NON voler essere operata chirurgicamente! Ma questi documenti non valgono nulla per la legge italiana.
L’enorme e abissale differenza che c’è tra un medico che segue ed esegue i dettami delle case farmaceutiche, prescrivendo per il cancro i famosi protocolli: chemio e radioterapia, è che se il paziente muore (e vedremo che ogni anno sono centinaia di migliaia le vittime di questo sistema), va tutto bene, è tutto nella norma; se disgraziatamente, muore un paziente che NON ha voluto seguire tali protocolli, allora il medico che lo ha accompagnato, viene incriminato per omicidio colposo!
Dov’è la giustizia in tutto questo? dov’è il rispetto della volontà individuale e personale? dov’è la libertà del medico?
Ogni anno in Italia, oltre 255.000 persone vengono colpite dal tumore e ne muoiono, sempre ogni anno, circa 140-160.000.
Tutte queste persone ovviamente sono state seguite da un bravo medico oncologo e hanno fatto tutti i trattamenti ufficiali del caso.
Le parole rincuoranti e rassicuranti degli oncologi televisivi, che vanno dicendo che il cancro è stato sconfitto e debellato, che oggi si vive di più, sono facilmente smentibili dai dati epidemiologici. Oggi si continua a morire di cancro ogni giorno e più di prima!
L’incidenza del cancro infatti non lascia spazio a dubbi: si è passati da una persona su tre e stiamo andando verso una persona su due.
La domanda sorge spontanea: dov’è la “provata scientificità delle cure mediche”, tanto osannata da tutti i paladini della medicina, e decantata dall’accusa nei confronti del dottor Rossaro?
Dov’è la “provata scientificità” delle cure mediche ufficiali di fronte a 160.000 persone che muoiono ogni anno con atroci sofferenze nonostante, o forse per colpa, delle cure mediche stesse?
Forse questi 160.000 morti all’anno sono agnelli sacrificali usati nell’altare del paradigma vigente, totalmente gestito e controllato dalle case farmaceutiche, e in quanto tali, ammessi dalla scienza?
Nei trattamenti oncologici, le case farmaceutiche infatti giocano un ruolo fondamentale, perché i protocolli sono i trattamenti più costosi che esistano in tutto l’ambito medico.
Si riportano alcuni dati (Farmadati 2007) sui prezzi dei chemioterapici, quasi in toto pagati dal Sistema nazionale sanitario, e quindi dai cittadini con le tasse:
- SORAFENIB della Bayer, 112 compresse costano 5.305 euro;
- ERLOTINIB della Roche, 30 compresse costano 3.239 euro;
- SUNITINIB della Pfizer, 30 compresse da 50 mg costano 8.714 euro.
- PEMETREXED della Elli Lilly, 1 fiala endovena, costa 2.384 euro.
L’elenco è lunghissimo e questi farmaci vengono usati in cocktail, quindi un mix tra di loro, facendo lievitare il costo di un SOLO ciclo chemioterapico da circa 50.000 a 200.000 euro al mese per ogni singolo paziente!
I farmaci usati in oncologia, oltre essere i più costosi sono anche i più pericolosi per la salute umana. Lo dicono gli stessi enti ufficiali, come il Ministero della salute e l’Istituto superiore di sanità.
Quest’ultimo per esempio definendo uno dei chemioterapici usati, la Procarbazina, dichiara che è: “cancerogena, mutagena e teratogena (malformazione nei feti) e il suo impiego è associato a un rischio del 5-10% di leucemia acuta, che aumenta per i soggetti trattati anche con terapia radiante”.
Non solo, ma “numerosi chemioterapici antiblastici sono stati riconosciuti dalla I.A.R.C. (International Agency for Research on Cancer) come sostanze sicuramente cancerogene”.
Forse è questo il motivo per cui la maggior parte degli oncologi non si farebbe la chemioterapia?
Nel marzo 2005 al Senato australiano è stata presentata una “Inchiesta sui servizi e sulle opzioni di trattamento di persone con cancro”, prodotta dal Cancer Information & Support Society, del St. Leonards di Sydney [1].
Alcuni scienziati del McGill Cancer Center di Montreal in Canada, inviarono a 118 medici, esperti di cancro ai polmoni, un questionario per determinare quale grado di fiducia nutrissero nelle terapie da loro applicate, nel caso essi stessi avessero sviluppato la malattia.
Il risultato fu a dir poco eclatante: l’81% degli oncologi che hanno risposto, in caso di tumore non si farebbero somministrare un chemioterapico, e addirittura il 73% di loro reputano le “terapie sperimentali inaccettabili per l’elevato grado di tossicità”!
Ognuno tragga le proprie conclusioni…
Detto questo, però, tutti i medici al mondo che usano farmaci che possono indurre cancro e leucemia e provocare la morte stessa dei pazienti, sono assolutamente in regola, ma se un medico in Scienza e Coscienza utilizza, esclusivamente per volontà unica dei pazienti, altre procedure, meno tossiche, meno invalidanti e meno cancerogene, rischia la galera e la radiazione dall’albo.
Il mondo sta andando alla rovescia!
Chiaramente il dottor Paolo Rossaro è il capro espiatorio di un sistema, un establishment potentissimo, che vuole denigrare, spaventare e intimidire, soggiogandoli ai dettami delle corporation della chimica e farmaceutica, tutti quei medici coraggiosi e coscienziosi che mettono la salute delle persone prima degli interessi economici.
Colpisci uno per educarne cento, è il loro motto!
E allora dieci, cento, mille Uomini e Medici come Paolo Rossaro, liberi di seguire in Scienza e Coscienza la vera Ars Medica: l’Arte Medica, iniziata dal grandissimo Ippocrate venticinque secoli fa. L’Arte di seguire le volontà delle persone, accompagnandole amorevolmente per mano, in un percorso terapeutico adatto e idoneo, rispettando la natura e le volontà dell’uomo, e soprattutto ricordando il precetto ippocratico per eccellenza, quello purtroppo più dimenticato dalla medicina ortodossa: “Primum Non Nocere”.
Documento originale Clinical Oncology (formato Pdf)
[1] “Inchiesta sui servizi e nelle opzioni di trattamento di persone con cancro”, Cancer Information & Support Society, del St Leonards di Sydney. www.aph.gov.au/Senate/committee/clac_ctte/completed_inquiries/2004-07/cancer/submissions/sub15.pdf. Parliament of Australia.
——————
Aggiornamento 21/4/2012 h. 19.50 circa: ho dimenticato dei link seri, tipo questo (dossierhamer.it) ovviamente precedente la condanna http://www.dossierhamer.it/rossaro.html e il link al Mattino di Padova, che riporta - in breve - la vicenda http://tinyurl.com/ckrjzbf
tdm
I due pazienti, dicono gli atti: “non sono stati adeguatamente informati” dal medico curante, e questa mancanza d’informazione, sarebbe la causa della loro prematura morte.
Se questo metro di giudizio venisse applicato a tutti i medici oncologi del mondo, probabilmente ci sarebbe necessità di riaprire la base di Guantanamo a Cuba, e forse non basterebbe…
E’ possibile affermare questo perché, nonostante i pareri dei medici legali dell’accusa, i dati ufficiali della sopravvivenza alla chemio, parlano da soli.
Lo studio effettuato dai ricercatori Graeme Morgan (Professore associato, radiologo del Royal North Shore Hospital di Sydney), Robyn Ward (Professore e oncologo all’University of New South Wales) e Michael Barton (Radiologo membro del Collaboration for Cancer Outcomes Research and Evaluation, Liverpool Health Service, Sydney), è stato pubblicato sulla rivista “Clinical Oncology” nel 2004 e messo on-line nel più importante database governativo del mondo www.pubmed.gov.
Il titolo è: “Contributo della chemioterapia citotossica sulla sopravvivenza a 5 anni, in adulti americani” (“Impact of cytotoxic chemotherapy on 5-year survival in American adult”).
I ricercatori hanno esaminato tutte le statistiche per un tempo di 15 anni, riguardanti le 22 neoplasie più maligne e calcolato il beneficio nel tempo sia negli USA che in Australia.
Risultato: “in questa analisi basata sull’evidenza, abbiamo stimato che la contribuzione della terapia citotossica curativa ed adiuvante alla sopravvivenza negli adulti è 2,3% in Australia e 2,1% in USA”.
Se la chemioterapia citotossica contribuisce alla sopravvivenza solamente nel 2% (media aritmetica) delle persone malate di tumore: cosa fa al rimanente 98%?
Lo studio continua specificando che: “due revisioni sistematiche di chemioterapia nel cancro al seno, metastatico o ricorrente, non sono stati capaci di dimostrare alcun beneficio di sopravvivenza”.
I ricercatori hanno concluso la ricerca affermando che: “in considerazione del minimo impatto della chemioterapia citotossica sulla sopravvivenza a 5 anni e la mancanza di un progresso importante negli ultimi 20 anni, segue che il maggior ruolo nella terapia citotossica è palliativa”.
Non è possibile riproporre tutti i dati pubblicati, ma il documento in originale è allegato al presente articolo.
Quello che interessa il caso del dottor Rossaro è il seguente:
- tumore al seno: lo studio ha analizzato 31.133 casi di persone e dopo 5 anni il numero di sopravvissuti, causa chemioterapia, era di 446 persone. Una percentuale di sopravvivenza pari a 1,4%!
- linfoma di Hodgkin, il numero dei casi studiati sono state 846, e dopo 5 anni i sopravvissuti, causa chemioterapia, erano 341. Con una percentuale statistica di sopravvivenza del 40,3%.
Stando a questi dati, le parole dei medici dell’accusa, secondo le quali le due persone con tumore al seno e linfoma H. avrebbero avuto “certezza assoluta” di guarigione, se solo si fossero rivolte alla medicina ortodossa, perdono completamente di significato, perché smentite dagli stessi dati ufficiali.
Ma il punto cruciale non è tanto la sopravvivenza o meno di una cura, la morbilità o mortalità, i dati statistici (facilmente manipolabili), ecc., il punto è: dove sta la libertà di scelta terapeutica da parte delle persone? da parte dei pazienti?
Può una persona, in grado di intendere e di volere, firmare il consenso informato (come nei casi del dottor Rossaro) ed essere libera di scegliere un percorso terapeutico piuttosto che un altro? Siamo o non siamo liberi come cita la Costituzione italiana?
NO! Stando alla sentenza di primo grado del Tribunale di Padova, questo non è possibile.
Bloccando le mani e l’operato di un medico, bloccano ovviamente la nostra libertà di essere seguiti in un percorso terapeutico!
I pazienti sono schiavi di un dogma scientifico, di un paradigma che non permette di scegliere, non permette una vera libertà di scelta terapeutica.
Entrambe le persone, purtroppo decedute, avevano scelto volontariamente di non intraprendere i protocolli ufficiali, e per questo avevano firmato il “consenso informato” (quello stesso che viene fatto firmare in tutti gli ospedali del mondo, togliendo la responsabilità agli operatori sanitari da eventuali danni e anche dalla morte causate da pratiche allopatiche errate: le cause iatrogene).
Addirittura uno dei due pazienti, oltre al consenso, aveva firmato di proprio pugno anche la dichiarazione (messa agli atti) di NON voler essere operata chirurgicamente! Ma questi documenti non valgono nulla per la legge italiana.
L’enorme e abissale differenza che c’è tra un medico che segue ed esegue i dettami delle case farmaceutiche, prescrivendo per il cancro i famosi protocolli: chemio e radioterapia, è che se il paziente muore (e vedremo che ogni anno sono centinaia di migliaia le vittime di questo sistema), va tutto bene, è tutto nella norma; se disgraziatamente, muore un paziente che NON ha voluto seguire tali protocolli, allora il medico che lo ha accompagnato, viene incriminato per omicidio colposo!
Dov’è la giustizia in tutto questo? dov’è il rispetto della volontà individuale e personale? dov’è la libertà del medico?
Ogni anno in Italia, oltre 255.000 persone vengono colpite dal tumore e ne muoiono, sempre ogni anno, circa 140-160.000.
Tutte queste persone ovviamente sono state seguite da un bravo medico oncologo e hanno fatto tutti i trattamenti ufficiali del caso.
Le parole rincuoranti e rassicuranti degli oncologi televisivi, che vanno dicendo che il cancro è stato sconfitto e debellato, che oggi si vive di più, sono facilmente smentibili dai dati epidemiologici. Oggi si continua a morire di cancro ogni giorno e più di prima!
L’incidenza del cancro infatti non lascia spazio a dubbi: si è passati da una persona su tre e stiamo andando verso una persona su due.
La domanda sorge spontanea: dov’è la “provata scientificità delle cure mediche”, tanto osannata da tutti i paladini della medicina, e decantata dall’accusa nei confronti del dottor Rossaro?
Dov’è la “provata scientificità” delle cure mediche ufficiali di fronte a 160.000 persone che muoiono ogni anno con atroci sofferenze nonostante, o forse per colpa, delle cure mediche stesse?
Forse questi 160.000 morti all’anno sono agnelli sacrificali usati nell’altare del paradigma vigente, totalmente gestito e controllato dalle case farmaceutiche, e in quanto tali, ammessi dalla scienza?
Nei trattamenti oncologici, le case farmaceutiche infatti giocano un ruolo fondamentale, perché i protocolli sono i trattamenti più costosi che esistano in tutto l’ambito medico.
Si riportano alcuni dati (Farmadati 2007) sui prezzi dei chemioterapici, quasi in toto pagati dal Sistema nazionale sanitario, e quindi dai cittadini con le tasse:
- SORAFENIB della Bayer, 112 compresse costano 5.305 euro;
- ERLOTINIB della Roche, 30 compresse costano 3.239 euro;
- SUNITINIB della Pfizer, 30 compresse da 50 mg costano 8.714 euro.
- PEMETREXED della Elli Lilly, 1 fiala endovena, costa 2.384 euro.
L’elenco è lunghissimo e questi farmaci vengono usati in cocktail, quindi un mix tra di loro, facendo lievitare il costo di un SOLO ciclo chemioterapico da circa 50.000 a 200.000 euro al mese per ogni singolo paziente!
I farmaci usati in oncologia, oltre essere i più costosi sono anche i più pericolosi per la salute umana. Lo dicono gli stessi enti ufficiali, come il Ministero della salute e l’Istituto superiore di sanità.
Quest’ultimo per esempio definendo uno dei chemioterapici usati, la Procarbazina, dichiara che è: “cancerogena, mutagena e teratogena (malformazione nei feti) e il suo impiego è associato a un rischio del 5-10% di leucemia acuta, che aumenta per i soggetti trattati anche con terapia radiante”.
Non solo, ma “numerosi chemioterapici antiblastici sono stati riconosciuti dalla I.A.R.C. (International Agency for Research on Cancer) come sostanze sicuramente cancerogene”.
Forse è questo il motivo per cui la maggior parte degli oncologi non si farebbe la chemioterapia?
Nel marzo 2005 al Senato australiano è stata presentata una “Inchiesta sui servizi e sulle opzioni di trattamento di persone con cancro”, prodotta dal Cancer Information & Support Society, del St. Leonards di Sydney [1].
Alcuni scienziati del McGill Cancer Center di Montreal in Canada, inviarono a 118 medici, esperti di cancro ai polmoni, un questionario per determinare quale grado di fiducia nutrissero nelle terapie da loro applicate, nel caso essi stessi avessero sviluppato la malattia.
Il risultato fu a dir poco eclatante: l’81% degli oncologi che hanno risposto, in caso di tumore non si farebbero somministrare un chemioterapico, e addirittura il 73% di loro reputano le “terapie sperimentali inaccettabili per l’elevato grado di tossicità”!
Ognuno tragga le proprie conclusioni…
Detto questo, però, tutti i medici al mondo che usano farmaci che possono indurre cancro e leucemia e provocare la morte stessa dei pazienti, sono assolutamente in regola, ma se un medico in Scienza e Coscienza utilizza, esclusivamente per volontà unica dei pazienti, altre procedure, meno tossiche, meno invalidanti e meno cancerogene, rischia la galera e la radiazione dall’albo.
Il mondo sta andando alla rovescia!
“Non più morte, non più sofferenza a causa del cancro entro dieci anni. Ora siamo sicuri che entro il 2015 il cancro diventerà una malattia cronica”.Concludo con le parole del dottor Andrew Von Eschenbach, direttore del National Cancer Institute, uno dei più importanti centri al mondo per la ricerca sul cancro. Parole dalle quali si evince che l’obiettivo (forse?) non è quello di sconfiggere il cancro, ma farlo diventare una malattia cronica, da curare con farmaci per tutta la vita. Per la gioia dei padroni.
Chiaramente il dottor Paolo Rossaro è il capro espiatorio di un sistema, un establishment potentissimo, che vuole denigrare, spaventare e intimidire, soggiogandoli ai dettami delle corporation della chimica e farmaceutica, tutti quei medici coraggiosi e coscienziosi che mettono la salute delle persone prima degli interessi economici.
Colpisci uno per educarne cento, è il loro motto!
E allora dieci, cento, mille Uomini e Medici come Paolo Rossaro, liberi di seguire in Scienza e Coscienza la vera Ars Medica: l’Arte Medica, iniziata dal grandissimo Ippocrate venticinque secoli fa. L’Arte di seguire le volontà delle persone, accompagnandole amorevolmente per mano, in un percorso terapeutico adatto e idoneo, rispettando la natura e le volontà dell’uomo, e soprattutto ricordando il precetto ippocratico per eccellenza, quello purtroppo più dimenticato dalla medicina ortodossa: “Primum Non Nocere”.
Documento originale Clinical Oncology (formato Pdf)
[1] “Inchiesta sui servizi e nelle opzioni di trattamento di persone con cancro”, Cancer Information & Support Society, del St Leonards di Sydney. www.aph.gov.au/Senate/committee/clac_ctte/completed_inquiries/2004-07/cancer/submissions/sub15.pdf. Parliament of Australia.
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Giuramento di Ippocrate
(versione antica)
”Giuro per Apollo medico e Asclepio e Igea e Panacea e per gli dèi tutti e per tutte le dee, chiamandoli a testimoni, che eseguirò, secondo le forze e il mio giudizio, questo giuramento e questo impegno scritto: di stimare il mio maestro di questa arte come mio padre e di vivere insieme a lui e di soccorrerlo se ha bisogno e che considererò i suoi figli come fratelli e insegnerò quest’arte, se essi desiderano apprenderla; di rendere partecipi dei precetti e degli insegnamenti orali e di ogni altra dottrina i miei figli e i figli del mio maestro e gli allievi legati da un contratto e vincolati dal giuramento del medico, ma nessun altro. Regolerò il tenore di vita per il bene dei malati secondo le mie forze e il mio giudizio, mi asterrò dal recar danno e offesa. Non somministrerò ad alcuno, neppure se richiesto, un farmaco mortale, nè suggerirò un tale consiglio; similmente a nessuna donna io darò un medicinale abortivo. Con innocenza e purezza io custodirò la mia vita e la mia arte. Non opererò coloro che soffrono del male della pietra, ma mi rivolgerò a coloro che sono esperti di questa attività. In qualsiasi casa andrò, io vi entrerò per il sollievo dei malati, e mi asterrò da ogni offesa e danno volontario, e fra l’altro da ogni azione corruttrice sul corpo delle donne e degli uomini, liberi e schiavi. Ciò che io possa vedere o sentire durante il mio esercizio o anche fuori dell’esercizio sulla vita degli uomini, tacerò ciò che non è necessario sia divulgato, ritenendo come un segreto cose simili. E a me, dunque, che adempio un tale giuramento e non lo calpesto, sia concesso di godere della vita e dell’arte, onorato degli uomini tutti per sempre; mi accada il contrario se lo violo e se spergiuro”.Fonte: disinformazione.it
Aggiornamento 21/4/2012 h. 19.50 circa: ho dimenticato dei link seri, tipo questo (dossierhamer.it) ovviamente precedente la condanna http://www.dossierhamer.it/rossaro.html e il link al Mattino di Padova, che riporta - in breve - la vicenda http://tinyurl.com/ckrjzbf
tdm
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ReplyDeletevitamine, il metodo hammer cura sopratutto con le vitamine
Deletevitamine e siero di Quiton, un’acqua oceanica. I complottisti sono così ottusi che non hanno capito che qui non è in discussione la libertà di scelta terapeutica in quanto i due pazienti deceduti hanno abbandonato volontariamente le cure standard per affidarsi alla medicina non scientifica anche in seguito alle rassicurazioni del medico incriminato, quindi la libertà di scelta è stata più che rispettata, e non impedita
DeleteQuando dico che certi complottisti oltre a fare davvero schifo sono anche dei vigliacchi non mi sbaglio di certo
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ReplyDeletein reti gli articoli si sprecano, escludendo i blog complottari è facile trovare l'informazione corretta sugli eventi riportata dai giornali locali, basta inserire gli estremi del medico in google. Ecco sostanzialmente che ha fatto
ReplyDelete"Paolo Rossaro è stato dunque ritenuto colpevole della morte di Cristian Trevisan e di Anna Maria Tosin, i due pazienti vicentini che si affidarono a lui per guarire dal cancro. E che, non adeguatamente informati e fiduciosi nel medico con ambulatorio ad Albignasego, respinsero interventi chirurgici seguiti da chemio o radioterapia, accettando percorsi terapeutici “alternativi” a base di integratori, vitamine e siero di Quiton, un’acqua oceanica. Metodi alternativi applicati al di fuori di qualsiasi protocollo sanitario scientificamente riconosciuto che non frenarono la progressione del male."
io se fossi nei parenti delle vittime andrei a controllare i loro pc e la cronologia dei siti che hanno visitato, sono sicuro che si troverebbero link e commenti su tanti siti e blog di medicine alternative non che visite a blog complottisti.
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ReplyDeleteGiuramento di Ippocrate moderno:
ReplyDeleteConsapevole dell'importanza e della solennità dell'atto che compio e dell'impegno che assumo, giuro:
-Di esercitare la medicina in libertà e indipendenza di giudizio e di comportamento rifuggendo da ogni indebito condizionamento;
-Di perseguire LA DIFESA DELLA VITA, la tutela della salute fisica e psichica dell'uomo e il sollievo della sofferenza, cui ispirerò con responsabilità e costante impegno SCIENTIFICO, culturale e sociale, ogni mio atto professionale;
-Di curare ogni paziente con eguale scrupolo e impegno, prescindendo da etnia, religione, nazionalità, condizione sociale e ideologia politica e promuovendo l'eliminazione di ogni forma di discriminazione in campo sanitario;
-Di non compiere mai atti idonei a provocare deliberatamente la MORTE di una persona;
-Di astenermi da ogni accanimento diagnostico e terapeutico;
-Di promuovere l'alleanza terapeutica con il paziente fondata sulla fiducia e sulla reciproca INFORMAZIONE, nel rispetto e condivisione dei principi a cui si ispira l'arte medica;
-Di attenermi nella mia attività ai principi etici della solidarietà umana contro i quali, nel rispetto della vita e della persona, non utilizzerò mai le mie conoscenze;
-Di mettere le mie conoscenze a disposizione del progresso della medicina;
-Di affidare la mia reputazione professionale esclusivamente alla mia competenza e alle mie doti morali;
-Di evitare, anche al di fuori dell'esercizio professionale, ogni atto e comportamento che possano ledere il decoro e la dignità della professione;
-Di rispettare i colleghi anche in caso di contrasto di opinioni;
-Di rispettare e facilitare il diritto alla libera scelta del medico;
-Di prestare assistenza d'urgenza a chi ne abbisogni e di mettermi, in caso di pubblica calamità, a disposizione dell'autorità competente;
-Di osservare il segreto professionale e di tutelare la riservatezza su tutto ciò che mi è confidato, che vedo o che ho veduto, inteso o intuito nell'esercizio della mia professione o in ragione del mio stato;
-Di prestare, in SCIENZA E COSCIENZA, la mia opera, con diligenza, PERIZIA E PRUDENZA e secondo equità, osservando le norme deontologiche che regolano l'esercizio della medicina e quelle giuridiche che non risultino in contrasto con gli scopi della mia professione.
Quindi il suddetto "medico" che poi non è altro che un assassino non meriterebbe nemmeno un attenuante, se lo sbattono fuori tanto meglio, ma se lo tengono in galera a vita, allora saremo tutti più sicuri.
E pensare che se la cava anche con poco questo assassino.
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ReplyDeletela cosa piú preoccupante dell´articolo sono le percentuali che hanno tirato fuori sull´efficacia della chemioterapia: non conosco le statistiche ma scommetterei quelle che mostrano i complottari siano fasulle: qualcuno conosce i dati veri?
ReplyDeleteFacciamo anche contro-disinformazione se possiamo: cosí si combattono questi pezzenti!
Della serie: "combattiamo 'sti pezzenti disinformatori"
ReplyDeleteCaro Pluto, ecco qui http://tinyurl.com/dyysstm (ad es.) lo strombazzato studio di Morgan et al.
Ebbene, leggendolo COME SI DEVE si scopre che
- la chemioterapia citotossica è UN TIPO di chemio, e "funziona" per TIPI di K
- i dati parlano di "CONTRIBUTI" alle "guarigioni" e MAI alle "guarigioni" in se stesse, nel senso che un conto è dire "X guarisce Y" (cosa MAI detta nello studio) un altro è dire "X contribuisce in t% nella guarigione di Y (insieme con altre variabili, tipo lo stadio della malattia ecc. FONDAMENTALI)
grazie Tigre.. in effetti "contribuire ad un risultato" e "determinare il risultato" vi é una bella differenza: come dire che fare attivitá fisica allunga la vita di 10 anni... e pretendere di leggere che chi si muove dal terrazino viva 10 anni. :)
ReplyDeleteNon solo Pluto: nota pure la disinformazione del sig. Pamio quando dice
ReplyDeleteSe la chemioterapia citotossica contribuisce alla sopravvivenza solamente nel 2% (media aritmetica) delle persone malate di tumore: cosa fa al rimanente 98%?
Gli rispondo
Pezzente, UN tipo di chemio, nel TOTALE dei casi di K (in vari stadi) s'è dimostrata "efficace" in concomitanza di ALTRI TIPI di terapia nel "prolungare la sopravvivenza" dei malati OLTRE i "5 anni canonici" in una bassa percentuale per CERTI TIPI di K e CERTE PERSONE ammalate di K.
Ma questo ed altri cialtroni sono abbonati alle teorie delle montagne di merda da decenni.
Scusate se lo dico: che crepino. L'importante è che con le loro cazzate non contribuiscano a far crepare UNA SOLA persona.
Io credo che questi complottisti ciarlatani non riescano a capire, o non sono interessati a comprendere le sofferenze e il dramma di chi deve combattere un male che lascia ben poche speranze
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