http://zret.blogspot.com/2010/01/angeli-del-silenzio.html
Angeli del silenzio
In quelle notti in cui le disperate braccia degli alberi si protendono ad implorare il cielo, si cammina come esuli verso orizzonti d'argento. Uno sciame di note traudite tanti anni prima (esiste ancora il passato o è solo un'ombra sciolta nell'oscurità?) si spande fra le vie deserte. Rintocchi di campane sgocciolano in neri echi. Mentre procediamo, le linee del paesaggio rabbrividiscono e la luna, amaro sorriso, splende dietro il crinale delle nubi.
Ora attraversiamo le cose: quanto sono immateriali e diafane le cose, ora che... Inconsistenti si dissolvono, come veli di nebbia. Credevamo di incontrare qualcuno nella landa dell'ignoto, ma la strada è solitaria e soltanto ci osservano gli astri, gli abissali occhi del firmamento. E' tutto svanito, come un sogno che dilegua alle prime luci dell'alba. Eppure questa solitudine non contrista: è come se, anche quando credevamo di essere circondati dai nostri simili, volti noti e sconosciuti fossero stati ombre di pensieri.
Ora che, a poco a poco, la vita si immerge nell'oceano dell'oblio, ogni ferita si rimargina grazie al balsamo della quiete ed il tempo trascorso sfuma in una sensazione indistinta, appena screziata di malinconia.
I platani inchinano le cime, quasi ad accompagnarci partecipi nel viaggio che conduce al cuore dell'universo.
In lontananza palpitano le ali del vento, fragili e leggere come gli angeli del silenzio.
Ora attraversiamo le cose: quanto sono immateriali e diafane le cose, ora che... Inconsistenti si dissolvono, come veli di nebbia. Credevamo di incontrare qualcuno nella landa dell'ignoto, ma la strada è solitaria e soltanto ci osservano gli astri, gli abissali occhi del firmamento. E' tutto svanito, come un sogno che dilegua alle prime luci dell'alba. Eppure questa solitudine non contrista: è come se, anche quando credevamo di essere circondati dai nostri simili, volti noti e sconosciuti fossero stati ombre di pensieri.
Ora che, a poco a poco, la vita si immerge nell'oceano dell'oblio, ogni ferita si rimargina grazie al balsamo della quiete ed il tempo trascorso sfuma in una sensazione indistinta, appena screziata di malinconia.
I platani inchinano le cime, quasi ad accompagnarci partecipi nel viaggio che conduce al cuore dell'universo.
In lontananza palpitano le ali del vento, fragili e leggere come gli angeli del silenzio.
Bella.
ReplyDeletePeccato che sia scritta da un emerito imbecille.
E che contenga il solito link del cazzo.
Saluti
Michele
Hanmar, mi hai tolto le parole di bocca, anzi di tastiera!
ReplyDeleteInutile dire che zret sa scrivere, il problema è che il 99,9% delle volte scrive minchiate. Non capisco come mai non si dia sul serio alla letteratura anziché avvelenarsi l'esistenza con le minchiate delle scie e afffini.
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