L'immensa sputtanata a Zelig

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Scopo del Blog

Raccolgo il suggerimento e metto qui ben visibile lo scopo di questo blog.

Questo e' un blog satirico ed e' una presa in giro dei vari complottisti (sciacomicari, undicisettembrini, pseudoscienziati e fuori di testa in genere che parlano di 2012, nuovo ordine mondiale e cavolate simili). Qui trovate (pochi) post originali e (molti) post ricopiati pari pari dai complottisti al fine di permettere liberamente quei commenti che loro in genere censurano.

Tutto quello che scrivo qui e' a titolo personale e in nessun modo legato o imputabile all'azienda per cui lavoro.

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Wednesday, August 17, 2011

Paradossi

http://zret.blogspot.com/2011/08/paradossi.html

Paradossi

E’ possibile ricondurre il mondo entro semplici modelli interpretativi? E’ una domanda retorica. Il mondo è come una sfera che avvolgiamo con un foglio: si formano delle grinze.[1] Il senso comune imperniato su concezioni convenzionali e, pur nella loro complessiva comodità, arbitrarie può ambire solo ad una scarsissima validità filosofica.[2]

Il reale è autocontradditorio ed inconoscibile nella sua essenza: per questo motivo alcuni indirizzi logici l’hanno escluso dall’indagine o collocato sullo sfondo, concentrandosi sulla natura del linguaggio e sulla formalizzazione del metodo. E’ quindi un lavoro di chiarificazione concettuale, più che un’elaborazione di visioni della realtà. L’impegno dei neo-empiristi nel tentativo di costruire un sistema “scientifico” ed “esatto”, con l’obiettivo di rifondare la conoscenza su basi puramente empiriche, previa strutturazione di un linguaggio unificato ed univoco della scienza, si scontra con l’impossibilità di razionalizzare del tutto il mondo “là fuori”.

I logici privilegiano giudizi analitici, come “I corpi sono estesi”: sono enunciati che non implicano un accrescimento di conoscenza e contenenti comunque un residuo empirico, nella fattispecie l’esperienza dei corpi e dell’estensione nello spazio. Così il filosofo e logico statunitense W. O. O. Quine nega che si sia riusciti ad indicare criteri capaci di condurre ad una sicura individuazione delle pretese asserzioni analitiche, giungendo a teorizzare un empirismo senza dogmi, secondo il quale non esistono proposizioni prive di contenuto empirico e “vere” unicamente in virtù del significato delle parole che vi compaiono. Sono dunque contestate sia l’esistenza di “verità” analitiche sia la base logica delle “verità” logico-matematiche. Ne consegue un ridimensionamento del carattere “oggettivo” reputato intrinseco alle concezioni scientifiche.

In altre parole: allontanarsi del tutto dall’esperienza è impossibile e, quanto più ce ne discostiamo, tanto più ci si avvicina alla tautologia. Jorge Luis Borges, che non è filosofo né logico, intuisce la natura intransitiva, autoreferenziale del linguaggio, quando scrive: “Parlare significa incorrere in tautologie”.[3]

Uscire dal circolo della tautologia significa affrontare o riaffrontare le grandi questioni su cui cozza il pensiero, con la coscienza che non possono essere esaurite e definite, perché, se si presumesse di poterle circoscrivere e spiegare in toto, si cadrebbe nel dogmatismo che è in antitesi al pensiero.

La riflessione non può atrofizzarsi in schemi, ma neppure adagiarsi sul giudizio verosimile, sul principio consolidato. Così è necessario abituarsi a sovvertire i termini di ciascun problema: l’effetto può precedere la causa, la materia può non essere concreta, il libero arbitrio può essere un’idea fallace, il tempo e lo spazio possono non essere costanti universali, l’idea può essere anteriore all’oggetto, le leggi fisiche possono non essere normative… Mettere in discussione i pre-concetti è il punto di partenza; la meta è solo una tappa. Bisogna ricordare che, se l’universo è di per sé, contro-intuitivo, qualsiasi indagine, anche la più sistematica e formale, è destinata ad imbattersi nella contraddittorietà. Una traccia di incongruenza è ineliminabile: come quando si crea il vuoto in un contenitore, resta sempre un residuo di energia. Molte situazioni, un po’ come le proposizioni di Gödel,
sono indecidibili, poiché la realtà è simile ad un ipertesto in continua espansione.

Il filosofo serbo, naturalizzato statunitense, Thomas Nagel, elenca i principali nodi del pensiero contemporaneo: il problema delle altre menti (come sappiamo che esistono altre menti oltre la nostra?), la relazione tra mente e corpo, l’essenza del significato linguistico, la libertà, il tema della giustizia…

E’ arduo fornire delle risoluzioni di tali interrogativi, ma è più importante il fuoco delle domande che l’acqua estinguente delle presunte, ipotetiche risposte.

[1] L’efficace immagine non è mia, ma di un amico. Tempo fa, esaminando un soggetto affine, ricorsi alla metafora delle formelle che, a causa di una loro non perfetta configurazione, non si incastrano negli spazi relativi.

[2] Sarebbe interessante discernere quanto di questo ragionamento comune cui soggiace una logica binaria dipenda da fattori culturali e quanto dalla struttura bipartita del cervello, ma è argomento che esula dai confini del presente articolo. Inoltre tale domanda replica un’articolazione binaria che è proprio quella da cui si dovrebbe tentare di rifuggire.

[3] Giudizi analitici e tautologie tendono ad assomigliarsi: si pensi all’enunciato “Se piove, allora piove” che è un’asserzione analitica, come “E’ vero solo ciò che è vero”, l’originale ed arguto motto dell’eccelso Romeo, il guitto del Colosseo.

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