http://zret.blogspot.com/2009/01/brain.html
Brain
Anni fa ero ingenuo. Una persona mi riferì che alcuni scienziati avevano creato un microprocessore utile per ridare la vista ai ciechi: in realtà, il dispositivo avrebbe consentito ai non vedenti di percepire nere sagome degli oggetti o poco più. Mi parve un'invenzione prodigiosa, lo strumento per permettere a persone avvolte in un'ombra perenne di acquisire un abbozzo di visione. Forse un giorno questi sventurati avrebbero anche potuto contemplare le meraviglie della natura, il diamante della luce, la girandola dei colori. Ricordo tuttavia di un signore francese che, dopo aver recuperato la vista, persa nella prima infanzia, si tolse la vita, non potendo tollerare l'orrore della realtà che egli aveva sempre immaginata differente. Borges sprofondò lentamente nelle tenebre, con rassegnato stupore, inoltrandosi in un territorio dove, giorno dopo giorno, i contorni delle cose e le tinte sfumavano nel silenzio, pieno di echi, ricordi e storie, della notte.Oggi non passa giorno in cui non sia annunciato che sono stati creati microchips per gli scopi più diversi: un dispositivo aumenta la libido, un altro ridà l'udito, un altro stimola i processi cognitivi, rendendo più "intelligenti" e via discorrendo. Naturalmente sappiamo che il sistema è una costruzione diabolica il cui fine principale è il controllo dei cittadini e la creazione di una sorta di cervello unico i cui pensieri siano eterodiretti. Con infinita, dolciastra ipocrisia, le maleficentissime istituzioni presentano ogni innovazione come un progresso che ci renderà tutti più sani, più belli, più felici. E' vero il contrario: i governi mirano a trasformare la popolazione mondiale in una massa omogenea, simile ad una gelatina che può essere spanta su una pietanza. Per conseguire questo fine tutto è lecito: il corpo è indebolito, la mente ottenebrata, la coscienza assopita. A tale ignobile strategia, su cui ci siamo spesso soffermati, soggiace una visione che definirei cerebrocentrica: il cervello è tutto e non esiste nient'altro. Per i sinarchisti controllare i processi cerebrali significa dominare l'individuo. Veramente l'io si riduce all'encefalo? Ne dubito. Mi pare, però, sintomatica questa materialistica insistenza sul cervello, con cui si prescinde dalle dimensioni non biologiche, dall'essenza della vita e dell''universo che Bohm denominò "ordine implicito".
Non si può escludere che i Guardiani mirino anche a qualcos'altro, ma sempre in un'ottica ilica: essi non riescono a concepire alcunché di spirituale, vagheggiando una specie di immortalità simile ad un coma semicosciente.
Urge superare una Weltanschauung imperniata sul cervello che forse è l'hardware per la percezione e l'elaborazione del "reale" e non il software. Occorre trascendere una visione biologista in cui la mente è solo sinonimo di segnali cerebrali di tipo bio-elettrico, anche perché "mente" e "menzogna" hanno la stessa radice.
Per quanto ne sappiamo, il cervello potrebbe essere il mezzo per generare una gigantesca illusione. I fenomeni potrebbero essere immagini di un programma costruito per nascondere un quid di cui ignoriamo tutto o quasi. La diffusione di nanostrutture in grado di interfacciarsi con il D.N.A e, ancora una volta, miranti a condizionare gli schemi cerebrali, induce a supporre che essi vogliano occultare il vero dietro le apparenze.
Di fronte al vero, chi può affermare di avere gli occhi e la vista?
Primo anche qua!
ReplyDeleteMichele 2
Secondo anche qua! Eccheccaspita!
ReplyDeleteComunque:
"Naturalmente sappiamo che il sistema è una costruzione diabolica il cui fine principale è il controllo dei cittadini e la creazione di una sorta di cervello unico i cui pensieri siano eterodiretti."
Sono d'accordo con Zret! Ma non servono i microchip, bastano i reality! :P
Piuttosto sarei curioso di sapere se Zret ha una idea di cosa significhi Weltanschaaung visto che usa il termine a sproposito!
Non credo, o' professore conosce a malapena l'italiano, i suoi scritti li infarcisce di paroloni desueti (parola che piacerebbe a zret) per nascondere la propria scarsa conoscenza della lingua
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