Archeologia proibita, il darwinismo, la concezione del mondo e della razza umana
La storia dell'archeologia ufficiale non manca di essere caratterizzata anche da falsi clamorosi, ciò viene denunciato nel libro "Archeologia proibita: la storia segreta della razza umana" di Michael Cremo e Richard L. Thompson. Uno dei tanti casi citati è quello di Piltdown.
All'inizio del Novecento viene annunciata da Charles Dawson, membro della Società Geologica, una strabiliante scoperta: il ritrovamento a Piltdown (Sussex) di un teschio umano con mascella da scimmia. La notizia susciterà come comprensibile grande eccitazione. Ma fin da subito fu vista con sospetto da numerosi archeologi. Si scoprirà ben presto che il teschio era il frutto di una manipolazione. In questa vicenda ci troviamo di fronte non ad errori involontari, ma ad una vera e propria truffa. Il problema più generale, viene evidenziato, è rappresentato dai tanti episodi in cui le conclusioni discutibili o errate a cui arrivano gli archeologi, non sono frutto di malafede, ma sono prodotte dalle loro convinzioni.
All'inizio del Novecento viene annunciata da Charles Dawson, membro della Società Geologica, una strabiliante scoperta: il ritrovamento a Piltdown (Sussex) di un teschio umano con mascella da scimmia. La notizia susciterà come comprensibile grande eccitazione. Ma fin da subito fu vista con sospetto da numerosi archeologi. Si scoprirà ben presto che il teschio era il frutto di una manipolazione. In questa vicenda ci troviamo di fronte non ad errori involontari, ma ad una vera e propria truffa. Il problema più generale, viene evidenziato, è rappresentato dai tanti episodi in cui le conclusioni discutibili o errate a cui arrivano gli archeologi, non sono frutto di malafede, ma sono prodotte dalle loro convinzioni.
Forti condizionamenti, per dire di un altro aspetto analizzato nel libro, possono essere esercitati anche dalle stesse fondazioni che finanziano le ricerche: quelle condotte in Cina da Davidson Black sull'Uomo di Beijiling, si sarebbero svolte "all'interno del ben più ampio scenario dello scopo esplicitamente dichiarato della Fondazione Rockefeller, che rifletteva lo scopo implicito della grande scienza: il controllo del comportamento umano da parte degli scienziati".
Interessante è pure l'analisi di Vayson de Pradenne tratta da Fraudes Archéologiques (1925): "Si trovano spesso degli uomini di scienza posseduti da idee preconcette i quali, pur senza commettere vere e proprie frodi, non esitano a presentare i fatti osservati in modo da canalizzare l'attenzione altrui nella direzione che concorda con le loro teorie". Così per de Pradenne ci troviamo non di rado di fronte a "una vera e propria truffa nella presentazione stratigrafica dei reperti, una truffa causata dalle sue idee preconcette, ma eseguita più o meno coscientemente da un uomo in buona fede che nessuno definirebbe un imbroglione. E' un caso che si è verificato spesso".
Secondo Cremo e Thompson, reperti interpretati in modo errato sarebbero presenti nei musei di tutto il mondo: "Anche se, considerati separatamente, questi casi di filtraggio delle conoscenze sembrano poco importanti, l'effetto cumulativo è travolgente e riesce a distorcere e ad oscurare radicalmente il quadro delle origini e dell'antichità dell'uomo".
"Forzature" nell'analisi dei fossili a parte, la teoria evolutiva proposta dalla scienza ufficiale si reggerebbe in piedi soprattutto grazie ad una sistematica eliminazione dei dati "scomodi": "Questa gratuita eliminazione di prove, prove sostenute da ricerche solide e valide quanto quelle che sostengono tutte le scoperte attualmente accettate, rappresenta una truffa perpetrata da scienziati che desiderano promuovere uno specifico punto di vista. Questa digressione dalla verità non sembra il risultato di un complotto organizzato deliberatamente [...] ma piuttosto del risultato inevitabile dei meccanismi sociali di filtraggio del sapere che sono in atto nell'ambito della comunità scientifica".
Sta di fatto, come ben spiega Phillip E. Johnson, che Cremo e Thompson dimostrano come ci si trovi di fronte ad un "doppio criterio di valutazione" dei reperti da parte dell'archeologia ufficiale: "I reperti degli esseri umani o dei loro attrezzi vengono accettati e riconosciuti se rientrano nei modelli ortodossi dell'evoluzione umana, mentre reperti altrettanto validi, che però non rientrano nel modello preconcetto, vengono ignorati o addirittura distrutti".
"Tali scoperte" - sottolinea ancora Johnson - "scompaiono ben presto dalla stampa e nel giro di poche generazioni diventano invisibili. Di conseguenza, è praticamente impossibile che teorie alternative sulla storia dei primi esseri umani ottengano qualche riconoscimento. Le prove stesse che potrebbero sostenerle non sono più reperibili e non possono più essere valutate".
Se questo è vero per i decenni passati, oggi nuovi ritrovamenti starebbero mettendo in crisi l'intero impianto teorico ufficiale.
Se questo è vero per i decenni passati, oggi nuovi ritrovamenti starebbero mettendo in crisi l'intero impianto teorico ufficiale.
Il libro si conclude non a caso con una panoramica sulle ultime scoperte avvenute nel continente africano, oggetto peraltro di accese dispute. In anni recenti l'archeologia ha registrato prese di posizione anche clamorose, attraverso le quali archeologi e paleontologi hanno rimesso in discussione quelli che fino a poco tempo fa erano dei veri e propri tabù inviolabili. Ampia risonanza ha avuto per esempio sui mezzi di comunicazione l'ipotesi che tende ad escludere l'uomo di Neanderthal dalla linea evolutiva dell'uomo7.
Secondo "Archeologia proibita" ben altre certezze verrebbero a crollare, tanto che si arriva a contestare la legittimità dell'inclusione nella linea evolutiva anche dell'Astrolopithecus e dello stesso Homo Habilis.
Certamente si tratta di ipotesi di fronte alle quali è comprensibile un atteggiamento di scetticismo se non di incredulità. Ma dalle argomentazioni esposte nella critica alla conduzione delle ricerche e ai metodi "discutibili" con cui la scienza è arrivata a definire tanti principi, emerge come una buona dose di prudenza si possa fondatamente avere anche rispetto ai risultati dati per sicuri nei manuali e nei libri scolastici. A rafforzare la necessità di un atteggiamento maggiormente problematico, sono poi gli stessi commenti di archeologi ufficiali.
Il giudizio di Pat Shipman, rispetto alla "confusa relazione tra le specie discendenti", è emblematico:
"Potremmo affermare che non abbiamo assolutamente nessuna prova sull'origine dell'Homo e così togliere tutti i membri del genere Australopithecus dalla famiglia degli ominidi... Provo un'avversione così viscerale a questa idea che sospetto di non essere in grado di valutarla razionalmente. Sono stata educata sulla base della nozione che l'Australopithecus è un ominide".
"Ecco" - questo il commento degli autori - "una delle affermazioni più oneste che abbiamo mai sentito da uno scienziato 'ufficiale' implicato nella ricerca paleoantropologica".
Una delle "anomalie" più sconcertanti venute alla luce in Africa è rappresentata dalle orme impresse su di uno strato di ceneri vulcaniche vecchie di 3,8 milioni di anni, scoperte nel 1979 a Laetoli (Tanzania Settentrionale). Orme che sembrerebbero chiaramente prodotte da ominidi. Tali reperti sono stati analizzati in un articolo pubblicato dal National Geographic in cui l'autrice, Mary Leakey, riporta le parole di Luise Robbins, esperta di impronte dell'Università del North Carolina: "hanno un aspetto troppo umano, troppo moderno, per essere state trovate in un tufo così antico". "Noi siamo comunque rimasti sorpresi di incontrare un'anomalia così evidente" - è il commento degli autori a questo caso - "nell'ambito insospettabile degli annali più recenti della ricerca paleoantropologica ufficiale. Quello che ci ha veramente sconcertato è stato vedere che scienziati di fama mondiale, i migliori della loro professione, erano capaci di osservare queste impronte, descrivere le loro caratteristiche umane, e ignorare la possibilità che le creature che le hanno lasciate potessero essere umane come noi. Evidentemente la loro corrente mentale influisce nei normali canali precostituiti".
Citato anche il caso del geologo Giuseppe Ragazzoni che nel 1860, a Castenedolo nel bresciano, rinvenne frammenti fossili che battezzò appertenti alla spece umana al quale però non fu dato credito. Successivamente nel 1879 venne rinvenuto un intero scheletro umano che successivamente risultò essere datato, secondo un deposito di fango con esso rinvenuto, di 3-4 mila anni. Più tardi R.A. Steward Macalister, nel "Text book european archeology", affermò: "Accettare una data del Pliocene per gli scheletri di Castenedolo, vuol dire creare molto problemi insolubili, tale da non consentirci nessuna esitazione tra la scelta alternativa di accettare o respingere la loro autenticità".
Ecco come i preconcetti della teoria evoluzionistica hanno portato uno scienziato a non considerare una scoperta archeologica con delle possibilità di conoscenza ulteriore sull' origine umana.
Ecco come i preconcetti della teoria evoluzionistica hanno portato uno scienziato a non considerare una scoperta archeologica con delle possibilità di conoscenza ulteriore sull' origine umana.
Ma se sono sempre più numerosi gli scienziati che si rendono conto della necessità di riaprire la discussione sulle tante incongruità e sulle contraddizioni esistenti, l'atteggiamento scelto ancora oggi dalla scienza ufficiale è immutato: i dati "scomodi" si ignorano o si arriva alla soppressione delle prove. Cremo sottolinea che quando parla di soppressione delle prove, non si riferisce certo all'azione di un gruppo di "scienziati cospiratori" ma, come abbiamo visto, più semplicemente ad un "normale procedimento sociale di filtraggio della conoscenza".
"Archeologia proibita" è innanzitutto una denuncia dell'esistenza di un procedimento che, "apparentemente innocuo", alla lunga finisce per avere un "notevole effetto cumulativo".
Al di là dei contenuti espressi, uno dei meriti maggiori del libro è proprio quello di far riflettere sull'esistenza di tale meccanismo, che appare ancora più rilevante se si parte da una consapevolezza. E cioè che i presupposti e le certezze sulle quali si basa l'archeologia, ed in particolare il darwinismo, più di quanto non valga per altre discipline, costituiscono le fondamenta dell'impianto teorico dell'intera scienza e dell'attuale visione del mondo.
In un articolo pubblicato nella rivista "Le Scienze" - in cui si rifletteva su quale fosse il pensiero che più di ogni altro ha finito per condizionare la visione del mondo che l'uomo si porta con sé nel terzo millennio - è stato ben evidenziato proprio come: "da Darwin (piuttosto che Einstein, Marx, Freud ndr) dipende in larga misura la moderna concezione del mondo".
Si comprende allora quanto la difesa dell'ortodossia in questo campo assuma un'importanza che supera i confini della disciplina stessa e come accettare di rimettere in discussione anche solo alcuni aspetti, possa rappresentare un fatto ben più destabilizzante di quanto apparentemente si possa immaginare. E se un atteggiamento di chiusura può essere comprensibile quando ci si trova di fronte a teorie fantasiose e tutt'altro che basate su presupposti solidi, il rifiuto di discutere e confrontarsi su reperti o prove documentate, magari anche con il solo intento di confutare interpretazioni considerate prive di fondamento, non è accettabile.
E gli interrogativi posti da Cremo e Thompson "perché ci si rifiuta di prendere in considerazione certe scoperte?"; "perché non se ne discute?", ci sembrano interrogativi più che legittimi.
basta leggere un sito complottista per averli letti tutti quanti, infatti si passano i medesimi articoli su tutti i blog, alla fine ripetono le stesse assurdità a ciclo chiuso continuo e nessuno ammette che tanto non è farina del proprio sacco. questa gente brancola in una stanza buia e continua a sbattere contro le pareti ma nessuno si preoccupa di trovare l'interruttore della luce ..... è disarmante
ReplyDeleteE gli interrogativi posti da Cremo e Thompson "perché ci si rifiuta di prendere in considerazione certe scoperte?"; "perché non se ne discute?", ci sembrano interrogativi più che legittimi.
ReplyDeleteForse perché è tempo perso dietro a delle puttanate?
Beh ma NonVotareChiTiAvvelena non e' nient'altro che zret sotto mentite spoglie.
ReplyDeleteE ce ne sono diversi di blog del duo sanremese, fatti da utenti fake degli stessi.
Non c'e' da meravigliarsi se sono tutti uguali ...
Toh, guardacaso nonvotarestaminchiaeccetera pubblicizza il sig. Simoncini qui http://tinyurl.com/3y9slkh (link anonimizzato)
ReplyDeleteilpeyote vermi della terra